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Termini impugnazione: ricorso tardivo è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per guida in stato di ebbrezza a causa del mancato rispetto dei termini impugnazione. L’ordinanza sottolinea la natura perentoria dei termini processuali, evidenziando che il superamento del limite di 45 giorni per presentare l’appello, calcolato dal deposito della motivazione della sentenza, preclude l’esame nel merito del ricorso, anche se questo solleva questioni sostanziali.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione: Quando la Scadenza è Fatale per il Ricorso

Nel processo penale, il rispetto dei termini impugnazione non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale di ammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, dichiarando inammissibile un ricorso presentato anche solo pochi giorni dopo la scadenza. Questo caso, relativo a una condanna per guida in stato di ebbrezza, dimostra come un errore procedurale possa vanificare qualsiasi argomento di merito, anche se potenzialmente fondato. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti lezioni che se ne possono trarre.

I Fatti del Caso: Guida in Stato di Ebbrezza e Incidente Notturno

Un automobilista veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per il reato di guida in stato di ebbrezza. I fatti contestati erano aggravati dal verificarsi in orario notturno e dall’aver provocato un incidente stradale. Le analisi avevano rivelato un tasso alcolemico significativamente superiore al limite legale (1,38 g/l e 1,35 g/l). La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la pena, rideterminandola in 2 mesi di arresto e 2.400 euro di ammenda, con sostituzione della pena detentiva in un’ulteriore ammenda.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il difensore dell’imputato proponeva ricorso per cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Vizio di motivazione: si sosteneva che l’imputato non fosse alla guida al momento dell’intervento delle forze dell’ordine, ma fosse fermo a bordo strada.
2. Erronea applicazione della legge penale: si lamentava la mancata applicazione di una causa di giustificazione (art. 51 c.p.) o della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Mancato riconoscimento dei benefici di legge: si contestava la negazione di ulteriori benefici previsti dalla normativa.

La Decisione della Cassazione: il Ruolo Cruciale dei Termini Impugnazione

Nonostante le argomentazioni presentate, la Corte di Cassazione non è nemmeno entrata nel merito della questione. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo. La Corte ha meticolosamente ricostruito il calcolo dei termini impugnazione, dimostrando l’errore fatale della difesa.

Il calcolo è stato il seguente:
Sentenza d’appello: emessa il 3 luglio 2024, con motivazione riservata a 90 giorni.
Deposito della motivazione: avvenuto il 12 settembre 2024.
Decorrenza del termine: il termine per impugnare ha iniziato a decorrere dal 1° ottobre 2024.
Durata del termine: essendo l’imputato presente al processo di primo grado, il termine era di 45 giorni (art. 585, comma 1, lett. c, c.p.p.).
Scadenza: il termine è quindi scaduto il 16 novembre 2024.
Deposito del ricorso: il ricorso è stato depositato solo il 30 novembre 2024, ben oltre la scadenza.

La Corte ha inoltre precisato che non era applicabile l’aumento di quindici giorni previsto per il difensore di un imputato giudicato in assenza, poiché l’imputato era presente nel primo grado di giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è netta e si fonda su un principio cardine del diritto processuale: la perentorietà dei termini. I termini stabiliti dalla legge per compiere un atto processuale, come l’impugnazione di una sentenza, non sono derogabili. Il loro mancato rispetto comporta la decadenza dal diritto di compiere quell’atto. Di conseguenza, un ricorso depositato oltre la scadenza è irrimediabilmente inammissibile. Questa regola garantisce la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo, impedendo che le decisioni giudiziarie restino indefinitamente ‘sub iudice’. La Corte ha sottolineato che la tardività del ricorso impedisce qualsiasi valutazione sul merito delle doglianze, che di fatto non vengono neppure esaminate.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto. Dimostra in modo inequivocabile che la cura degli aspetti procedurali è tanto importante quanto la solidità degli argomenti di merito. Un errore nel calcolo dei termini può precludere l’accesso alla giustizia e rendere definitiva una condanna, indipendentemente dalla fondatezza delle ragioni dell’imputato. La diligenza e la precisione nel monitorare le scadenze processuali si confermano, quindi, come pilastri insostituibili della difesa tecnica.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato depositato tardivamente, ovvero oltre il termine perentorio di 45 giorni previsto dalla legge per l’impugnazione.

Come si calcolano i termini per l’impugnazione in un caso come questo?
I termini decorrono dalla data di deposito della motivazione della sentenza. Poiché l’imputato era presente nel giudizio di primo grado, il termine per impugnare era di 45 giorni. Nel caso specifico, il termine è scaduto il 16 novembre 2024, mentre il ricorso è stato presentato il 30 novembre 2024.

L’aumento di 15 giorni del termine per l’impugnazione era applicabile?
No. La Corte ha specificato che l’aumento di quindici giorni previsto dall’art. 585, comma 1-bis, c.p.p. si applica solo al difensore dell’imputato giudicato in assenza, condizione non verificatasi nel caso di specie, dato che l’imputato era presente al processo di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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