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Traduzione atti giudiziari: quando è obbligatoria?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11601/2024, ha stabilito che la mancata traduzione immediata di un’ordinanza di custodia cautelare a un indagato straniero non ne causa la nullità. È sufficiente che la traduzione atti giudiziari avvenga entro un ‘termine congruo’ per garantire il diritto di difesa. Il ricorso è stato rigettato, confermando la validità della misura cautelare e la sussistenza di gravi indizi per spaccio di stupefacenti.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traduzione Atti Giudiziari per Stranieri: la Cassazione Definisce il ‘Termine Congruo’

La recente sentenza n. 11601 del 2024 della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale per la tutela dei diritti della difesa: la traduzione atti giudiziari per gli indagati che non comprendono la lingua italiana. Il caso specifico riguardava un’ordinanza di custodia in carcere, ma i principi espressi hanno una valenza generale. La Corte ha chiarito che il diritto alla traduzione non implica un obbligo di contestualità, ma deve essere garantito entro un ‘termine congruo’.

I Fatti di Causa

Un cittadino di nazionalità sudanese veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, tra cui hashish, cocaina ed eroina. Già in sede di convalida del fermo era emerso che l’indagato non conosceva la lingua italiana, tanto da richiedere la nomina di un interprete.

L’ordinanza applicativa della misura, emessa il 3 luglio, veniva tradotta solo il 10 luglio, a distanza di sette giorni. L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva prima ricorso al Tribunale del riesame e, a seguito del rigetto, ricorso per cassazione, lamentando la nullità del provvedimento per violazione del diritto di difesa.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente basava la sua impugnazione su tre motivi principali:
1. Nullità per mancata traduzione: Si sosteneva che l’ordinanza fosse nulla perché non era stata tradotta in una lingua comprensibile all’indagato al momento della sua emissione, ledendo così il suo diritto a comprendere immediatamente le ragioni della privazione della libertà.
2. Errata qualificazione del reato: La difesa riteneva che i fatti dovessero essere inquadrati nell’ipotesi di reato di lieve entità, data la quantità di stupefacente.
3. Carenza di gravi indizi e di esigenze cautelari: Si contestava la sussistenza di prove sufficienti a giustificare la misura e la reale necessità di mantenerla.

La Decisione della Corte: La Traduzione Atti Giudiziari e il ‘Termine Congruo’

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in tutti i suoi motivi. Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione dell’art. 143 del codice di procedura penale, che disciplina il diritto all’interprete e alla traduzione degli atti.

La Corte ha specificato che la norma non impone che la traduzione di un provvedimento cautelare debba essere immediata o contestuale alla sua adozione. Al contrario, la legge prevede che l’autorità giudiziaria debba provvedere alla traduzione “entro un termine congruo tale da consentire l’esercizio del diritto di difesa”.

Questo presuppone, secondo i giudici, che la traduzione possa essere successiva all’emissione dell’atto. Di conseguenza, il ricorrente ha errato nel sostenere la necessità di una traduzione immediata. Nel caso di specie, la difesa non aveva contestato la congruità del termine di sette giorni, ma si era limitata a insistere sulla presunta necessità di un’attuazione istantanea, pretesa non prevista dalla legge.

Le Altre Valutazioni della Corte

La Cassazione ha respinto anche gli altri motivi di ricorso:
* Lieve entità: La non trascurabile quantità di sostanza rinvenuta (oltre 220 grammi di hashish nella stanza dell’indagato e altri 100 grammi in altre aree dell’abitazione), unita all’intenso andirivieni di persone notato dalle forze dell’ordine, è stata considerata un chiaro indicatore di un’attività di spaccio non marginale, escludendo così l’ipotesi della lieve entità.
* Gravi indizi ed esigenze cautelari: Il ritrovamento della maggior parte dello stupefacente nella stanza occupata dal ricorrente è stato ritenuto un grave indizio di colpevolezza. Le esigenze cautelari sono state confermate sulla base dell’articolata attività di spaccio e del fatto che l’indagato non risultava svolgere alcuna lecita attività lavorativa sul territorio nazionale, elementi che configurano un concreto rischio di reiterazione del reato.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’analisi testuale e logica dell’art. 143 c.p.p. La norma, finalizzata a garantire un esercizio effettivo del diritto di difesa, bilancia questa esigenza con le necessità operative della giustizia. Imporre una traduzione immediata di atti complessi come le ordinanze cautelari potrebbe paralizzare l’attività giudiziaria. La nozione di ‘termine congruo’ permette al giudice di valutare caso per caso, assicurando che l’indagato abbia il tempo necessario per comprendere l’atto e predisporre la propria difesa, ad esempio impugnando il provvedimento. La Corte sottolinea che il termine per impugnare, in questi casi, decorre dal momento in cui l’indagato riceve la traduzione, garantendo così la pienezza del suo diritto.

Conclusioni

La sentenza n. 11601/2024 consolida un principio importante in materia di traduzione atti giudiziari. Il diritto alla comprensione degli atti non si traduce in un obbligo di contestualità, ma in un dovere dell’autorità di agire con solerzia per fornire la traduzione in un tempo ragionevole. Questa interpretazione offre un equilibrio tra l’efficienza del sistema giudiziario e la sacralità del diritto di difesa, specificando che la violazione si configura non per il semplice ritardo, ma quando questo ritardo diventa ‘incongruo’ e pregiudica concretamente le facoltà difensive dell’indagato.

È obbligatoria la traduzione immediata di un’ordinanza di custodia cautelare per un indagato che non parla italiano?
No. Secondo la sentenza, la legge non impone una traduzione immediata o contestuale all’emissione del provvedimento. È necessario che la traduzione avvenga “entro un termine congruo” che consenta all’indagato di esercitare pienamente il proprio diritto di difesa.

Cosa succede se un’ordinanza cautelare non viene tradotta?
La sentenza richiama un recente orientamento delle Sezioni Unite secondo cui la mancata traduzione rende l’ordinanza affetta da nullità. Tuttavia, chiarisce che tale nullità non si verifica se la traduzione, pur non essendo immediata, avviene in un tempo ragionevole successivo all’emissione dell’atto.

Perché la Corte ha escluso la qualificazione del reato come di ‘lieve entità’?
La Corte ha escluso la lieve entità sulla base di due elementi principali: la non trascurabile quantità di sostanza stupefacente rinvenuta (circa 320 grammi totali tra hashish e altre droghe) e l’osservazione di un intenso andirivieni di persone presso l’abitazione, considerato un chiaro indicatore di un’attività di spaccio strutturata e non occasionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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