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Traffico di influenze: no continuità normativa

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per il reato di traffico di influenze illecite, originariamente contestato come millantato credito. Basandosi su una pronuncia delle Sezioni Unite, la Corte ha stabilito che non esiste continuità normativa tra la vecchia fattispecie abrogata e quella nuova. Di conseguenza, il fatto non è più previsto dalla legge come reato. La sentenza è stata però confermata per gli altri capi d’imputazione, come la truffa, e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traffico di influenze: la Cassazione esclude la continuità con il millantato credito

Con la sentenza n. 8245/2025, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale del diritto penale: la successione di leggi nel tempo e, in particolare, il rapporto tra il reato abrogato di millantato credito e la nuova fattispecie di traffico di influenze illecite. La Corte ha stabilito un principio netto: non esiste continuità normativa tra i due reati. Questa decisione ha portato all’annullamento di una parte della condanna, poiché il fatto contestato non è più previsto dalla legge come reato.

I fatti del caso e il ricorso in Cassazione

Il caso nasce da una sentenza della Corte di Appello che aveva condannato un imputato per una serie di reati, tra cui truffa, tentata truffa e, appunto, il delitto di traffico di influenze illecite. Quest’ultima accusa era il risultato di una riqualificazione giuridica dell’originaria contestazione di millantato credito (art. 346 c.p.), reato abrogato dalla legge n. 3 del 2019.

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni. Il motivo principale, e quello che si è rivelato decisivo, riguardava proprio la presunta violazione di legge nella riqualificazione del fatto. La difesa sosteneva che non vi fosse continuità normativa tra il millantato credito e il traffico di influenze, e che quindi il fatto avrebbe dovuto essere considerato non più punibile.

Altri motivi di ricorso vertevano sulla configurabilità della tentata truffa, nonostante le presunte vittime avessero già allertato le forze dell’ordine, e sulla mancanza di prove certe a carico dell’imputato.

L’analisi della Corte sul traffico di influenze

La Corte di Cassazione ha accolto il primo e fondamentale motivo di ricorso, basando la propria decisione su un precedente e autorevole principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 19357/2024). Le Sezioni Unite avevano infatti chiarito che non sussiste continuità normativa tra il reato di traffico di influenze illecite, come modificato nel 2019, e il vecchio reato di millantato credito “corruttivo” (previsto dal secondo comma dell’art. 346 c.p.).

Questo significa che le condotte che prima integravano il millantato credito non possono essere automaticamente considerate punibili ai sensi della nuova norma. L’abrogazione del vecchio reato ha creato una vera e propria abolitio criminis per quelle specifiche condotte. Tuttavia, le Sezioni Unite hanno anche precisato che gli stessi fatti, se ne ricorrono tutti gli elementi costitutivi, possono ancora oggi configurare il diverso reato di truffa.

La questione della truffa e gli altri motivi

La Corte ha invece rigettato gli altri motivi di ricorso. In particolare, ha ritenuto infondata la doglianza sulla configurabilità della tentata truffa. Secondo i giudici, il fatto che le vittime avessero avvisato la Polizia e che fosse stata organizzata una “consegna controllata” del denaro non esclude l’idoneità degli artifici e raggiri. La valutazione, infatti, deve essere fatta ex ante, cioè dal punto di vista dell’agente al momento della condotta, e non sulla base di eventi successivi che ne hanno impedito la consumazione.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili i motivi che contestavano la valutazione delle prove e la motivazione della sentenza di condanna, in quanto rappresentavano una richiesta di riesame del merito dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità.

Le motivazioni

La motivazione centrale della sentenza risiede nell’applicazione diretta del principio stabilito dalle Sezioni Unite. La Cassazione ribadisce che il legislatore del 2019, abrogando l’art. 346 c.p., ha determinato una cesura netta con il passato. La nuova fattispecie di traffico di influenze illecite non è una semplice evoluzione della precedente, ma un reato strutturalmente diverso. Di conseguenza, per il principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, un fatto commesso sotto la vigenza della vecchia norma non può essere punito in base a quella nuova.

La Corte ha quindi annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente ai reati riqualificati come traffico di influenze, “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Per le restanti accuse, come truffa e tentata truffa, la responsabilità dell’imputato è stata invece confermata.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza ha un’importante implicazione pratica: le condotte di millantato credito commesse prima della riforma del 2019 non sono più punibili come tali, né possono essere automaticamente ricondotte al nuovo reato di traffico di influenze. La condanna per tali fatti è stata quindi annullata. Poiché la responsabilità per gli altri reati (truffa) è stata confermata, la Corte ha disposto il rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che avrà il compito di ricalcolare la pena complessiva, tenendo conto solo dei reati per i quali la condanna è diventata definitiva.

Esiste continuità normativa tra il vecchio reato di millantato credito e il nuovo traffico di influenze illecite?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite, ha stabilito che non sussiste continuità normativa tra il reato di millantato credito “corruttivo” (abrogato nel 2019) e la nuova fattispecie di traffico di influenze illecite. Pertanto, il fatto non è più previsto dalla legge come reato.

Una condotta di millantato credito commessa prima della riforma del 2019 può ancora essere punita?
Non più come millantato credito, in quanto il reato è stato abrogato. Tuttavia, la sentenza chiarisce che la stessa condotta poteva e può ancora configurare il diverso reato di truffa, a condizione che siano stati formalmente contestati e accertati tutti gli elementi costitutivi di quest’ultima fattispecie.

L’intervento delle forze dell’ordine che organizzano una “consegna controllata” di denaro esclude il reato di tentata truffa?
No. La Corte ha affermato che l’idoneità degli artifici e raggiri a ingannare la vittima deve essere valutata “ex ante”, cioè basandosi sulla situazione al momento in cui la condotta viene posta in essere. Il successivo intervento delle forze dell’ordine, che svela l’inganno, non rende la condotta penalmente irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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