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Traffico illecito di rifiuti: reato abituale

La Cassazione conferma la condanna per tre persone per traffico illecito di rifiuti. La Corte ha stabilito che si tratta di un reato abituale, chiarendo la competenza territoriale e i limiti delle autorizzazioni semplificate per la gestione dei rifiuti, confermando l’illegalità delle operazioni svolte.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traffico Illecito di Rifiuti: Natura del Reato e Limiti delle Autorizzazioni

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sul reato di traffico illecito di rifiuti, affrontando temi fondamentali come la competenza territoriale, l’interpretazione delle autorizzazioni ambientali e la nozione di “ingente quantitativo”. La decisione conferma la condanna per tre imputati, ritenuti responsabili di aver organizzato un’attività di gestione abusiva di rifiuti, e offre importanti spunti di riflessione per gli operatori del settore.

I Fatti: La Gestione Abusiva dei Rifiuti

Il caso ha origine da una sentenza della Corte d’appello che aveva confermato la responsabilità penale di tre individui per concorso in attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Le attività contestate, svoltesi in un arco temporale di circa quattro anni, consistevano nella gestione di rifiuti che andava oltre i limiti delle autorizzazioni possedute. In particolare, gli imputati, pur essendo autorizzati in procedura semplificata solo per il recupero di carta e cartone, trattavano ingenti quantità di rifiuti misti, quali plastica, vetro e lattine. Inoltre, gestivano rifiuti ingombranti declassificandoli fraudolentemente e ricevevano rifiuti urbani da altre regioni senza le necessarie intese, violando le normative emergenziali allora vigenti.

La Questione della Competenza Territoriale: Reato Permanente o Abituale?

Uno dei principali motivi di ricorso riguardava l’eccezione di incompetenza territoriale. La difesa sosteneva che il reato di traffico illecito di rifiuti fosse di natura permanente e che, essendo iniziato durante lo stato di emergenza rifiuti in Campania, la competenza spettasse al tribunale di Napoli.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, chiarendo un punto di diritto fondamentale. Il delitto di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti non è un reato permanente, bensì un reato abituale. Questo significa che il reato si perfeziona non con una singola azione che si protrae nel tempo, ma con la realizzazione di una pluralità di comportamenti della stessa specie. La consumazione, pertanto, avviene con la cessazione dell’attività organizzata. Poiché l’attività illecita si era protratta anche dopo la fine dello stato di emergenza, la competenza è stata correttamente individuata nel tribunale del luogo in cui la condotta reiterata si era conclusa.

L’Interpretazione Restrittiva delle Autorizzazioni Semplificate

Un altro punto cardine della sentenza riguarda i limiti dell’autorizzazione in procedura semplificata. Gli imputati erano stati autorizzati a trattare rifiuti con codice CER 150106, riconducibile a imballaggi misti di natura cartacea. Tuttavia, le indagini avevano dimostrato che l’impianto riceveva e selezionava anche vetro, plastica e altri materiali non inclusi nell’autorizzazione.

La Corte ha confermato che l’autorizzazione semplificata deve essere interpretata in modo restrittivo. La gestione di tipologie di rifiuti diverse da quelle espressamente previste nel titolo autorizzativo integra un’attività di gestione abusiva, rendendo l’intera operazione illecita. La sentenza sottolinea che la presenza di frazioni estranee in misura superiore ai limiti di legge (1% di impurità) esclude la conformità dell’attività.

La Nozione di “Ingente Quantitativo” nel traffico illecito di rifiuti

La difesa aveva contestato anche la sussistenza del requisito dell'”ingente quantitativo” di rifiuti, necessario per configurare il reato. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato: la nozione non è legata a un dato meramente ponderale predefinito dal legislatore.

L'”ingente quantitativo” deve essere valutato dall’interprete caso per caso, attraverso un giudizio complessivo che tenga conto di una serie di variabili concrete: la tipologia del rifiuto, la sua qualità, la durata dell’attività illecita, il numero di operazioni svolte e il profitto conseguito. Nel caso di specie, le decine di migliaia di tonnellate di rifiuti trattati in modo abusivo, unitamente all’ingiusto profitto milionario derivante dal risparmio sui costi di una gestione lecita, sono stati considerati elementi sufficienti a integrare tale requisito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, ritenendoli infondati e, in parte, generici. I giudici hanno confermato la correttezza della valutazione operata dalla Corte d’appello su tutti i punti controversi. In particolare, è stata ribadita la natura di reato abituale del traffico illecito di rifiuti, la necessità di un’interpretazione rigorosa delle autorizzazioni ambientali e la valutazione complessiva del requisito dell’ingente quantitativo. La Corte ha inoltre respinto le censure relative a presunte nullità procedurali e ha ritenuto provata la consapevolezza e il dolo di tutti gli imputati, anche sulla base di intercettazioni telefoniche e testimonianze che dimostravano il loro pieno coinvolgimento nelle attività illecite.

Conclusioni

Questa sentenza consolida principi giuridici di grande importanza nella lotta al traffico illecito di rifiuti. Per le aziende del settore, emerge un chiaro monito: le autorizzazioni, specialmente quelle in procedura semplificata, devono essere rispettate con la massima scrupolosità, poiché qualsiasi deviazione dalle attività consentite può configurare un’ipotesi di reato. Inoltre, la decisione conferma che la valutazione della gravità del reato non si basa solo sui numeri, ma su un’analisi complessiva dell’operatività illecita, valorizzando il contesto e l’impatto economico dell’attività criminale.

Come si determina la competenza territoriale per il reato di traffico illecito di rifiuti?
La competenza territoriale si determina in base al luogo in cui cessa la condotta criminosa. La Corte di Cassazione ha chiarito che il traffico illecito di rifiuti è un reato abituale, che si consuma con la cessazione della pluralità di condotte illecite, e non un reato permanente.

Un’autorizzazione semplificata per il recupero di rifiuti può coprire materiali non espressamente indicati?
No. La sentenza conferma che le autorizzazioni in procedura semplificata devono essere interpretate in modo rigoroso e restrittivo. La gestione di rifiuti di tipologia diversa da quella specificamente autorizzata costituisce un’attività abusiva e, quindi, penalmente rilevante.

Cosa si intende per “ingente quantitativo” nel traffico illecito di rifiuti?
Non si tratta di una soglia di peso o volume predefinita. La Corte ribadisce che l'”ingente quantitativo” è un concetto che il giudice valuta caso per caso, tenendo conto di molteplici fattori, tra cui la quantità complessiva, la durata dell’attività, la natura dei rifiuti e l’ingiusto profitto economico conseguito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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