LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trasferimento fraudolento: quando il reato sussiste

La Cassazione conferma la condanna per tentato trasferimento fraudolento di valori. Un imprenditore, dopo il sequestro di un’azienda, ne costituisce una nuova intestata a prestanome per riprenderne la gestione tramite un affitto di ramo d’azienda. La Corte ha ritenuto gli atti idonei e il dolo specifico presente, anche in presenza di finalità concorrenti come salvare l’attività.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento Fraudolento di Valori: Analisi di una Recente Sentenza della Cassazione

Il reato di trasferimento fraudolento di valori, disciplinato dall’art. 512-bis del codice penale, rappresenta uno strumento cruciale per contrastare i tentativi di eludere le misure di prevenzione patrimoniale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 290/2025, offre importanti chiarimenti sui confini della punibilità, in particolare riguardo alla configurabilità del tentativo, all’irrilevanza della collaborazione del prestanome e alla sussistenza del dolo specifico anche in presenza di motivazioni concorrenti. Analizziamo nel dettaglio la decisione.

I Fatti di Causa: Il Tentativo di Aggirare il Sequestro

Il caso riguarda un imprenditore condannato per tentato trasferimento fraudolento. Dopo che la sua società agricola era stata sottoposta a sequestro nell’ambito di un procedimento di prevenzione, l’imprenditore aveva ideato un piano per mantenerne il controllo di fatto. Il piano consisteva nel costituire una nuova società, formalmente amministrata e partecipata da prestanome, con lo scopo di prendere in affitto il ramo d’azienda della società sequestrata.

L’operazione era stata avviata: la nuova società era stata costituita e, su indicazione dell’imprenditore, l’amministratore fittizio aveva avanzato la proposta di affitto all’amministratore giudiziario. Tuttavia, il piano non si è mai concretizzato.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi sul trasferimento fraudolento

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre argomentazioni principali:

1. Il Reato Impossibile

La difesa sosteneva l’impossibilità del reato. Poiché il contratto di locazione dei terreni su cui operava l’azienda sequestrata era scaduto, l’amministratore giudiziario avrebbe dovuto prima rinnovarlo per poi poter concedere in subaffitto il ramo d’azienda alla nuova società. Secondo la difesa, questo iter burocratico era giuridicamente insormontabile, rendendo l’intera azione strutturalmente inidonea a raggiungere lo scopo illecito.

2. L’Assenza di Collaborazione del Prestanome

In secondo luogo, si evidenziava come l’amministratore fittizio, dopo aver avviato le pratiche, si fosse immediatamente rivolto ai Carabinieri, di fatto interrompendo la sequenza causale del progetto criminale. La mancanza di una reale e continua collaborazione del soggetto interposto avrebbe, secondo la difesa, reso il tentativo non punibile.

3. La Carenza di Dolo Specifico

Infine, l’imputato asseriva di non aver agito con il fine specifico di eludere la misura di prevenzione, ma con l’unico intento di salvaguardare l’azienda, gli animali presenti e i posti di lavoro dei dipendenti, che sarebbero andati persi con la chiusura dell’attività.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo tutte le argomentazioni difensive con motivazioni precise.

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che non sussisteva alcun ostacolo giuridico insormontabile. L’amministratore giudiziario avrebbe potuto, previa autorizzazione del giudice delegato, rinnovare il contratto di locazione dei terreni e successivamente approvare l’affitto del ramo d’azienda. Pertanto, l’azione intrapresa dall’imputato era tutt’altro che inidonea e non configurava un reato impossibile. Gli atti compiuti (costituzione della società veicolo, proposta formale all’amministratore giudiziario) erano concretamente diretti a realizzare il trasferimento fraudolento.

Per quanto riguarda il secondo motivo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: il reato di cui all’art. 512-bis c.p. non è un reato a concorso necessario. L’eventuale dissociazione o la mancata collaborazione del prestanome non escludono l’idoneità degli atti compiuti dall’ideatore del piano. Il fatto che l’iter burocratico fosse stato avviato era sufficiente a integrare il tentativo, a prescindere dal successivo comportamento del soggetto interposto.

Infine, la Corte ha rigettato la tesi della mancanza di dolo specifico. Ha chiarito che la presenza di finalità concorrenti, anche se apparentemente lecite o persino lodevoli come salvare un’azienda, non esclude l’intento illecito. Nel momento in cui si persegue l’obiettivo di rientrare nella gestione di un bene sequestrato, si accetta e si persegue necessariamente anche il fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione. L’intento di salvare l’azienda comportava, come conseguenza logica e necessaria, l’elusione della misura ablativa, integrando così il dolo specifico richiesto dalla norma.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida alcuni principi fondamentali in materia di trasferimento fraudolento di valori. In primo luogo, conferma che la valutazione sull’idoneità degli atti nel tentativo di reato va condotta con un giudizio ex ante, senza considerare ostacoli procedurali che non siano assoluti e insuperabili. In secondo luogo, ribadisce che il dissenso del prestanome non è sufficiente a rendere l’azione non punibile se l’autore del reato ha già posto in essere atti concreti. Infine, e forse è l’aspetto più rilevante, stabilisce che la presenza di un movente “alternativo” non neutralizza il dolo specifico di elusione, quando quest’ultimo è una conseguenza logica e inscindibile della condotta posta in essere per raggiungere il proprio scopo.

Un’azione può essere considerata un tentativo punibile di trasferimento fraudolento anche se il suo completamento richiede passaggi burocratici complessi e l’autorizzazione di un giudice?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, se non esistono ostacoli giuridici insormontabili e assoluti, gli atti diretti a realizzare il trasferimento sono considerati idonei a integrare il tentativo, anche se l’esito finale dipende da autorizzazioni amministrative o giudiziarie.

Se la persona scelta come prestanome (soggetto interposto) si rivolge alle autorità, il tentativo di trasferimento fraudolento è comunque punibile?
Sì. Il reato non richiede la piena e continua collaborazione del prestanome. Se l’ideatore del piano ha già compiuto atti idonei e diretti in modo non equivoco a commettere il reato (come costituire una società veicolo e far presentare una proposta), il tentativo è configurabile, indipendentemente dal successivo comportamento del soggetto interposto.

Se l’imputato agisce con l’intento di salvare un’azienda e i posti di lavoro, può essere escluso il dolo specifico di eludere le misure di prevenzione?
No. La presenza di finalità concorrenti, anche se non illecite, non esclude il dolo specifico. Se la condotta, per raggiungere lo scopo di salvare l’azienda, comporta necessariamente l’elusione delle norme sul sequestro, l’intento di aggirare la legge è considerato logicamente implicito e sufficiente a integrare il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati