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Trasferimento fraudolento di valori: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro un’ordinanza di sequestro preventivo. Il sequestro riguardava una società e il suo principale bene, un opificio industriale, ritenuti fittiziamente intestati per eludere misure di prevenzione patrimoniale. La Corte ha confermato che per il reato di trasferimento fraudolento di valori è sufficiente l’astratta configurabilità del reato (fumus commissi delicti) e il fondato timore dell’avvio di un procedimento di prevenzione, senza che questo debba essere già iniziato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento fraudolento di valori: i principi della Cassazione sul sequestro

Il trasferimento fraudolento di valori, disciplinato dall’art. 512-bis del codice penale, rappresenta uno strumento cruciale per l’ordinamento nella lotta all’occultamento di patrimoni di provenienza illecita. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi cardine per l’applicazione delle misure cautelari reali in questo ambito, chiarendo i confini del cosiddetto fumus commissi delicti e del periculum in mora. Analizziamo il caso e le conclusioni dei giudici.

I fatti del caso: una complessa operazione societaria

La vicenda trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari. Il sequestro era finalizzato alla confisca di una società a responsabilità limitata, comprensiva di tutti i suoi beni, tra cui spiccava un opificio industriale.

Secondo l’accusa, la società era in realtà uno schermo fittizio, intestato a prestanome ma di fatto riconducibile a un altro soggetto, il quale, attraverso questa manovra, intendeva proteggere l’immobile da eventuali misure di prevenzione patrimoniale. Le indagini avevano svelato una serie di operazioni sospette:

1. Una prima società, originariamente amministrata dal figlio del soggetto ritenuto il vero dominus, aveva cambiato nome e provincia, venendo intestata a un prestanome.
2. Successivamente, questa società aveva venduto l’opificio industriale alla nuova società (poi oggetto del sequestro), costituita appena un mese prima dell’acquisto.
3. Infine, le quote della società acquirente erano state cedute a una terza impresa, il cui legale rappresentante era l’odierno ricorrente.

Il Tribunale del riesame aveva confermato il sequestro, ritenendo che la sequenza delle operazioni evidenziasse una natura fittizia, finalizzata a schermare la proprietà del bene e a mantenerne il controllo occulto in capo al soggetto originario. L’imprenditore, ultimo acquirente delle quote, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

I presupposti del trasferimento fraudolento di valori

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per riaffermare alcuni punti fermi in materia. Il delitto di trasferimento fraudolento di valori è un reato di pericolo astratto. Ciò significa che per la sua configurazione non è necessario che l’elusione delle misure di prevenzione si realizzi effettivamente, ma è sufficiente che la condotta sia finalizzata a tale scopo.

Il dolo specifico del reato, ovvero ‘lo scopo elusivo’, non richiede che un procedimento di prevenzione sia già stato avviato. È sufficiente il ‘fondato timore’ dell’inizio di tale procedimento. L’intento può coesistere con altre finalità, ma l’elemento cruciale è la volontà di sottrarre i beni a possibili future aggressioni da parte dello Stato.

Il ruolo del giudice del riesame e il fumus commissi delicti

Un altro aspetto fondamentale riguarda i poteri del giudice in sede di riesame del sequestro preventivo. In questa fase, il giudice non deve accertare la piena colpevolezza dell’indagato, ma deve limitarsi a verificare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato, ovvero il fumus commissi delicti.

Questo significa che il Tribunale deve valutare se gli elementi presentati dall’accusa, nel loro complesso, consentono di sussumere il fatto storico nella fattispecie penale contestata. Non è richiesta una valutazione approfondita delle prove, che spetterà al giudice del merito, ma una verifica della congruità degli indizi. Nel caso di specie, la sequenza anomala delle operazioni e la figura del dominus occulto sono stati ritenuti elementi sufficienti a integrare tale requisito.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha ritenuto le argomentazioni del ricorrente manifestamente infondate. La difesa sosteneva che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato la distinzione tra la costituzione della società e la successiva cessione di quote, e che non vi fosse prova della consapevolezza della fittizietà dell’operazione. Tuttavia, per i giudici di legittimità, il Tribunale aveva correttamente analizzato la sequenza delle operazioni, evidenziando una serie di ‘anomalie sospette’ che, a livello indiziario, fondavano il convincimento della natura fittizia dell’intera architettura societaria. L’unico dato comune a tutte le vicende era la signoria di fatto esercitata sul bene da parte del soggetto che si intendeva proteggere.

Inoltre, la Corte ha confermato la sussistenza del periculum in mora, ovvero il pericolo nel ritardo. Il Tribunale aveva correttamente individuato l’urgenza nell’esigenza di evitare che ulteriori trasferimenti delle quote societarie potessero rendere concretamente impossibile la futura confisca dell’opificio industriale, vero obiettivo dell’operazione fraudolenta.

Le conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di trasferimento fraudolento di valori. Ribadisce che l’intento elusivo, anche solo potenziale, è il cuore del reato e che, in fase cautelare, è sufficiente un quadro indiziario coerente per giustificare il sequestro. La decisione sottolinea come complesse operazioni societarie, se caratterizzate da anomalie e finalizzate a occultare la reale proprietà di un bene, possano essere rapidamente neutralizzate dagli strumenti preventivi, senza attendere l’esito di un lungo processo. Per gli operatori economici, ciò rappresenta un monito a mantenere la massima trasparenza nelle transazioni, specialmente quando coinvolgono beni di valore significativo.

Per configurare il reato di trasferimento fraudolento di valori è necessario che sia già in corso un procedimento di prevenzione patrimoniale?
No, la sentenza chiarisce che il reato è integrato anche solo dal fondato timore dell’inizio di un tale procedimento. Lo ‘scopo elusivo’ che caratterizza il dolo specifico prescinde dalla concreta e attuale pendenza di una procedura di prevenzione.

Cosa deve accertare il giudice in sede di riesame di un sequestro preventivo per questo reato?
Il giudice del riesame deve stabilire l’astratta configurabilità del reato ipotizzato (‘fumus commissi delicti’), basandosi sulla rappresentazione dei fatti allo stato degli atti. Non è richiesta una valutazione sulla colpevolezza, ma solo la verifica che gli elementi raccolti consentano di sussumere il fatto nella norma incriminatrice.

Quali elementi sono sufficienti a giustificare l’urgenza (periculum in mora) di un sequestro finalizzato alla confisca?
L’urgenza è giustificata dalla necessità di anticipare gli effetti della confisca per evitare che ulteriori atti dispositivi, come nuovi trasferimenti delle quote societarie, rendano concretamente impossibile l’ablazione finale dei beni patrimoniali, che sono il vero oggetto dell’operazione illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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