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Terzo non estraneo al reato: guida alla confisca

La Cassazione chiarisce la nozione di ‘terzo non estraneo al reato’, annullando un’ordinanza che aveva liberato dal sequestro i beni dell’amministratrice di un’associazione. L’amministratrice, pur non indagata, aveva firmato un contratto di sublocazione fonte del profitto di una bancarotta fraudolenta. La Corte ha stabilito che la negligenza nell’adempiere ai propri doveri esclude la buona fede, rendendo i beni confiscabili.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Terzo non estraneo al reato: confisca possibile anche per negligenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure patrimoniali, chiarendo i confini della figura del terzo non estraneo al reato. La decisione sottolinea come la confisca del profitto illecito possa colpire anche chi, pur non essendo autore del crimine, non ha agito con la dovuta diligenza, finendo per avvantaggiarsi di attività criminali altrui. Questo caso offre uno spaccato dettagliato su come la negligenza e la mancanza di vigilanza possano costare caro.

Il Caso: La Sublocazione Anomala e il Sequestro

La vicenda trae origine da un’operazione finanziaria complessa legata al fallimento di una società a responsabilità limitata. Gli inquirenti hanno ipotizzato un reato di bancarotta fraudolenta impropria a carico degli amministratori della società fallita e del titolare di fatto di un’associazione sportiva dilettantistica. Secondo l’accusa, questi soggetti avrebbero orchestrato un piano per sottrarre risorse alla società destinata al fallimento.

Il meccanismo era semplice: un immobile di pregio (una ‘foresteria’) di proprietà della società veniva concesso in locazione all’associazione sportiva per un canone irrisorio e mai corrisposto. L’associazione, a sua volta, sublocava lo stesso immobile a terzi per un canone di mercato molto elevato, incassando profitti che sarebbero dovuti spettare ai creditori della società fallita.

In questo contesto, l’amministratrice unica dell’associazione, pur non essendo indagata per il reato di bancarotta, ha firmato uno dei contratti di sublocazione. Sulla base di ciò, la Procura ha ottenuto un sequestro preventivo per un importo di 48.000 euro, pari al profitto derivante da quel contratto, ritenendo l’amministratrice un terzo non estraneo al reato.

La Decisione del Tribunale del Riesame e il Ricorso del PM

In un primo momento, il Tribunale del Riesame ha annullato il sequestro. Secondo i giudici, non vi era prova che l’amministratrice fosse consapevole del disegno fraudolento architettato alle sue spalle, in particolare dal suo cognato, ritenuto il vero dominus dell’associazione. Il Tribunale ha ipotizzato che la donna fosse stata semplicemente ‘pilotata’, agendo in una condizione che escludeva la malafede.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando due vizi principali:
1. Contraddittorietà della motivazione: Sostenere che l’amministratrice fosse ‘pilotata’ non è sufficiente a escludere la sua malafede.
2. Errata applicazione della legge: Il Tribunale ha confuso la figura del terzo non estraneo al reato con quella del concorrente nel reato. Per essere considerato ‘terzo estraneo’ e quindi tutelato dalla confisca, non basta non aver commesso il reato, ma è necessaria la ‘buona fede’, esclusa anche dalla semplice colpa.

L’analisi del ‘terzo non estraneo al reato’ secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del PM, annullando l’ordinanza del Riesame e rinviando per un nuovo giudizio. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione della buona fede in ambito penale.

La Nozione di ‘Buona Fede’ nel Diritto Penale

I giudici di legittimità hanno chiarito che il concetto di buona fede rilevante per escludere la confisca presso terzi è molto più stringente di quello civilistico. Non è sufficiente una semplice ignoranza, ma è richiesta una totale assenza di colpa. In altre parole, un terzo non può beneficiare della tutela se, usando l’ordinaria diligenza richiesta dalla situazione concreta, avrebbe potuto e dovuto sospettare dell’origine illecita dei beni.

I Doveri dell’Amministratore e la Colpa

Nel caso specifico, l’amministratrice di un’associazione, anche se non riconosciuta, è tenuta a rispettare le regole del mandato. Questo implica un dovere di agire con la ‘diligenza del buon padre di famiglia’ e di sorvegliare sugli atti di gestione. L’aver sottoscritto un contratto di sublocazione per un immobile di cui l’associazione non poteva disporre, attestando falsamente il contrario, rappresenta una grave violazione di tali doveri.

Secondo la Cassazione, il fatto di essere stata ‘pilotata’ dal cognato non la scusa, ma anzi, potrebbe costituire la prova di un difetto di vigilanza e di una colpevole acquiescenza a strategie altrui. Questo comportamento negligente è incompatibile con lo stato di buona fede necessario per essere considerati ‘terzo estraneo al reato’.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione del Tribunale del Riesame ‘meramente apparente’, poiché non ha condotto un’analisi puntuale degli elementi di fatto e di diritto. I giudici del rinvio dovranno quindi rivalutare la posizione dell’amministratrice, non limitandosi a verificare l’assenza di un suo coinvolgimento doloso nel reato di bancarotta, ma accertando se il suo comportamento sia stato connotato da negligenza tale da escludere la buona fede. La sentenza stabilisce che l’onere di allegare la propria buona fede spetta all’interessato, e la semplice passività o l’essere stato ‘strumentalizzato’ non è di per sé sufficiente a dimostrarla. La violazione dei doveri di diligenza e vigilanza propri della carica di amministratore assume un peso decisivo in questa valutazione.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce che il perimetro della responsabilità patrimoniale per i reati altrui è più ampio di quanto si possa pensare. La confisca del profitto può raggiungere chiunque ne abbia beneficiato senza essere in una posizione di buona fede qualificata, ovvero esente da qualsiasi colpa. Per gli amministratori di società o associazioni, ciò si traduce in un monito severo: non è possibile abdicare ai propri doveri di controllo e diligenza, neanche di fronte a figure familiari o dominanti. Una gestione passiva e negligente può esporre il proprio patrimonio personale alle misure ablatorie dello Stato, trasformando un soggetto formalmente estraneo al crimine in un bersaglio legittimo della confisca.

Chi è il ‘terzo non estraneo al reato’ ai fini della confisca?
È un soggetto che, pur non avendo partecipato alla commissione del reato, ha ricevuto o possiede beni che costituiscono il profitto del reato stesso e non si trova in una condizione di ‘buona fede’. La buona fede è esclusa non solo dalla conoscenza dell’origine illecita dei beni, ma anche da un’ignoranza colpevole, ovvero quando, con la normale diligenza, si sarebbe potuto conoscere tale provenienza.

Può essere confiscato il profitto di un reato che si trova nel patrimonio di un soggetto non indagato?
Sì, il sequestro e la successiva confisca sono possibili se tale soggetto è qualificabile come ‘terzo non estraneo al reato’. La misura non ha natura sanzionatoria nei suoi confronti, ma mira a sottrarre un arricchimento ritenuto ingiusto, in quanto la sua posizione non è meritevole di tutela a causa dell’assenza di buona fede.

Quali doveri di un amministratore, se violati, possono escludere la sua buona fede?
L’amministratore di un ente, anche di un’associazione non riconosciuta, ha il dovere di agire con la diligenza richiesta dalle regole del mandato. Deve sorvegliare gli atti di gestione, anche se realizzati da un amministratore di fatto. La violazione di questi doveri, come firmare contratti senza verificarne i presupposti di legittimità (ad esempio, la disponibilità del bene), costituisce un comportamento negligente che esclude la buona fede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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