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Testimone irreperibile: ricorso inammissibile

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. Il motivo si basava sull’esclusione di un testimone irreperibile, ritenuto decisivo dalla difesa. La Corte ha stabilito che l’esclusione era legittima per non ritardare il processo, confermando la condanna e le sanzioni pecuniarie.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Testimone irreperibile: quando la sua assenza rende il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19310/2025, offre importanti chiarimenti sulla gestione del testimone irreperibile nel processo penale e sulle conseguenze che tale situazione può avere sull’esito del giudizio, fino a determinare l’inammissibilità del ricorso. Il caso in esame, relativo a un’accusa di ricettazione, mette in luce il bilanciamento tra il diritto alla prova della difesa e il principio della ragionevole durata del processo.

I Fatti di Causa

Un imputato veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.). La difesa decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando un unico motivo: l’errata esclusione di un teste a difesa. Secondo il ricorrente, tale testimone sarebbe stato fondamentale per dimostrare la sua innocenza. In particolare, il teste avrebbe dovuto riferire sulle modalità di contatto tra l’imputato e una grande catena di abbigliamento, e soprattutto confermare che la richiesta di produzione dei manufatti (oggetto del reato) proveniva proprio da quest’ultima, circostanza che avrebbe potuto escludere la consapevolezza della provenienza illecita della merce.

I giudici di merito avevano tuttavia escluso la testimonianza, poiché il teste non era stato trovato all’indirizzo di residenza indicato, risultando di fatto irreperibile.

La Decisione della Corte di Cassazione e la gestione del testimone irreperibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La sentenza si basa su due principi cardine della procedura penale.

In primo luogo, la Corte ribadisce che il giudice, ai sensi dell’art. 495, comma 4, c.p.p., ha il potere di revocare l’ammissione di una prova testimoniale non solo quando questa non appaia più decisiva, ma anche quando la sua assunzione sia diventata incompatibile con il principio di ragionevole durata del processo. Nel caso specifico, la continua irreperibilità del teste, la cui citazione avrebbe procrastinato il processo sine die (senza una data definita), ha giustificato la sua esclusione. Il comportamento del teste, che di fatto si sottraeva all’esame, è stato considerato ostativo alla celere definizione del giudizio.

Le Motivazioni

La Corte ha fornito motivazioni dettagliate per la sua decisione. Sul tema del testimone irreperibile, si è sottolineato che l’attestazione del postino, il quale aveva dichiarato il soggetto “sconosciuto” all’indirizzo fornito, costituisce un atto proveniente da un pubblico ufficiale. Tale attestazione gode di fede privilegiata e non può essere smentita dalla semplice produzione di un certificato di residenza, come tentato dalla difesa. L’unico strumento giuridico per contestare la veridicità di tale atto sarebbe stata la proposizione di una querela di falso, procedura mai attivata dal ricorrente.

Un secondo punto rilevante riguarda la richiesta di liquidazione delle spese processuali avanzata dalle parti civili. La Cassazione ha rigettato tale richiesta. Richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 877/2022), la Corte ha chiarito che, nei procedimenti in camera di consiglio non partecipata, la parte civile ha diritto al rimborso delle spese solo se contribuisce attivamente alla discussione giuridica, contrastando in modo specifico i motivi del ricorso. Nel caso di specie, le parti civili si erano limitate a una richiesta generica di rigetto o inammissibilità, senza entrare nel merito delle questioni sollevate dalla difesa. Tale comportamento non è stato ritenuto sufficiente a giustificare la condanna dell’imputato al pagamento delle loro spese legali.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre due importanti lezioni pratiche. Primo, il diritto alla prova non è assoluto e deve essere bilanciato con l’esigenza di celebrare processi in tempi ragionevoli. La difesa ha l’onere di assicurare la presenza dei propri testimoni, e l’irreperibilità prolungata può legittimamente portare alla revoca dell’ammissione della prova. Secondo, le parti civili che intendono ottenere il rimborso delle spese in Cassazione devono svolgere un ruolo attivo, non limitandosi a una mera richiesta formale, ma argomentando puntualmente contro le tesi del ricorrente. In assenza di tale contributo, la loro richiesta di liquidazione delle spese sarà respinta.

Quando un giudice può revocare l’ammissione di un testimone già ammesso nel processo?
Un giudice può revocare l’ammissione di una prova testimoniale non solo quando non appare più decisiva, ma anche quando la sua assunzione diventa incompatibile con il principio della ragionevole durata del processo, come nel caso di un testimone che si sottrae sistematicamente all’esame.

Come si può contestare l’attestazione di un postino che dichiara un testimone sconosciuto all’indirizzo di residenza?
L’attestazione del postino è un atto proveniente da un pubblico ufficiale. Pertanto, per contestarne la veridicità, non è sufficiente presentare un certificato di residenza, ma è necessario avviare una specifica procedura legale chiamata “querela di falso”.

In Cassazione, quando la parte civile ha diritto al rimborso delle spese legali se il ricorso dell’imputato è inammissibile?
La parte civile ha diritto al rimborso delle spese solo se ha svolto un’attività difensiva concreta, contrastando specificamente i motivi del ricorso dell’imputato. Se si limita a chiedere la dichiarazione di inammissibilità o il rigetto senza argomentare, come nel caso di specie, la liquidazione delle spese non è dovuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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