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Termini impugnazione: ricorso tardivo è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per uso indebito di carte di pagamento. La decisione si fonda sul mancato rispetto dei termini di impugnazione, in quanto il ricorso è stato depositato oltre il quindicesimo giorno previsto dalla legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione: Quando un Ricorso Tardivo Diventa Inammissibile

Nel processo penale, il rispetto dei termini di impugnazione è un pilastro fondamentale che garantisce la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la mancata osservanza di queste scadenze procedurali porti a conseguenze irrevocabili per l’imputato. Il caso in esame riguarda un ricorso dichiarato inammissibile proprio per essere stato presentato oltre il limite temporale previsto dalla legge, confermando così una condanna per utilizzo indebito di strumenti di pagamento.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado nei confronti di un imputato per il reato previsto dall’art. 493-ter del codice penale. L’uomo era stato ritenuto responsabile di uso illecito di carte di pagamento e condannato, nonostante il riconoscimento di attenuanti generiche, a una pena di quattro mesi di reclusione e 200,00 euro di multa.

Successivamente, la Corte di Appello confermava integralmente la sentenza di primo grado. Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, l’ultimo grado di giudizio possibile.

I Motivi del Ricorso e i termini di impugnazione

Il difensore dell’imputato aveva articolato il ricorso in Cassazione su tre distinti motivi:

1. Violazione di legge processuale: Si lamentava l’assenza del difensore durante una fase del giudizio, a seguito di una rinuncia al mandato comunicata prima della decisione, ritenendo irrilevante la scadenza del termine per il deposito delle conclusioni scritte.
2. Vizio di motivazione: Si contestava la fondatezza dell’accertamento di responsabilità, sostenendo la mancanza di prove concrete circa l’indebito utilizzo della carta di credito.
3. Errata qualificazione giuridica: Si chiedeva di riqualificare il reato da consumato a tentato, con la conseguente necessità di trasmettere nuovamente gli atti al pubblico ministero per le opportune modifiche.

Tuttavia, prima ancora di poter analizzare nel merito queste doglianze, la Corte di Cassazione si è dovuta soffermare su un aspetto preliminare e dirimente: la tempestività del ricorso stesso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per un motivo puramente procedurale: la tardività. La legge, in particolare l’art. 585, comma 1, lett. a) del codice di procedura penale, stabilisce che il termine per proporre impugnazione è di quindici giorni quando la sentenza viene emessa con redazione immediata dei motivi, come nel caso di specie.

La sentenza della Corte di Appello era stata emessa il 28 maggio 2024. Il termine di quindici giorni per presentare ricorso scadeva quindi il 12 giugno 2024. Il ricorso, invece, è stato depositato in cancelleria solo il 27 giugno 2024, ben oltre la scadenza perentoria. Questo ritardo ha reso l’impugnazione irricevibile, impedendo alla Corte di esaminare i motivi di merito sollevati dalla difesa.

La decisione sottolinea un principio cardine del nostro ordinamento: i termini di impugnazione sono perentori, ovvero non ammettono deroghe o proroghe. Il loro mancato rispetto comporta la decadenza dal diritto di impugnare, rendendo definitiva la sentenza precedente.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

L’inammissibilità del ricorso non è una mera formalità, ma produce effetti sostanziali molto gravi per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte di Cassazione ha condannato l’imputato a due sanzioni economiche:

1. Il pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato.
2. Il versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle Ammende, una sanzione pecuniaria prevista per chi adisce la Corte con un ricorso inammissibile, senza che vi siano motivi di esonero.

Questa pronuncia ribadisce con forza l’importanza di una gestione attenta e meticolosa delle scadenze processuali. Un errore, anche di pochi giorni, può precludere ogni possibilità di far valere le proprie ragioni in giudizio, con conseguenze patrimoniali e personali significative.

Qual è il termine per impugnare una sentenza penale con motivazione contestuale?
Il termine per impugnare, secondo l’art. 585, comma 1, lett. a) c.p.p., è di quindici giorni, che decorrono dalla data in cui è stata emessa la sentenza.

Cosa accade se un ricorso viene depositato oltre il termine stabilito dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non entra nel merito dei motivi presentati, ma si limita a constatare il mancato rispetto di un requisito procedurale, rendendo definitiva la sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
A norma dell’art. 616 c.p.p., la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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