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Traffico di influenze illecite: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31172 del 2024, ha annullato una condanna per traffico di influenze illecite. L’imputato si era fatto consegnare denaro con il pretesto di remunerare un magistrato per accelerare un procedimento. La Suprema Corte, seguendo un recente orientamento delle Sezioni Unite, ha riqualificato il reato in truffa, dichiarandolo estinto per prescrizione, poiché non era stata provata l’esistenza effettiva di un’influenza.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traffico di influenze illecite: quando è truffa?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31172/2024) torna a fare luce sulla complessa distinzione tra il reato di traffico di influenze illecite e quello di truffa. Il caso, che riguarda un soggetto che si era fatto consegnare del denaro con il pretesto di corrompere un magistrato, offre lo spunto per analizzare come l’ordinamento giuridico tratti le condotte di chi millanta relazioni con pubblici ufficiali. La Suprema Corte, seguendo un importantissimo orientamento delle Sezioni Unite, ha annullato la condanna, riqualificando il fatto e dichiarandolo estinto per prescrizione.

I Fatti di Causa

Un uomo veniva condannato in primo e secondo grado per essersi fatto consegnare una somma di 15.000 euro da due coniugi. Il pretesto era quello di dover remunerare un magistrato della Corte d’Appello per ottenere un’accelerazione nella trattazione di un procedimento civile relativo al risarcimento dei danni subiti dalla loro figlia in un incidente stradale.

I giudici di merito avevano qualificato questa condotta come traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.), in riforma dell’originaria imputazione di millantato credito (art. 346 c.p., oggi abrogato). L’imputato, tuttavia, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la sua condotta, basata sulla millanteria di relazioni inesistenti, dovesse essere piuttosto inquadrata nel reato di truffa.

L’Analisi della Cassazione sul Traffico di Influenze Illecite

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’applicazione dei principi stabiliti dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 19357 del 2024. Questa storica pronuncia ha chiarito che non esiste continuità normativa tra il vecchio reato di “millantato credito corruttivo” e l’attuale traffico di influenze illecite.

Le Sezioni Unite hanno spiegato che le due fattispecie sono strutturalmente diverse:

* Millantato Credito: Puniva chi ingannava la vittima vantando un’influenza inesistente su un pubblico ufficiale.
* Traffico di Influenze Illecite: Punisce una mediazione illecita basata su una relazione (anche solo asserita) con un pubblico ufficiale, con un’intesa criminosa tra il mediatore e chi paga.

Di conseguenza, una condotta che prima rientrava nel millantato credito non può essere automaticamente riqualificata come traffico di influenze illecite. Può, invece, configurare il reato di truffa (art. 640 c.p.), a condizione che siano contestati e provati tutti i suoi elementi costitutivi: gli artifizi e raggiri, l’induzione in errore e l’ingiusto profitto con altrui danno.

Le Motivazioni della Decisione

Applicando questi principi al caso di specie, la Suprema Corte ha osservato che dalle sentenze di merito non emergeva alcun elemento che provasse l’effettiva esistenza di un’influenza del ricorrente sul magistrato, né la concreta possibilità che tale influenza potesse svilupparsi. La condotta si risolveva, quindi, in una pura “millanteria” volta a ingannare le persone offese per ottenere un ingiusto profitto.

Questa ricostruzione integra perfettamente gli elementi della truffa. La Corte ha quindi proceduto alla riqualificazione del fatto contestato al capo B nel reato di cui all’art. 640 c.p. Tuttavia, una volta riqualificato il fatto, i giudici hanno dovuto constatare l’avvenuto decorso del termine di prescrizione.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al capo B, dichiarando il reato estinto per prescrizione. La sentenza rappresenta un’importante applicazione pratica dei principi fissati dalle Sezioni Unite, ribadendo che il semplice vantare conoscenze nel pubblico impiego per farsi dare denaro non configura automaticamente il grave reato di traffico di influenze illecite, ma può essere ricondotto, se ne sussistono i presupposti, alla fattispecie di truffa. Poiché la rideterminazione della pena complessiva richiedeva un nuovo giudizio, la Corte ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per questo specifico adempimento.

Quando il vantare un’influenza su un giudice è traffico di influenze illecite e quando è truffa?
Secondo la sentenza, si ha truffa quando l’influenza è meramente vantata e inesistente, e la condotta si esaurisce nell’ingannare la vittima per ottenere un profitto. Si configura invece traffico di influenze illecite quando la mediazione si basa su una relazione, anche solo asserita ma potenzialmente sviluppabile, e vi è un’intesa tra chi paga e il mediatore per compiere un atto illecito.

È possibile riqualificare automaticamente il reato di millantato credito (ora abrogato) in traffico di influenze illecite?
No. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che non vi è continuità normativa tra le due figure. Una condotta di millantato credito può essere riqualificata come truffa, ma non automaticamente come traffico di influenze illecite, poiché le due fattispecie hanno strutture diverse.

Cosa succede se un reato viene riqualificato in un altro che, nel frattempo, si è prescritto?
Come avvenuto in questo caso, se il giudice riqualifica il fatto in un reato diverso e accerta che per quest’ultimo sono già decorsi i termini massimi di prescrizione, deve dichiarare il reato estinto e prosciogliere l’imputato per tale capo d’accusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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