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Trasferimento fraudolento e mafia: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44929/2024, conferma le condanne per associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori. Il caso riguarda una complessa rete di società nel settore dei giochi e delle scommesse, utilizzate per occultare beni e agevolare un’organizzazione criminale. La Corte chiarisce i contorni del concorso esterno e dell’aggravante mafiosa, rigettando quasi tutti i ricorsi e annullando solo parzialmente la confisca di una quota societaria per uno degli imputati.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento Fraudolento e Connessioni Mafiose: la Sentenza della Cassazione

Con la recente sentenza n. 44929/2024, la Corte di Cassazione Penale ha messo un punto fermo su un complesso caso di trasferimento fraudolento di valori intrecciato con dinamiche di criminalità organizzata. La pronuncia offre importanti chiarimenti sui reati di concorso esterno in associazione mafiosa e sull’intestazione fittizia di beni, specialmente nel redditizio settore dei giochi e delle scommesse, confermando un impianto accusatorio basato su un solido quadro probatorio.

I Fatti: Una Rete Societaria al Servizio della Criminalità

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un gruppo di individui accusati, a vario titolo, di partecipazione e concorso esterno in un’associazione di tipo mafioso, oltre che di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità mafiosa. Al centro delle indagini vi era un importante gruppo imprenditoriale, attivo nel settore del gioco legale, riconducibile di fatto a un esponente di spicco della criminalità organizzata e a un suo cugino imprenditore.

Attraverso un articolato sistema di società, gli imputati avevano attribuito fittiziamente a dei “prestanome” le quote e il capitale di diverse aziende del settore scommesse. Lo scopo era duplice: eludere le misure di prevenzione patrimoniali a carico del soggetto già condannato per mafia e reinvestire i proventi illeciti, consolidando al contempo il controllo economico del clan sul territorio.

L’Analisi della Corte sul Trasferimento Fraudolento

La Corte di Cassazione ha rigettato le tesi difensive, confermando la colpevolezza degli imputati per il reato di trasferimento fraudolento (art. 512-bis c.p.). I giudici hanno sottolineato come le indagini, basate su intercettazioni e accertamenti patrimoniali, avessero ampiamente dimostrato la natura fittizia delle intestazioni.

Gli amministratori formali delle società erano del tutto privi della capacità reddituale necessaria per sostenere gli investimenti e non avevano alcun potere gestorio effettivo. Le decisioni strategiche e operative erano prese dal duo criminale, che impartiva disposizioni e beneficiava degli utili derivanti dalla raccolta dei giochi. La Corte ha ritenuto irrilevanti le argomentazioni difensive basate sulla regolarità formale degli atti notarili, evidenziando come la sostanza dell’operazione fosse l’occultamento del reale proprietario.

Il Ruolo dei Prestanome e la Consapevolezza dell’Illecito

Per quanto riguarda la posizione dei prestanome, la Cassazione ha ribadito che il dolo specifico del reato, ovvero l’intenzione di eludere le misure di prevenzione o agevolare il riciclaggio, era pienamente provato. Le conversazioni intercettate mostravano la loro piena consapevolezza del contesto illecito in cui operavano e del ruolo dominante dei soggetti occulti. La sproporzione tra i compensi percepiti dagli amministratori formali e quelli corrisposti ai procuratori speciali (nominati dai titolari effettivi) era un ulteriore, eloquente indizio della simulazione.

Il Concorso Esterno e l’Aggravante Mafiosa nel Trasferimento Fraudolento

La sentenza è di particolare interesse anche per la disamina della figura del “concorrente esterno”. Uno degli imputati principali, un imprenditore del settore, è stato condannato per aver fornito un contributo consapevole e determinante al rafforzamento del sodalizio mafioso. Pur non essendo un membro organico del clan, ha messo a disposizione il suo gruppo imprenditoriale per l’espansione economica dell’organizzazione, ricevendo in cambio protezione e sostegno per le sue attività.

L’aggravante della finalità mafiosa è stata confermata in quanto le operazioni di trasferimento fraudolento erano strumentali a consentire la penetrazione del clan in nuovi settori economici e territori, garantendo ingenti guadagni e consolidando il potere dell’organizzazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto i ricorsi in gran parte inammissibili o infondati. Le motivazioni delle corti di merito sono state giudicate logiche, coerenti e saldamente ancorate ai dati probatori. I ricorrenti, secondo la Cassazione, hanno tentato di proporre una rilettura dei fatti, compito precluso al giudice di legittimità. Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, le numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, e le analisi patrimoniali hanno costituito un compendio probatorio solido e convergente.

L’unica eccezione ha riguardato la confisca di una quota societaria nei confronti di uno degli imputati. La difesa ha prodotto in Cassazione un decreto di rigetto di una proposta di confisca di prevenzione, divenuto irrevocabile dopo la sentenza d’appello. In applicazione dei principi di coerenza sistematica, la Corte ha annullato la sentenza su questo specifico punto, rinviando a un nuovo giudizio della Corte d’Appello per una riconsiderazione alla luce del nuovo provvedimento.

Le Conclusioni

La sentenza n. 44929/2024 ribadisce la fermezza della giurisprudenza nel contrastare le infiltrazioni mafiose nell’economia legale. La pronuncia evidenzia come il reato di trasferimento fraudolento sia uno strumento cruciale per le organizzazioni criminali per schermare patrimoni illeciti e riciclare denaro. La Corte conferma che la valutazione della colpevolezza non può fermarsi alla forma degli atti giuridici, ma deve indagare la sostanza dei rapporti economici per smascherare i reali titolari e le finalità illecite delle operazioni. La decisione, inoltre, consolida l’interpretazione del concorso esterno come condotta essenziale per il rafforzamento delle mafie, punendo severamente anche chi, senza essere affiliato, contribuisce consapevolmente alla loro prosperità.

Cosa si intende per ‘concorso esterno in associazione mafiosa’ secondo questa sentenza?
Si intende la condotta di un soggetto che, pur non essendo membro dell’organizzazione, fornisce un contributo concreto, specifico e consapevole, che si rivela necessario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione mafiosa, come mettere a disposizione il proprio gruppo imprenditoriale per l’espansione economica del clan.

Quali elementi provano il reato di trasferimento fraudolento di valori?
Secondo la Corte, il reato è provato da una serie di elementi convergenti, tra cui: l’intestazione di quote societarie a prestanome privi di adeguata capacità reddituale; l’assenza di un effettivo potere gestionale in capo agli intestatari formali; la dimostrazione, tramite intercettazioni, che le decisioni strategiche erano prese da soggetti occulti legati alla criminalità; e la consapevolezza da parte dei prestanome della finalità elusiva dell’operazione.

Perché la Corte ha confermato l’aggravante della finalità di agevolazione mafiosa?
L’aggravante è stata confermata perché le operazioni di intestazione fittizia non erano fini a se stesse, ma erano strumentali a consentire la penetrazione e l’espansione di Cosa Nostra nel nevralgico settore dei giochi e delle scommesse, garantendole ingenti guadagni e consolidando il suo controllo economico sul territorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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