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Traffico di influenze: i confini del reato

La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso di un indagato, annullando l’ordinanza cautelare per il reato di traffico di influenze illecite. La Corte ha ritenuto non sufficientemente provati gli elementi costitutivi del reato, in particolare l’illiceità della mediazione e il corrispettivo pattuito. Ha invece confermato la gravità indiziaria per l’intestazione fittizia di beni con l’aggravante di agevolare un sodalizio mafioso.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traffico di Influenze: Quando la Mediazione non è Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 234/2024, offre un’importante lezione sui limiti e i presupposti del reato di traffico di influenze illecite, previsto dall’art. 346-bis del codice penale. In un caso complesso che spazia dall’intestazione fittizia di beni alla truffa, i giudici hanno annullato una misura cautelare proprio su questo specifico reato, delineando con precisione quando una mediazione, anche se opaca, non integra la fattispecie criminosa.

Il Contesto: Intrecci Societari e Sospetti Criminali

Il caso origina da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che, pur annullando l’accusa di associazione mafiosa, aveva confermato una misura cautelare (arresti domiciliari) nei confronti di un soggetto per una serie di altri reati. Tra questi spiccavano l’intestazione fittizia di una società di tour marittimi, aggravata dall’agevolazione a un sodalizio di ‘ndrangheta, e, appunto, il traffico di influenze illecite.

Secondo l’accusa, l’indagato e un socio erano meri prestanome di una società in realtà gestita da esponenti di una nota famiglia criminale, al fine di schermare i beni da possibili misure di prevenzione patrimoniale.

Il Traffico di Influenze sotto la Lente della Cassazione

Il punto cruciale del ricorso accolto dalla Cassazione riguarda l’accusa di traffico di influenze. L’ipotesi accusatoria si basava su un presunto accordo illecito: un avvocato avrebbe sfruttato la sua amicizia con un pubblico ufficiale (un capitano di vascello) per risolvere pendenze amministrative relative all’ormeggio di un’imbarcazione.

Tuttavia, la Corte ha rilevato una carenza probatoria fondamentale. Non era stato chiarito:
1. Il prezzo della mediazione: mancava la prova della dazione o promessa di denaro o altra utilità all’avvocato, distinta dal suo normale compenso professionale.
2. L’illiceità della mediazione: non era stato specificato in che modo la mediazione dovesse essere illecita. Una conversazione intercettata in cui si parlava genericamente di “sfruttare una cosa per il notturno” è stata giudicata troppo vaga per costituire l’attuazione di un’intesa criminale.

La Corte ha ribadito che per configurare il reato, l’accordo tra il privato e il mediatore deve essere finalizzato alla commissione di un illecito penale idoneo a produrre vantaggi indebiti, non bastando il mero uso di una relazione personale per un fine altrimenti lecito.

L’Intestazione Fittizia: un Quadro Indiziario Solido

Di segno opposto è stata la valutazione sul reato di intestazione fittizia (art. 512-bis c.p.). In questo caso, la Cassazione ha ritenuto inammissibili le doglianze della difesa, confermando la solidità del quadro indiziario costruito dal Tribunale. Attraverso numerose intercettazioni, era emersa chiaramente la posizione dominante della famiglia criminale nella gestione della società, dalle decisioni strategiche al controllo dei conti. L’assunzione di uno degli esponenti come dipendente e i legami di parentela non sono stati ritenuti elementi sufficienti a smentire l’effettivo coinvolgimento gestionale, volto a eludere l’applicazione di misure di prevenzione.

le motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si fonda su una netta distinzione tra la solidità delle prove richieste per una misura cautelare e la semplice supposizione. Per il traffico di influenze, i giudici hanno censurato la motivazione del Tribunale perché non spiegava quale fosse il patto illecito e il suo specifico contenuto. L’accusa non può basarsi su conversazioni ambigue o sulla mera esistenza di un rapporto di amicizia tra il mediatore e il pubblico ufficiale. È necessario dimostrare, a livello di gravità indiziaria, l’esistenza di un accordo avente ad oggetto una mediazione che sia illecita nei suoi scopi o mezzi, e per la quale sia stato pattuito un prezzo specifico.

Per l’intestazione fittizia, invece, le motivazioni del Tribunale sono state giudicate logiche e ben argomentate. Le conversazioni intercettate fornivano prova diretta del controllo egemonico esercitato da soggetti terzi sulla società, rendendo la titolarità formale dell’indagato una mera finzione. Correttamente è stata ravvisata anche l’aggravante di agevolazione mafiosa, poiché l’operazione permetteva al sodalizio di infiltrarsi in un settore economico legale, al riparo da misure ablatorie.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente al delitto di traffico di influenze, con rinvio al Tribunale di Catanzaro per un nuovo esame. Ciò significa che il Tribunale dovrà rivalutare quel capo d’accusa attenendosi ai principi espressi dalla Cassazione, verificando se esistano elementi concreti per sostenere l’illiceità della mediazione. La decisione, pur parziale, ha un’implicazione significativa: il quadro indiziario complessivo a carico dell’indagato si indebolisce, e il giudice del rinvio dovrà riconsiderare anche l’adeguatezza della misura cautelare alla luce della nuova situazione processuale.

Quando una mediazione basata su relazioni personali costituisce il reato di traffico di influenze?
Secondo la sentenza, non è sufficiente sfruttare una relazione con un pubblico ufficiale. Il reato si configura solo se la mediazione è illecita, ovvero finalizzata a compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio o un altro illecito penale, e se per tale mediazione viene dato o promesso un compenso che non sia la legittima remunerazione per un’attività professionale.

Perché la Corte ha confermato l’accusa di intestazione fittizia di beni?
La Corte ha ritenuto che vi fossero prove sufficientemente gravi (gravità indiziaria), basate principalmente su intercettazioni telefoniche, che dimostravano come l’indagato fosse solo un prestanome. La gestione effettiva della società, incluse le decisioni strategiche ed economiche, era riconducibile a esponenti di un sodalizio criminale, i quali avevano interesse a nascondere la reale proprietà dei beni per evitare misure di prevenzione.

Cosa succede dopo l’annullamento parziale di un’ordinanza cautelare da parte della Cassazione?
Il procedimento viene rinviato al giudice che ha emesso il provvedimento (in questo caso, il Tribunale del riesame), il quale dovrà riesaminare il punto annullato attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione. In questo caso, il Tribunale dovrà rivalutare l’accusa di traffico di influenze e, di conseguenza, riconsiderare l’intero quadro cautelare e la necessità della misura applicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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