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Trasferimento fraudolento: quando è reato istantaneo?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per trasferimento fraudolento di beni. La Corte chiarisce che si tratta di un reato istantaneo, che si consuma con la fittizia attribuzione della titolarità, e che le normali operazioni successive non ne posticipano la consumazione, a meno che non costituiscano nuovi atti di schermatura. Il ricorso è stato respinto perché non è stato riscontrato un errore giuridico palese e manifesto.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento Fraudolento: la Cassazione chiarisce quando il Reato è Istantaneo

Con la recente sentenza n. 18093/2025, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulla natura giuridica del trasferimento fraudolento di valori, delineando i confini tra reato istantaneo e condotte successive. La decisione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione avverso sentenze di patteggiamento, specialmente quando si contesta la qualificazione giuridica del fatto. Analizziamo insieme i punti salienti di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’imputata, condannata dal Tribunale di Brescia per i reati di reimpiego illecito e trasferimento fraudolento di beni (art. 512-bis c.p.). La difesa contestava la qualificazione giuridica di quest’ultimo reato, sostenendo un’errata individuazione del momento in cui il crimine si sarebbe consumato.

Secondo la tesi difensiva, l’azienda agricola utilizzata per le operazioni illecite era stata costituita nel 2015. Il reato di trasferimento fraudolento, essendo di natura istantanea, si sarebbe dovuto considerare perfezionato in quel momento. L’accusa, invece, aveva esteso il periodo di consumazione fino al 2022, includendo le successive operazioni di gestione aziendale. La difesa sosteneva che, dopo la costituzione iniziale, non erano state poste in essere ulteriori attività di “schermatura” volte a nascondere la reale titolarità dei beni, rendendo così irrilevanti le condotte successive ai fini della consumazione del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione sul trasferimento fraudolento

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali relativi sia alla natura del reato di trasferimento fraudolento sia ai limiti specifici del ricorso per cassazione in questi contesti.

La Corte ha confermato l’orientamento consolidato secondo cui il delitto di cui all’art. 512-bis c.p. è un reato istantaneo con effetti permanenti. Ciò significa che il reato si perfeziona nel momento esatto in cui viene realizzata la fittizia intestazione di un bene, con il dolo specifico di eludere le normative di prevenzione o di agevolare altri reati come il riciclaggio.

Quando si sposta la consumazione del reato?

La sentenza chiarisce un punto cruciale: la consumazione del reato può “slittare” in avanti solo in presenza di specifiche e nuove condotte. Non basta la normale operatività commerciale della società fittiziamente intestata. Occorrono nuove e ulteriori attività di “schermatura” dell’interponente, come ad esempio:

* La creazione di nuove società fittizie collegate a quella originaria.
* L’intestazione fittizia di ulteriori quote societarie.
* Cambiamenti nei vertici societari finalizzati al medesimo scopo illecito.

In assenza di tali operazioni, le attività commerciali ordinarie non modificano il momento consumativo del reato, che resta ancorato all’atto originario di fraudolenta intestazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Il motivo principale dell’inammissibilità del ricorso risiede nei limiti imposti dall’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Tale norma consente di ricorrere per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento per erronea qualificazione giuridica solo in caso di errore manifesto.

La Corte ha specificato che un errore è “manifesto” quando la qualificazione giuridica data dal giudice di merito risulta, con indiscussa immediatezza e senza margini di opinabilità, “palesemente eccentrica” rispetto al contenuto del capo di imputazione. La valutazione della Cassazione, in questi casi, deve basarsi esclusivamente sull’imputazione e sulla motivazione della sentenza, senza poter entrare nel merito di una rilettura dei fatti.

Nel caso di specie, i giudici di legittimità non hanno ravvisato un errore di tale evidenza. La contestazione della difesa, pur fondata su argomentazioni giuridiche plausibili, implicava una valutazione fattuale che esula dai poteri della Corte di Cassazione in questa sede. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida due principi di notevole importanza pratica. In primo luogo, definisce con chiarezza la natura istantanea del reato di trasferimento fraudolento, ancorando la sua consumazione all’atto dispositivo iniziale, a meno che non intervengano nuove e distinte operazioni di schermatura. Questo è fondamentale per calcolare, ad esempio, i termini di prescrizione. In secondo luogo, ribadisce la rigidità dei presupposti per l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento per vizi di qualificazione giuridica, limitandola ai soli casi di errore palese ed evidente, non a quelli che richiedono una complessa rilettura degli elementi di fatto.

Quando si consuma il reato di trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.)?
Si tratta di un reato istantaneo che si consuma nel momento in cui viene consapevolmente creata la difformità tra la titolarità formale (fittizia) e quella di fatto dei beni, con lo scopo di eludere le leggi in materia di prevenzione o agevolare altri reati.

Le normali operazioni commerciali di una società fittiziamente intestata possono posticipare la consumazione del reato?
No. Secondo la sentenza, le successive operazioni che rientrano nella normale dinamica societaria non spostano in avanti il momento consumativo del reato, se l’ente rimane strutturato nei termini originari e non vengono poste in essere ulteriori attività di “schermatura”.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione per erronea qualificazione giuridica del fatto dopo un patteggiamento?
Il ricorso è ammesso solo per i casi di “errore manifesto”. Ciò significa che la qualificazione giuridica data nella sentenza deve essere, con immediata evidenza e senza margini di dubbio, palesemente eccentrica rispetto ai fatti descritti nel capo di imputazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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