LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trasferimento fraudolento di valori e sequestro quote

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo di quote societarie. Il caso riguarda un’operazione di presunto trasferimento fraudolento di valori, in cui un imprenditore, per eludere le pretese del Fisco e le misure di prevenzione, avrebbe trasferito le attività di una sua società indebitata a una nuova società, intestandone fittiziamente le quote a un’altra persona. La Corte ha confermato la validità del sequestro, ritenendo sussistente il ‘fumus commissi delicti’, ovvero un quadro indiziario sufficiente a ipotizzare i reati contestati, senza che sia necessaria una prova piena della colpevolezza in fase cautelare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento fraudolento di valori: la Cassazione sul sequestro delle quote dell’intestatario fittizio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso di trasferimento fraudolento di valori, confermando il sequestro preventivo delle quote di una società di nuova costituzione. La decisione chiarisce importanti principi sul ‘fumus commissi delicti’ e sul ruolo dell’intestatario fittizio, o prestanome, in operazioni volte a schermare patrimoni da pretese erariali e misure di prevenzione.

I fatti del caso: uno schermo societario per eludere il Fisco

La vicenda trae origine da un’operazione societaria orchestrata da un individuo (il dominus di fatto), già gravato da precedenti penali e sottoposto a misure di prevenzione. Quest’ultimo, per proteggere i beni aziendali di una sua prima società, oberata da ingenti debiti verso l’Erario, ha promosso la costituzione di una nuova S.r.l.s. A questa nuova entità è stato ceduto il ramo d’azienda della precedente, di fatto svuotandola.

Per completare l’operazione elusiva, le quote della nuova società sono state intestate fittiziamente a un terzo (il ricorrente), con lo scopo di nascondere la reale proprietà dei beni e sottrarli a eventuali azioni esecutive da parte dei creditori e all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniale. A fronte di questo quadro, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo del 95% delle quote della nuova società, misura poi confermata dal Tribunale del Riesame.

La valutazione della Cassazione sul trasferimento fraudolento di valori

Il ricorso in Cassazione si basava su tre motivi principali: l’assenza del fumus commissi delicti (cioè di indizi sufficienti del reato), la mancanza dell’elemento soggettivo (la consapevolezza del fine illecito) e l’insussistenza del periculum in mora (il pericolo concreto legato alla libera disponibilità delle quote).

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata dei requisiti per il sequestro preventivo in casi di trasferimento fraudolento di valori. I giudici hanno ribadito che, in fase cautelare, non è richiesta una prova piena della colpevolezza, ma è sufficiente la presenza di ‘indizi seri’ che rendano plausibile l’ipotesi accusatoria. Nel caso specifico, elementi come la sequenza temporale delle operazioni, i legami tra i soggetti coinvolti e le modalità di pagamento (un versamento quasi interamente restituito sotto forma di ‘prestito infruttifero’) costituivano un quadro indiziario solido.

Il ruolo dell’intestatario fittizio e l’elemento soggettivo

Un punto cruciale della sentenza riguarda l’elemento psicologico del reato in capo all’intestatario fittizio. La difesa sosteneva la mancanza di consapevolezza del ricorrente circa il disegno criminoso del dominus.

La Cassazione ha chiarito, conformandosi a un orientamento recente, che per configurare il reato di trasferimento fraudolento di valori non è necessario che l’intestatario fittizio condivida lo stesso dolo specifico dell’interponente (ovvero il fine di eludere le misure di prevenzione). È invece sufficiente che il prestanome sia consapevole del dolo specifico altrui. In altre parole, basta la coscienza e volontà di agire come schermo per l’effettivo proprietario, sapendo che quest’ultimo persegue finalità illecite.

La strumentalità delle quote al reato

Infine, riguardo al periculum in mora, la Corte ha sottolineato che le quote societarie non erano un bene qualsiasi, ma lo strumento essenziale per la commissione e la protrazione dei reati contestati. L’intestazione fittizia era proprio il ‘schermo’ societario che consentiva al sistema illecito di sussistere e operare. La libera disponibilità delle quote avrebbe permesso al dominus di continuare a gestire l’attività al riparo da aggressioni patrimoniali, perpetuando così le conseguenze dei reati.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra il giudizio cautelare e quello di merito. Per il sequestro preventivo è sufficiente una valutazione sommaria della sussistenza del fumus commissi delicti, basata su elementi indiziari che rendano sostenibile l’accusa. Il Tribunale del riesame aveva correttamente valorizzato la concatenazione degli eventi: la creazione della nuova società, la cessione del ramo d’azienda da quella indebitata, e l’intestazione delle quote al ricorrente, il tutto orchestrato dal reale proprietario per finalità elusive. La Corte ha ritenuto irrilevanti, in questa fase, le giustificazioni addotte dalla difesa, in quanto non in grado di scalfire la coerenza del quadro indiziario. Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, la Cassazione ha applicato il principio secondo cui la consapevolezza del fine elusivo altrui è sufficiente per l’intestatario fittizio. Infine, il periculum è stato ritenuto intrinseco alla funzione stessa delle quote, utilizzate come strumento per la perpetrazione dell’illecito. Il vincolo di asservimento delle quote all’attività criminale ne giustificava pienamente il sequestro per interrompere tale nesso.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce la solidità dei principi che governano il sequestro preventivo in materia di reati economici e patrimoniali. Stabilisce che per il trasferimento fraudolento di valori, la prova in fase cautelare può basarsi su un quadro indiziario coerente e che la posizione del prestanome è penalmente rilevante anche solo con la consapevolezza dell’altrui fine illecito. La decisione sottolinea come lo strumento societario, quando utilizzato per schermare patrimoni, diventi esso stesso ‘cosa pertinente al reato’ e, pertanto, suscettibile di sequestro per neutralizzare il pericolo di prosecuzione dell’attività criminosa.

Quale livello di prova è necessario per disporre un sequestro preventivo?
Per un sequestro preventivo non è richiesta la prova dei ‘gravi indizi di colpevolezza’, come per le misure cautelari personali, ma sono sufficienti ‘sufficienti indizi del reato’ (la cosiddetta ‘serietà degli indizi’) che rendano l’ipotesi accusatoria plausibile, senza necessità di un giudizio anticipato sulla responsabilità.

Cosa deve dimostrare l’accusa riguardo all’intento dell’intestatario fittizio (prestanome) nel reato di trasferimento fraudolento di valori?
La sentenza chiarisce che non è necessario provare che l’intestatario fittizio avesse lo specifico scopo di eludere le misure di prevenzione. È sufficiente dimostrare che fosse consapevole del fine illecito perseguito dal proprietario effettivo dei beni.

È possibile sequestrare un bene anche se il suo proprietario formale non è pienamente consapevole del reato?
Sì. Il sequestro preventivo si basa sul legame tra il bene e il reato, non necessariamente tra il bene e l’autore del reato. Un bene può essere sequestrato anche se di proprietà di un terzo (in questo caso l’intestatario fittizio), quando la sua libera disponibilità è idonea a costituire un pericolo di aggravamento o protrazione delle conseguenze del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati