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Traffico illecito di rifiuti: competenza territoriale

La Corte di Cassazione interviene su un caso di traffico illecito di rifiuti per chiarire i criteri di determinazione della competenza territoriale. La sentenza dichiara inammissibile il rinvio pregiudiziale di un Tribunale, giudicandolo esplorativo, e coglie l’occasione per definire il momento consumativo del reato. Viene stabilito che la competenza si radica nel luogo in cui la condotta organizzata, continuativa e su ingenti quantitativi diventa penalmente rilevante, non necessariamente dove avviene lo stoccaggio finale o si realizza il profitto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traffico illecito di rifiuti: la Cassazione definisce la competenza

Con la sentenza n. 11400 del 2024, la Corte di Cassazione affronta una complessa questione legata al traffico illecito di rifiuti, offrendo chiarimenti cruciali sulla determinazione della competenza territoriale e sui limiti di applicazione del nuovo istituto del rinvio pregiudiziale. La decisione, pur dichiarando inammissibile la richiesta del tribunale, delinea principi fondamentali per i processi in materia ambientale.

I fatti: la complessa filiera del rifiuto tessile

Il caso riguarda un’organizzazione accusata del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, previsto dall’art. 452-quaterdecies del codice penale. L’attività consisteva in una filiera ben definita: la raccolta di abiti usati in una provincia del Veneto, il successivo stoccaggio e accentramento in un’altra provincia della stessa regione e, infine, la cessione a società acquirenti situate in Toscana e in altre parti d’Italia.

Davanti al Tribunale, la difesa degli imputati aveva sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il processo dovesse celebrarsi non nel luogo di raccolta (Treviso), ma in quello di destinazione finale dei rifiuti (Toscana), dove si sarebbe concretizzato il profitto illecito. Il Tribunale, a sua volta, pur non condividendo la tesi difensiva, ipotizzava che la competenza potesse radicarsi nel luogo di stoccaggio (Padova), dove si concentrava il maggior quantitativo di rifiuti.

La questione di competenza sul traffico illecito di rifiuti

In questo scenario di incertezza, con tre possibili fori competenti (raccolta, stoccaggio, cessione), il Tribunale ha deciso di avvalersi dell’istituto del rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione, introdotto dall’art. 24-bis del codice di procedura penale. L’obiettivo era ottenere una decisione vincolante per evitare di celebrare un processo che avrebbe potuto essere annullato in futuro per un vizio di competenza.

La Procura Generale presso la Cassazione si era espressa a favore della competenza del Tribunale di Padova, mentre la difesa insisteva per la competenza distrettuale di Firenze, in quanto luogo di conseguimento del profitto e sede di una delle società acquirenti.

La decisione della Cassazione: il rinvio pregiudiziale non è una consulenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta di rimessione. I giudici hanno sottolineato che il rinvio pregiudiziale è uno strumento da utilizzare quando il giudice procedente nutre un dubbio “serio” e motivato sulla propria competenza, non quando si limita a presentare diverse opzioni senza prendere una posizione chiara.

Cos’è il rinvio pregiudiziale ex art. 24-bis c.p.p.?

Questo strumento processuale, di recente introduzione, consente al giudice di investire la Cassazione di una questione di competenza prima della conclusione dell’udienza preliminare. Lo scopo è “mettere in sicurezza” il processo, ottenendo una decisione definitiva che impedisca future contestazioni sul punto, garantendo efficienza e ragionevole durata del processo.

Perché la richiesta è stata respinta?

Secondo la Corte, il Tribunale ha utilizzato l’istituto in modo “esplorativo”, demandando alla Cassazione una scelta che avrebbe dovuto compiere autonomamente. Il giudice, di fronte all’eccezione della difesa, avrebbe dovuto o accoglierla (dichiarandosi incompetente) o respingerla (affermando la propria competenza). Il rinvio è ammissibile solo quando il giudice, pur propendendo per una soluzione, riconosce la serietà e la non manifesta infondatezza delle argomentazioni contrarie.

le motivazioni

Nonostante l’inammissibilità, la Corte ha fornito un’approfondita analisi giuridica del reato di traffico illecito di rifiuti. I giudici hanno chiarito che si tratta di un “reato abituale proprio”, la cui consumazione non avviene con un singolo atto, ma attraverso la reiterazione di condotte organizzate nel tempo. Gli elementi costitutivi del reato sono:
1. Pluralità di operazioni: non basta un singolo trasporto o cessione.
2. Allestimento di mezzi e attività continuative: è necessaria una struttura, anche rudimentale, finalizzata alla gestione dei rifiuti.
3. Abusività della gestione: la condotta deve avvenire in violazione delle normative di settore (es. senza autorizzazioni, con autorizzazioni non idonee, etc.).
4. Ingente quantitativo: il traffico deve riguardare una quantità significativa di rifiuti, valutata nel complesso delle operazioni.

La Corte ha stabilito che, ai fini della competenza territoriale, il reato si consuma nel luogo e nel momento in cui tutti questi elementi coesistono, rendendo la condotta penalmente rilevante. Pertanto, è errato escludere a priori la fase della raccolta o concentrarsi unicamente su quella dello stoccaggio o della vendita. Anche la raccolta, se effettuata con modalità organizzate, continuative e su grandi quantitativi, può costituire il momento consumativo del reato. Allo stesso modo, il luogo di conseguimento del profitto è irrilevante, poiché il profitto è il movente (dolo specifico), non un elemento costitutivo del reato.

le conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni. La prima, di carattere processuale, chiarisce che il rinvio pregiudiziale sulla competenza è uno strumento eccezionale e non una via per delegare decisioni al giudice di legittimità. Il giudice di merito deve assumersi la responsabilità di valutare la propria competenza, motivando adeguatamente un eventuale dubbio “serio”.

La seconda, di natura sostanziale, fornisce un’interpretazione chiara del reato di traffico illecito di rifiuti. La competenza territoriale va individuata analizzando l’intera filiera criminale per determinare dove l’attività organizzata ha assunto per la prima volta i caratteri del reato. Questa lettura dinamica impone agli inquirenti e ai giudici un’analisi fattuale approfondita, che non si fermi a un singolo segmento dell’operazione illecita, ma consideri l’interconnessione di tutte le sue fasi.

Quando un giudice può utilizzare il rinvio pregiudiziale per questioni di competenza?
Un giudice può rimettere la questione di competenza alla Corte di Cassazione solo quando nutre un dubbio “serio” e motivato sulla propria competenza, e non per sottoporre alla Corte diverse opzioni in modo esplorativo o consultivo. Deve compiere una preliminare delibazione di non manifesta infondatezza della questione.

Dove si considera consumato il reato di traffico illecito di rifiuti ai fini della competenza territoriale?
Il reato si consuma nel luogo in cui le varie frazioni della condotta, per la loro reiterazione, determinano il comportamento punibile. Ciò avviene quando coesistono tutti gli elementi tipici del reato: pluralità di operazioni, allestimento di mezzi e attività continuative, abusività e ingente quantitativo di rifiuti. La consumazione può quindi avvenire in qualsiasi fase della gestione (raccolta, trasporto, stoccaggio, cessione), non appena l’attività acquisisce rilevanza penale.

Il luogo in cui si realizza il profitto illecito determina la competenza del giudice?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il conseguimento del profitto non è un elemento costitutivo necessario per la consumazione del reato, ma rappresenta la causa del delitto, ovvero il movente (dolo specifico) che qualifica la condotta. Di conseguenza, il luogo in cui si realizza il profitto è irrilevante per determinare la competenza territoriale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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