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Testimonianza indiretta polizia: quando è valida?

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti a seguito di un incidente, ha presentato ricorso in Cassazione. La sua difesa si basava sull’inutilizzabilità della testimonianza di un agente di polizia, considerata una testimonianza indiretta in quanto riportava le dichiarazioni del personale sanitario intervenuto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la deposizione dell’agente non costituisce testimonianza indiretta vietata, poiché le informazioni sono state raccolte nell’immediatezza dei fatti, in un contesto di urgenza e al di fuori di un atto formale di indagine. La Corte ha inoltre ritenuto implicitamente rigettata la richiesta di non punibilità per tenuità del fatto, data la gravità del comportamento dell’imputato.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Testimonianza Indiretta della Polizia: Quando è Ammissibile? L’Analisi della Cassazione

La validità della prova raccolta dalla polizia giudiziaria è un tema centrale nel processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, chiarendo i confini della testimonianza indiretta e la sua utilizzabilità. La vicenda riguarda un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti, la cui colpevolezza è stata provata principalmente grazie alle dichiarazioni raccolte da un agente nell’immediatezza di un incidente stradale.

I Fatti del Caso: L’incidente e la Fuga

Il caso ha origine da un incidente stradale. L’imputato veniva condannato in primo grado e in appello per essersi messo alla guida di un’autovettura in stato di ebbrezza alcolica e di alterazione psicofisica dovuta all’uso di cannabinoidi, provocando un sinistro. La difesa dell’imputato sosteneva che mancasse la prova certa che fosse lui il conducente, poiché al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine egli si trovava nelle campagne circostanti e non all’interno del veicolo.

Tuttavia, la Corte d’Appello aveva confermato la condanna basandosi sulla testimonianza di un agente di polizia giudiziaria. Quest’ultimo, giunto sul posto, aveva raccolto le dichiarazioni del personale sanitario del 118, il quale aveva riferito di aver trovato l’imputato da solo accanto al veicolo incidentato. Inoltre, era emerso che l’uomo, una volta trasportato in ambulanza, aveva dato in escandescenze, spintonando medico e infermieri per poi darsi alla fuga, venendo ritrovato poco dopo dai Carabinieri a circa 300 metri di distanza.

I Motivi del Ricorso e la questione della Testimonianza Indiretta

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione lamentando due vizi principali:

1. Mancanza di motivazione e violazione di legge: Secondo la difesa, la condanna si fondava su una prova inutilizzabile, ovvero la testimonianza indiretta dell’agente di polizia. L’agente aveva riferito ciò che gli era stato detto dai sanitari, i quali non erano mai stati sentiti come testimoni nel processo. Ciò, a detta del ricorrente, violava l’articolo 195 del codice di procedura penale.
2. Omessa motivazione sulla tenuità del fatto: La difesa lamentava che la Corte d’Appello non si fosse pronunciata sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131 bis c.p.

La Decisione della Corte: La Validità della Prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo entrambi i motivi infondati e fornendo chiarimenti cruciali sulla nozione di testimonianza indiretta e sui doveri di motivazione del giudice.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha stabilito che la deposizione dell’agente di polizia non poteva essere qualificata come testimonianza indiretta inutilizzabile. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il divieto di testimonianza indiretta per gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria non si applica alle dichiarazioni raccolte al di fuori di un contesto procedimentale formale, specialmente in situazioni di eccezionale e straordinaria urgenza.

Nel caso specifico, l’agente aveva raccolto le informazioni dal personale sanitario nell’immediatezza dei fatti, sul luogo dell’incidente. Non si trattava di un’interrogazione formale, ma di un’acquisizione di notizie sul campo, indispensabile per la ricostruzione dell’accaduto. In tale contesto operativo, le dichiarazioni apprese non rientrano nel divieto di legge e costituiscono una prova pienamente utilizzabile.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha osservato che il rigetto della richiesta di applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto può essere anche implicito. La sentenza di appello, descrivendo dettagliatamente il disvalore del comportamento dell’imputato – che aveva spintonato i soccorritori e tentato la fuga – aveva già espresso una valutazione di gravità del fatto incompatibile con la sua particolare tenuità. Pertanto, il giudice non era tenuto a fornire una motivazione esplicita e separata su questo punto.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, consolida l’orientamento secondo cui le informazioni raccolte dalla polizia giudiziaria “a caldo”, in contesti di emergenza e al di fuori di atti formali, sono pienamente valide come prova testimoniale. In secondo luogo, ribadisce che il giudice non è obbligato a rispondere punto per punto a ogni istanza difensiva, potendo il rigetto di una richiesta desumersi logicamente dalla struttura complessiva della motivazione della sentenza.

La testimonianza di un poliziotto che riferisce quanto detto da altri è sempre una testimonianza indiretta inutilizzabile?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non si qualifica come testimonianza indiretta inutilizzabile se le dichiarazioni sono state raccolte in una situazione di eccezionale urgenza e al di fuori di uno specifico contesto procedimentale formale, come nell’immediatezza di un incidente.

È possibile essere condannati per guida in stato di ebbrezza anche se non si viene trovati all’interno del veicolo?
Sì. Nel caso di specie, la condanna è stata confermata sulla base di un complesso di elementi probatori, tra cui la testimonianza che l’imputato era stato trovato da solo accanto al veicolo incidentato subito dopo il sinistro, oltre al suo successivo tentativo di fuga.

Il giudice deve sempre motivare esplicitamente il rigetto di ogni singola richiesta della difesa?
No. Secondo la Suprema Corte, una richiesta, come quella di applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto, può ritenersi implicitamente disattesa quando la struttura argomentativa della sentenza contiene elementi incompatibili con il suo accoglimento, come la descrizione di un comportamento particolarmente grave dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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