LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trasferimento fraudolento di valori e mafia: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un individuo accusato di associazione mafiosa e di plurimi episodi di trasferimento fraudolento di valori. La Corte ha stabilito che diverse operazioni di intestazione fittizia, anche se relative alle stesse attività commerciali, costituiscono reati autonomi quando si differenziano per tempi, soggetti coinvolti e modalità esecutive. Tale reiterazione, secondo i giudici, rappresenta un significativo elemento probatorio dell’appartenenza al sodalizio criminale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento fraudolento di valori: quando più operazioni sono reati distinti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13347 del 2024, offre un’importante chiave di lettura sul reato di trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), specialmente quando commesso nel contesto di associazioni di stampo mafioso. La Corte ha chiarito che una serie di intestazioni fittizie, pur riguardando le medesime attività commerciali, non costituisce necessariamente un unico reato, ma può integrare una pluralità di delitti autonomi, fornendo così un robusto indizio della partecipazione al sodalizio criminale.

I fatti del caso: plurime intestazioni fittizie

Il caso esaminato riguarda un soggetto accusato di far parte di una cosca di ‘ndrangheta operante a Roma e di aver realizzato plurime condotte di intestazione fittizia. Nello specifico, l’indagato avrebbe agito come prestanome per i vertici del clan, schermando la reale proprietà di due importanti attività commerciali, un bar-tabaccheria e un altro esercizio. Le contestazioni riguardavano diversi episodi, avvenuti in un arco temporale di più anni, attraverso i quali la titolarità delle quote societarie e delle ditte individuali veniva modificata per rendere più complesso il collegamento con i reali proprietari.

L’iter processuale e i motivi del ricorso

Il percorso giudiziario è stato complesso. Inizialmente, il Tribunale del riesame aveva escluso la gravità indiziaria per il reato di associazione mafiosa, confermando però le misure cautelari per i reati di trasferimento fraudolento. Successivamente, la Corte di Cassazione aveva annullato tale decisione, rinviando gli atti per un nuovo esame. Il Tribunale, in sede di rinvio, ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti i reati contestati, compreso quello associativo.

L’indagato ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due punti:
1. Unicità del reato: Le diverse operazioni di intestazione fittizia sarebbero state semplici segmenti di un’unica attività criminosa finalizzata a schermare le due aziende, e non reati autonomi. Si sarebbe quindi violato il principio che vieta di essere processati più volte per lo stesso fatto (ne bis in idem).
2. Carenza di prove: Mancanza di gravi indizi di colpevolezza sia per il trasferimento fraudolento (in particolare sulla provenienza illecita dei capitali) sia per la partecipazione all’associazione mafiosa.

La decisione della Cassazione sul trasferimento fraudolento di valori

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo i motivi inammissibili e infondati. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa della distinzione tra unicità e pluralità di reati.

La distinzione tra reato unico e reati plurimi

I giudici di legittimità hanno confermato la valutazione del Tribunale del riesame, secondo cui le diverse condotte di intestazione fittizia non potevano essere unificate. La Corte ha sottolineato che, per considerare le diverse operazioni come reati autonomi, sono rilevanti elementi quali:
* La distanza temporale: Gli episodi erano avvenuti a distanza di anni.
* La diversità dei soggetti coinvolti: In alcune operazioni erano intervenuti soggetti diversi.
* La differente struttura societaria: Le operazioni riguardavano società e ditte diverse.
* La finalità immediata: Ogni operazione era volta a risolvere specifiche esigenze gestionali o a perfezionare lo schermo patrimoniale, non a modificare una condotta pregressa.

Questi elementi dimostravano che ogni fatto aveva una sua autonomia e un proprio disvalore giuridico, perfezionandosi in modo indipendente dagli altri.

Il ruolo della reiterazione come indizio di mafiosità

Un aspetto cruciale della sentenza è il collegamento tra la pluralità dei reati-fine e la sussistenza del reato associativo. La Cassazione ha evidenziato come la reiterazione di condotte di trasferimento fraudolento di valori, con modalità ricorrenti e a beneficio dei vertici del clan, non sia un evento isolato, ma costituisca un “significativo elemento probatorio” da cui desumere l’esistenza del sodalizio criminoso e la stabile partecipazione dell’indagato ad esso.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato l’inammissibilità degli altri motivi di ricorso spiegando che l’appellante non denunciava una violazione di legge o una manifesta illogicità della motivazione, ma proponeva una diversa ricostruzione dei fatti. Tale operazione è preclusa nel giudizio di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il Tribunale del riesame, secondo la Corte, aveva congruamente motivato su tutti i punti: dalla provenienza dei capitali (riconducibili ai vertici del clan), alla consapevolezza dell’indagato di agire per eludere le misure di prevenzione (dolo specifico), fino alla sua intraneità al sodalizio, dimostrata dalla costante messa a disposizione e dal ruolo fiduciario ricoperto.

Le conclusioni

La sentenza n. 13347/2024 consolida un importante principio: nel contrasto alla criminalità economica di stampo mafioso, la valutazione di una serie di operazioni illecite deve essere attenta e analitica. Più atti di intestazione fittizia non sono automaticamente un unico reato continuato, ma possono configurare delitti distinti se presentano elementi di autonomia. Questa pluralità, a sua volta, non solo aggrava la posizione del singolo, ma rafforza il quadro probatorio a sostegno dell’accusa più grave di associazione mafiosa, dimostrando la continuità e la stabilità del contributo offerto al clan.

Più operazioni di intestazione fittizia relative allo stesso bene costituiscono sempre un unico reato?
No. Secondo la Corte, non costituiscono un unico reato se le singole condotte sono state commesse da soggetti diversi, a notevole distanza di tempo e con modalità differenti. In questi casi, si tratta di reati autonomi e distinti, ciascuno con un proprio disvalore.

Perché la Cassazione ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso sulla prova dei reati?
La Corte ha ritenuto i motivi inammissibili perché non contestavano una violazione di legge o un’illogicità manifesta della motivazione, ma si limitavano a proporre una diversa ricostruzione dei fatti e una differente valutazione delle prove. Questo tipo di riesame del merito è precluso nel giudizio di legittimità.

La reiterazione di reati come il trasferimento fraudolento di valori può essere un indizio di partecipazione a un’associazione mafiosa?
Sì. La sentenza afferma che la reiterazione di reati-fine, come il trasferimento fraudolento di valori, con modalità ricorrenti e al fine di eludere misure di prevenzione, costituisce un “significativo elemento probatorio” dal quale desumere l’esistenza del sodalizio criminale e la partecipazione stabile dell’autore dei reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati