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Trasferimento fraudolento: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di riesame relativa a un’accusa di trasferimento fraudolento di valori e associazione mafiosa. Il caso riguardava la gestione occulta di un ristorante, presumibilmente per eludere misure di prevenzione a carico del padre dell’indagata. La Corte ha accolto sia il ricorso del Pubblico Ministero, ritenendo illogica l’esclusione del reato associativo, sia quello dell’indagata, censurando la motivazione sul trasferimento fraudolento per non aver provato l’origine illecita delle risorse economiche impiegate nell’attività. La sentenza chiarisce i requisiti oggettivi e soggettivi del reato, rinviando gli atti per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasferimento Fraudolento di Valori: Quando la Gestione Occulta Non Basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19108 del 2024, offre importanti chiarimenti sui requisiti necessari per configurare il reato di trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.). La Corte ha annullato con rinvio un’ordinanza cautelare, evidenziando come la semplice gestione occulta di un’attività commerciale non sia sufficiente a integrare il reato se non viene provata la provenienza delle risorse economiche dal soggetto che si intende schermare. Questa decisione si rivela cruciale per comprendere i confini tra gestione di fatto e illecita interposizione fittizia.

Il Caso in Esame: la Gestione Occulta di un Ristorante

Il procedimento nasce da un’indagine su attività legate a una cosca mafiosa. Un’indagata era stata sottoposta a misura cautelare per associazione mafiosa (art. 416-bis c.p.). Il Tribunale del riesame, tuttavia, annullava tale misura, sostituendola con gli arresti domiciliari per il reato di trasferimento fraudolento di valori, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.

Secondo l’accusa, l’indagata gestiva in modo occulto un’attività di ristorazione, formalmente intestata a un’altra persona, per conto della cosca e al fine di eludere le misure di prevenzione patrimoniale applicabili al proprio padre, figura di spicco del clan.

I Ricorsi in Cassazione: Due Prospettive Contrapposte

Sia il Pubblico Ministero sia l’indagata hanno presentato ricorso in Cassazione.

* Il Pubblico Ministero ha lamentato l’esclusione del reato di associazione mafiosa, sostenendo che il Tribunale avesse svalutato la rilevanza della gestione di un’attività per conto del clan come condotta partecipativa al sodalizio criminale.
* L’indagata ha contestato la sussistenza dei gravi indizi per il trasferimento fraudolento di valori, denunciando vizi di motivazione. In particolare, la difesa ha sostenuto che il Tribunale non avesse adeguatamente provato né l’elemento oggettivo del reato (ovvero che le risorse investite nel ristorante provenissero dal padre), né l’elemento soggettivo (il dolo specifico di elusione).

Analisi della Cassazione sul Trasferimento Fraudolento di Valori

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso dell’indagata su questo punto specifico. Ha ribadito un principio consolidato: per integrare il delitto di trasferimento fraudolento di valori, non è sufficiente dimostrare che un soggetto gestisca di fatto un bene formalmente intestato ad altri. È necessario un elemento ulteriore e cruciale: la prova, anche indiziaria, che le risorse economiche utilizzate per costituire o acquistare l’attività provengano dal soggetto che si vuole proteggere dalle misure di prevenzione.

Nel caso di specie, l’ordinanza impugnata risultava carente e ambigua su questo aspetto. Non chiariva se il padre dell’indagata fosse l’effettivo titolare del bene (avendolo acquistato con proprie risorse) o se si fosse limitato a intervenire nella gestione. Questa lacuna probatoria rende insufficiente il quadro indiziario per sostenere l’accusa.

Il Dolo Specifico nel Concorso di Persone

La Corte ha anche affrontato la questione del dolo specifico in caso di concorso di persone. Ha chiarito che, affinché l’intestatario fittizio (o il gestore occulto) risponda del reato, non è necessario che persegua personalmente la finalità di elusione. È sufficiente che sia consapevole che l’autore principale della condotta agisce con tale specifico intento. Tuttavia, senza la prova dell’elemento oggettivo (la provenienza delle risorse), anche la discussione sul dolo diventa priva di fondamento.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio per un nuovo giudizio. Le motivazioni principali si fondano su due pilastri.

Da un lato, la Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, giudicando la motivazione del Tribunale del riesame “sostanzialmente apparente” e illogica nell’escludere il reato di associazione mafiosa. Secondo la Cassazione, il fatto che il trasferimento fraudolento di valori fosse stato ritenuto funzionale agli interessi della cosca costituiva un elemento che non poteva essere liquidato superficialmente ai fini della valutazione della partecipazione al sodalizio.

Dall’altro lato, e con effetto assorbente su altre censure, ha accolto il motivo principale del ricorso dell’indagata. Ha censurato la motivazione del Tribunale in merito alla sussistenza del reato di cui all’art. 512-bis c.p. per grave carenza argomentativa. Il Tribunale aveva basato il giudizio di gravità indiziaria sulla sola qualità dell’indagata di gestore occulto del ristorante, senza approfondire l’aspetto fondamentale della provenienza delle risorse economiche impiegate per l’acquisto o l’avviamento dell’attività. La motivazione è stata definita illogica e contraddittoria anche riguardo all’individuazione del dolo specifico, non chiarendo se la finalità fosse quella di eludere le misure di prevenzione a carico del padre o quella di agevolare un investimento della cosca.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce principi chiari: per il reato di trasferimento fraudolento di valori, la prova deve andare oltre la mera interposizione. È indispensabile dimostrare il nesso economico tra il bene e il soggetto che si intende schermare. Allo stesso tempo, la Corte ha riaffermato che la gestione di attività economiche nell’interesse di un clan mafioso è un fatto di estrema gravità che deve essere attentamente valutato anche ai fini della configurabilità del più grave reato di associazione mafiosa. Il caso è stato quindi rinviato al Tribunale di Catanzaro, che dovrà riesaminare l’intero quadro indiziario alla luce di questi rigorosi principi.

Per configurare il reato di trasferimento fraudolento di valori è sufficiente dimostrare la gestione occulta di un’attività?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che occorre anche la prova, pur indiziaria, che le risorse economiche impiegate per l’acquisto o la gestione dell’attività provengano dal soggetto che si intende sottrarre alle misure di prevenzione patrimoniale.

Nel concorso di persone nel reato di trasferimento fraudolento, l’intestatario fittizio deve avere lo stesso dolo specifico di chi trasferisce il bene?
No. La Corte ha stabilito che l’intestatario fittizio risponde a titolo di concorso se è consapevole della finalità elusiva o agevolativa perseguita dall’autore principale della condotta, anche se non condivide personalmente quello specifico intento.

La gestione di un’attività economica per conto di una cosca mafiosa può integrare il reato di partecipazione ad associazione mafiosa?
Sì. La Corte ha ritenuto fondato il ricorso del Pubblico Ministero, affermando che una condotta criminosa come il trasferimento fraudolento, se funzionale alla realizzazione degli interessi della cosca, costituisce un grave indizio di colpevolezza anche per il più grave reato di associazione mafiosa, e che escluderlo a priori con una motivazione apparente è un errore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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