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Termini indagini preliminari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. L’indagato contestava la violazione dei termini delle indagini preliminari e l’inutilizzabilità delle intercettazioni. La Corte ha stabilito che la trasmissione degli atti per incompetenza funzionale fa decorrere nuovi termini di indagine e che il ritardo nell’iscrizione del nome dell’indagato non rende le prove inutilizzabili. Respinta anche la richiesta di sostituzione della misura cautelare.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Indagini Preliminari: la Cassazione Fa Chiarezza su Trasferimenti e Intercettazioni

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato questioni cruciali riguardo i termini delle indagini preliminari e l’utilizzabilità delle prove raccolte, in particolare le intercettazioni. La decisione offre importanti chiarimenti su come calcolare la durata delle indagini quando gli atti vengono trasferiti da una Procura all’altra per ragioni di competenza. Analizziamo nel dettaglio il caso e le conclusioni a cui sono giunti i giudici.

Il Caso in Esame

Il caso origina dal ricorso di un indagato sottoposto a custodia cautelare in carcere per il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. La difesa ha sollevato tre principali motivi di ricorso contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame:

1. Violazione dei termini massimi delle indagini preliminari: Secondo la difesa, le indagini condotte da una Procura distrettuale erano la mera prosecuzione di quelle già avviate da un’altra Procura ordinaria. Sommando i periodi, il termine massimo sarebbe stato superato, rendendo inutilizzabili le intercettazioni successive.
2. Illegittimità delle intercettazioni: Si contestava la validità di un decreto di intercettazione di urgenza e della sua successiva proroga, sostenendo che fossero stati emessi in violazione delle norme procedurali.
3. Violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità della misura cautelare: La difesa chiedeva la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari, data la presenza di un figlio in tenerissima età e l’impegno lavorativo della madre, che ne impedirebbe un’adeguata assistenza.

Le Questioni Giuridiche Affrontate e i termini delle indagini preliminari

La Corte è stata chiamata a pronunciarsi su tre punti nevralgici della procedura penale.

Il primo e più rilevante riguarda la decorrenza dei termini delle indagini preliminari in caso di trasmissione degli atti da un ufficio del Pubblico Ministero a un altro per incompetenza funzionale (come nel passaggio da una procura ordinaria a una distrettuale antimafia). La difesa sosteneva che i termini non dovessero ricominciare da capo, ma proseguire da dove si erano interrotti.

Il secondo punto verteva sulla regolarità formale e sostanziale dei decreti di intercettazione. La questione era se un decreto di proroga tardivo o un nuovo decreto emesso dopo la scadenza del precedente potessero inficiare la validità delle registrazioni.

Infine, il terzo motivo di ricorso ha imposto alla Corte di valutare se le esigenze lavorative di un genitore possano integrare la condizione di ‘assoluta impossibilità’ ad assistere i figli, requisito necessario per ottenere la sostituzione della misura cautelare in carcere per l’altro genitore.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in ogni sua parte, fornendo motivazioni dettagliate per ciascuna censura.

In merito al primo motivo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: i termini delle indagini preliminari decorrono dalla data in cui il Pubblico Ministero iscrive il nome della persona nel registro delle notizie di reato. Questa valutazione è discrezionale e non sindacabile dal giudice, ferma restando la responsabilità disciplinare o penale del magistrato in caso di negligenza. La Corte ha chiarito che il principio secondo cui i termini ricominciano a decorrere dalla nuova iscrizione a seguito di trasmissione degli atti vale non solo per l’incompetenza territoriale, ma anche per quella funzionale. Pertanto, il trasferimento dalla Procura ordinaria a quella distrettuale ha legittimamente fatto partire un nuovo conteggio dei termini.

Sul secondo motivo, relativo alle intercettazioni, la Corte ha ritenuto il motivo ‘meramente reiterativo’ e aspecifico. La difesa si era limitata a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dal Tribunale del Riesame, senza confrontarsi criticamente con la motivazione di quest’ultimo. La Corte ha quindi dichiarato l’inammissibilità della censura.

Infine, riguardo alla richiesta di sostituzione della misura cautelare, la Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale. I giudici hanno sottolineato che la ‘assoluta impossibilità’ della madre di assistere il figlio, richiesta dalla legge, è una condizione rigorosa che non può essere integrata dalla mera difficoltà derivante da un’attività lavorativa, anche se impegnativa. La difesa non aveva fornito prove concrete di tale impossibilità, limitandosi ad asserirla.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma principi fondamentali in materia di procedura penale. In primo luogo, consolida l’autonomia dei termini delle indagini preliminari in caso di passaggio di competenza tra procure, garantendo al nuovo inquirente il tempo necessario per svolgere le proprie investigazioni. In secondo luogo, ricorda l’onere per la difesa di formulare ricorsi specifici, che si confrontino puntualmente con le decisioni impugnate, pena l’inammissibilità. Infine, la pronuncia delinea con rigore i presupposti per la deroga alla custodia cautelare in carcere per i genitori di figli piccoli, specificando che le normali esigenze lavorative non sono, di per sé, sufficienti a dimostrare l’assoluta impossibilità di assistenza richiesta dalla normativa.

Se gli atti di un’indagine vengono trasferiti da una Procura a un’altra per competenza, i termini delle indagini preliminari continuano o iniziano di nuovo?
Secondo la Corte, in caso di trasmissione degli atti per incompetenza (sia territoriale che funzionale), i termini per le indagini preliminari ricominciano a decorrere dalla nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato da parte della Procura competente.

Un ritardo nell’iscrizione del nome di un indagato nel registro delle notizie di reato rende inutilizzabili le prove raccolte?
No. La Corte ha ribadito che eventuali ritardi nell’iscrizione, pur se abnormi, sono privi di conseguenze sull’utilizzabilità degli atti di indagine. La decorrenza dei termini è ancorata alla data effettiva dell’iscrizione, e la valutazione sulla sua tempestività è discrezionale del Pubblico Ministero.

L’attività lavorativa di una madre è considerata una ‘assoluta impossibilità’ ad assistere un figlio piccolo, tale da giustificare la scarcerazione del padre?
No. La sentenza chiarisce che la condizione di ‘assoluta impossibilità’ della madre di assistere i figli non è integrata da una situazione di mera difficoltà, come quella derivante da un’attività lavorativa, anche se svolta per molte ore al giorno. Tale condizione deve essere dimostrata concretamente e non solo asserita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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