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Trasferimento fraudolento: Cassazione e dolo specifico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura di custodia cautelare per il reato di trasferimento fraudolento di valori. La sentenza chiarisce che la prova del dolo specifico, ovvero l’intento di eludere le misure di prevenzione, può essere desunta da elementi come i precedenti penali e i legami con la criminalità organizzata, indipendentemente dalla prova di altri reati collegati.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento fraudolento di valori: la prova del dolo specifico

Il reato di trasferimento fraudolento di valori, disciplinato dall’art. 512-bis del codice penale, rappresenta uno strumento cruciale per contrastare l’occultamento di patrimoni illeciti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 922/2024, offre importanti chiarimenti sulla prova del dolo specifico richiesto per questo delitto, specialmente nel contesto delle misure cautelari. Analizziamo insieme i fatti e i principi di diritto affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un imprenditore, ricorrente in Cassazione, destinatario di una misura di custodia cautelare in carcere. L’accusa principale era quella di aver fittiziamente intestato a dei prestanome le quote di una società immobiliare, in concorso con un altro soggetto. Secondo l’accusa, questa operazione aveva un duplice scopo:

1. Eludere le misure di prevenzione patrimoniale che avrebbero potuto colpire il suo socio.
2. Agevolare il riciclaggio di un complesso immobiliare, ritenuto provento di precedenti reati di bancarotta fraudolenta.

Il Tribunale del riesame aveva confermato la misura cautelare, rigettando l’appello dell’indagato. Quest’ultimo ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che non vi fossero gravi indizi di colpevolezza. In particolare, la difesa argomentava che la prova del trasferimento fraudolento di valori fosse indissolubilmente legata a quella, non ancora raggiunta, di un altro reato contestato (bancarotta), e negava la consapevolezza delle finalità illecite del socio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno smontato la linea difensiva, chiarendo che la valutazione dei gravi indizi per il reato di trasferimento fraudolento è autonoma rispetto ad altri reati contestati. La misura cautelare, infatti, era stata disposta unicamente per questo delitto e non per la bancarotta.

Le Motivazioni: come si prova il dolo nel trasferimento fraudolento di valori

Il cuore della sentenza risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha confermato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. I giudici hanno sottolineato che, ai fini della configurabilità del reato, è sufficiente che l’agente possa fondatamente presumere l’avvio di un procedimento di prevenzione, non essendo necessario che questo sia già stato avviato. Il dolo specifico, ovvero l’intento di eludere la normativa, è stato desunto da una serie di elementi oggettivi e soggettivi:

* Ammissioni del coimputato: Il socio dell’imputato aveva ammesso le proprie responsabilità, coinvolgendo direttamente il ricorrente nell’operazione di intestazione fittizia.
* Ruolo di amministratore di fatto: Lo stesso ricorrente aveva ammesso di essere l’amministratore di fatto della società utilizzata per l’operazione, gestita formalmente da prestanome scelti da entrambi i soci.
* Profilo soggettivo degli imputati: Il Tribunale ha valorizzato le ‘vicissitudini giudiziarie’ di entrambi i soggetti, incluse condanne penali e coinvolgimenti in indagini in corso, nonché i loro legami con ambienti della criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetistico. Questi elementi sono stati ritenuti idonei a dimostrare la finalità elusiva della condotta.
* Cointeressenze economiche: I consolidati rapporti economici e imprenditoriali tra i due imputati hanno ulteriormente rafforzato il quadro indiziario, confutando la tesi dell’assenza di dolo da parte del ricorrente.

Inoltre, la Corte ha evidenziato come l’operazione fosse finalizzata anche ad agevolare il riciclaggio, poiché il complesso immobiliare proveniva da reati di bancarotta relativi ad altre società, un aspetto non smentito dalla difesa.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nella lotta ai patrimoni illeciti: per provare il reato di trasferimento fraudolento di valori, non è sempre necessaria una condanna per il ‘reato presupposto’. La prova del dolo specifico può essere raggiunta attraverso elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, come il profilo criminale dei soggetti coinvolti, le loro frequentazioni e le modalità concrete dell’operazione. La decisione conferma un approccio rigoroso della giurisprudenza, che considera sufficiente la ‘concreta probabilità’ che vengano applicate misure di prevenzione per integrare l’elemento soggettivo del reato, rendendo più difficile per i professionisti dell’occultamento di capitali sfuggire alla giustizia.

È necessario che sia già in corso un procedimento di prevenzione per commettere il reato di trasferimento fraudolento di valori?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il delitto può essere commesso anche prima che il procedimento di prevenzione sia formalmente iniziato. È sufficiente che l’interessato possa fondatamente presumere che tale procedimento possa essere avviato nei suoi confronti.

La prova del reato di trasferimento fraudolento di valori dipende necessariamente da un altro reato collegato, come la bancarotta?
No. In questo caso, la Corte ha stabilito che la misura cautelare era sorretta da gravi indizi di colpevolezza autonomi e sufficienti per il reato di trasferimento fraudolento, indipendentemente dalla questione relativa al reato di bancarotta, che non era alla base della misura stessa.

Come può essere provato il ‘dolo specifico’ di eludere le misure di prevenzione?
Secondo la sentenza, il dolo specifico può essere desunto da una serie di elementi, anche indiretti. Nel caso specifico, sono stati considerati rilevanti la posizione soggettiva degli imputati (precedenti penali, coinvolgimenti in indagini, legami con la criminalità organizzata), le ammissioni del coimputato e le consolidate cointeressenze economiche tra i soggetti coinvolti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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