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Termini ricorso cassazione: 15 giorni per l’ente

Una società di costruzioni impugna una misura interdittiva basata sulla responsabilità da reato ex D.Lgs. 231/2001. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile perché tardivo, chiarendo che i termini ricorso cassazione per le misure cautelari a carico degli enti sono di 15 giorni, non di 10.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Ricorso Cassazione: Quando l’Ente ha Solo 15 Giorni per Agire

Nel complesso mondo della giustizia penale, il rispetto delle scadenze procedurali è un pilastro fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, facendo luce sui termini ricorso cassazione applicabili alle misure cautelari contro gli enti indagati ai sensi del D.Lgs. 231/2001. La decisione sottolinea come un ritardo, anche minimo, possa precludere l’esame di argomentazioni difensive potenzialmente valide.

I Fatti del Caso: Una Misura Interdittiva per Corruzione

Una società di costruzioni si è vista applicare una misura cautelare interdittiva dal Tribunale territoriale: il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per un anno. Il provvedimento scaturiva da un’indagine per un illecito dipendente da reato di corruzione, contestato al legale rappresentante della società e a un dirigente pubblico. Secondo l’accusa, il reato era stato commesso nell’interesse e a vantaggio dell’ente, attivando così la responsabilità prevista dal D.Lgs. 231/2001.

La società aveva impugnato l’ordinanza, ma il Tribunale, in sede di appello cautelare, aveva rigettato le sue istanze, confermando la misura. A questo punto, l’ente ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e i termini ricorso cassazione

La difesa della società aveva articolato il proprio ricorso su tre punti principali:

1. Vizio di motivazione: Si contestava la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato presupposto di corruzione, sostenendo che i presunti pagamenti (pranzi offerti sistematicamente) fossero in realtà legati a rapporti amicali.
2. Insussistenza del ‘profitto di rilevante entità’: Si lamentava che il Tribunale avesse affermato in modo apodittico la presenza di un profitto rilevante, presupposto necessario per l’applicazione della misura, senza valutare gli argomenti contrari della difesa.
3. Mancata valutazione delle condotte riparatorie: Si deduceva che i giudici non avessero considerato le azioni intraprese dall’ente per eliminare il pericolo di reiterazione del reato, come la sostituzione del legale rappresentante e l’adozione di nuovi modelli organizzativi.

Tuttavia, prima ancora di poter analizzare queste argomentazioni, la Corte si è dovuta soffermare su un aspetto puramente procedurale: la tempestività del ricorso.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile per Tardività

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il motivo è semplice e perentorio: è stato presentato fuori tempo massimo. Questa decisione, pur senza entrare nel merito della vicenda, offre un chiarimento cruciale sui termini ricorso cassazione.

Il Calcolo dei Termini: 15 Giorni, non 10

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione delle norme che disciplinano le impugnazioni in materia di responsabilità degli enti. L’ordinanza impugnata era stata notificata al difensore della società il 29 settembre 2023, mentre il ricorso per Cassazione era stato depositato il 19 ottobre 2023.

La Corte ha specificato che, per le ordinanze cautelari a carico degli enti, il termine per ricorrere in Cassazione non è quello di dieci giorni previsto per le misure cautelari personali (art. 311 cod. proc. pen.), bensì quello ordinario di quindici giorni stabilito dall’art. 585, comma 1, lett. a), cod. proc. pen. per le decisioni assunte in camera di consiglio. Poiché tra il 29 settembre e il 19 ottobre sono trascorsi più di quindici giorni, il ricorso è risultato tardivo.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento giurisprudenziale consolidato. L’art. 52 del D.Lgs. 231/2001, che regola l’appello e il ricorso per Cassazione in questa materia, rinvia all’art. 325 del codice di procedura penale. Quest’ultimo, a sua volta, disciplina il ricorso contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali (relative a beni o, per estensione, a entità giuridiche). La giurisprudenza ha costantemente chiarito che il termine di dieci giorni, previsto dall’art. 311 c.p.p., è una deroga specifica ed esclusiva per le misure cautelari personali, ovvero quelle che incidono sulla libertà di un individuo. Per tutte le altre misure cautelari, incluse quelle interdittive a carico degli enti, si applica il termine generale di quindici giorni. Il ritardo nel deposito ha quindi reso l’impugnazione irricevibile, impedendo ai giudici di legittimità di esaminare le censure, indipendentemente dalla loro potenziale fondatezza.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza. L’errore nel calcolo dei termini ricorso cassazione ha vanificato l’intera strategia difensiva della società. La pronuncia consolida l’interpretazione normativa, offrendo certezza agli operatori del diritto: le imprese e i loro legali devono prestare la massima attenzione nel calcolare le scadenze per le impugnazioni relative al D.Lgs. 231/2001, sapendo che il termine per rivolgersi alla Cassazione è di quindici, e non dieci, giorni. Una lezione severa sull’importanza cruciale del rispetto delle regole procedurali.

Qual è il termine per presentare ricorso per Cassazione contro un’ordinanza cautelare emessa nei confronti di un ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001?
Il termine è quello ordinario di quindici giorni, come previsto dall’art. 585, comma 1, lett. a), del codice di procedura penale, e non quello di dieci giorni applicabile alle misure cautelari personali.

Perché il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per tardività, poiché è stato depositato oltre il termine perentorio di quindici giorni dalla data di notificazione dell’ordinanza impugnata.

La Corte di Cassazione ha esaminato nel merito i motivi di ricorso della società?
No, la Corte non ha esaminato i motivi nel merito. La tardività del ricorso ne ha determinato l’inammissibilità, un ostacolo procedurale che ha impedito alla Corte di valutare le argomentazioni relative al reato presupposto, al profitto e alle condotte riparatorie dell’ente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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