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Terrorismo 270-bis: ricorso inammissibile

Un individuo, indagato per partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo (art. 270-bis c.p.), ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo ruolo non è riesaminare le prove, ma verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del giudice di merito. La sentenza conferma che una sistematica attività di propaganda e proselitismo online può integrare la condotta di partecipazione al reato di terrorismo 270-bis.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Terrorismo 270-bis: la Cassazione e i limiti del ricorso sulla custodia cautelare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema del terrorismo 270-bis in relazione ai presupposti per la custodia cautelare e ai limiti del sindacato di legittimità. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato, confermando che la valutazione dei gravi indizi di colpevolezza spetta al giudice di merito e che l’attività di propaganda e proselitismo online può configurare la partecipazione a un’associazione terroristica.

I fatti di causa

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Milano, che confermava la misura della custodia cautelare in carcere per un individuo indagato per il reato di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo, ai sensi dell’art. 270-bis del codice penale. Secondo l’accusa, l’indagato avrebbe posto in essere una serie di condotte, tra cui la pubblicazione di giuramenti di fedeltà allo Stato Islamico sui social media, minacce a figure istituzionali e l’invio di denaro all’estero per finanziare membri dell’ISIS.

Contro questa decisione, la difesa dell’indagato ha proposto ricorso per cassazione.

I motivi del ricorso e il reato di terrorismo 270-bis

La difesa ha articolato il ricorso su diversi punti, contestando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e la valutazione delle esigenze cautelari. In sintesi, i motivi erano i seguenti:

* Erronea interpretazione delle prove: Secondo il ricorrente, le sue azioni erano state decontestualizzate e interpretate in modo errato. L’atto di obbedienza era di natura puramente religiosa, le affermazioni di essere un terrorista non erano state seguite da alcun atto illecito, e le minacce erano una forma di critica politica.
* Assenza di proselitismo: Le condotte non potevano essere qualificate come atti di propaganda o indottrinamento ai sensi dell’art. 270-bis c.p., ma al massimo come semplici manifestazioni di pensiero.
* Mancanza di attualità delle esigenze cautelari: Le indagini erano iniziate molto tempo prima dell’applicazione della misura, senza che l’indagato avesse mai tentato la fuga o compiuto atti illeciti.

In sostanza, la difesa chiedeva alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio, offrendo una lettura alternativa dei fatti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su principi consolidati in materia di giudizio di legittimità.

Innanzitutto, la Corte ha ribadito che il suo compito non è quello di ricostruire i fatti o di valutare l’attendibilità delle prove, attività che spettano esclusivamente al giudice di merito. Il controllo della Cassazione è limitato alla verifica della correttezza giuridica e della coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato. Nel caso di specie, il ricorso si risolveva nella richiesta di una diversa interpretazione degli elementi indiziari, operazione non consentita in sede di legittimità.

La Corte ha inoltre osservato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dal Tribunale del Riesame, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni di quest’ultimo. Un ricorso è inammissibile se non contiene una critica argomentata e puntuale del provvedimento che contesta.

Nel merito, la Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente applicato la giurisprudenza relativa al reato di terrorismo 270-bis. Ha ricordato che la condotta di partecipazione può consistere anche in una sistematica e reiterata attività di indottrinamento, proselitismo e propaganda apologetica rivolta a terzi, condotta anche attraverso l’uso del web e dei social media. Gli elementi raccolti (detenzione di materiale jihadista, diffusione di messaggi di propaganda) sono stati ritenuti sufficienti a configurare i gravi indizi di colpevolezza richiesti per la misura cautelare.

Infine, per quanto riguarda le esigenze cautelari, la Corte ha fatto riferimento alla presunzione prevista dall’art. 275, comma 3, c.p.p., che per reati di particolare gravità come il terrorismo 270-bis impone la custodia in carcere, salvo prova contraria, ritenendo logica e adeguata la motivazione del Tribunale sul punto.

Le conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi. Primo, il ricorso per cassazione contro le misure cautelari non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. La valutazione delle prove è e rimane di competenza dei giudici di merito, mentre la Cassazione svolge un controllo di legittimità sulla decisione. Secondo, viene confermato che, nell’era digitale, anche l’attività online di propaganda e proselitismo, se sistematica e finalizzata a sostenere un’organizzazione, può integrare la grave fattispecie di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo, giustificando l’applicazione delle più severe misure cautelari.

Quando la propaganda online può essere considerata partecipazione ad un’associazione terroristica ai sensi dell’art. 270-bis c.p.?
Secondo la sentenza, una sistematica e reiterata attività di indottrinamento, proselitismo e propaganda apologetica rivolta a terzi, anche attraverso l’uso costante del web e dei social media per condividere e diffondere messaggi e video, costituisce condotta di partecipazione all’associazione terroristica.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel valutare i gravi indizi di colpevolezza per una misura cautelare?
La Corte di Cassazione non ha il compito di riesaminare le prove o di valutare il peso probatorio degli indizi. Il suo ruolo è verificare che la motivazione del giudice di merito sia immune da violazioni di legge o da vizi logici manifesti, controllando la coerenza del ragionamento che ha portato ad affermare la gravità del quadro indiziario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché, invece di contestare violazioni di legge, cercava di ottenere dalla Corte una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove, operazione non consentita in sede di legittimità. Inoltre, il ricorso riproponeva le stesse argomentazioni già respinte dal Tribunale del Riesame senza un confronto critico con la motivazione di quest’ultimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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