Termini Impugnazione: Quando un Ricorso Tardivo Diventa Inammissibile
Nel processo penale, il rispetto dei termini di impugnazione è un pilastro fondamentale che garantisce la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la mancata osservanza di queste scadenze procedurali porti a conseguenze irrevocabili per l’imputato. Il caso in esame riguarda un ricorso dichiarato inammissibile proprio per essere stato presentato oltre il limite temporale previsto dalla legge, confermando così una condanna per utilizzo indebito di strumenti di pagamento.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado nei confronti di un imputato per il reato previsto dall’art. 493-ter del codice penale. L’uomo era stato ritenuto responsabile di uso illecito di carte di pagamento e condannato, nonostante il riconoscimento di attenuanti generiche, a una pena di quattro mesi di reclusione e 200,00 euro di multa.
Successivamente, la Corte di Appello confermava integralmente la sentenza di primo grado. Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, l’ultimo grado di giudizio possibile.
I Motivi del Ricorso e i termini di impugnazione
Il difensore dell’imputato aveva articolato il ricorso in Cassazione su tre distinti motivi:
1. Violazione di legge processuale: Si lamentava l’assenza del difensore durante una fase del giudizio, a seguito di una rinuncia al mandato comunicata prima della decisione, ritenendo irrilevante la scadenza del termine per il deposito delle conclusioni scritte.
2. Vizio di motivazione: Si contestava la fondatezza dell’accertamento di responsabilità, sostenendo la mancanza di prove concrete circa l’indebito utilizzo della carta di credito.
3. Errata qualificazione giuridica: Si chiedeva di riqualificare il reato da consumato a tentato, con la conseguente necessità di trasmettere nuovamente gli atti al pubblico ministero per le opportune modifiche.
Tuttavia, prima ancora di poter analizzare nel merito queste doglianze, la Corte di Cassazione si è dovuta soffermare su un aspetto preliminare e dirimente: la tempestività del ricorso stesso.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per un motivo puramente procedurale: la tardività. La legge, in particolare l’art. 585, comma 1, lett. a) del codice di procedura penale, stabilisce che il termine per proporre impugnazione è di quindici giorni quando la sentenza viene emessa con redazione immediata dei motivi, come nel caso di specie.
La sentenza della Corte di Appello era stata emessa il 28 maggio 2024. Il termine di quindici giorni per presentare ricorso scadeva quindi il 12 giugno 2024. Il ricorso, invece, è stato depositato in cancelleria solo il 27 giugno 2024, ben oltre la scadenza perentoria. Questo ritardo ha reso l’impugnazione irricevibile, impedendo alla Corte di esaminare i motivi di merito sollevati dalla difesa.
La decisione sottolinea un principio cardine del nostro ordinamento: i termini di impugnazione sono perentori, ovvero non ammettono deroghe o proroghe. Il loro mancato rispetto comporta la decadenza dal diritto di impugnare, rendendo definitiva la sentenza precedente.
Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità
L’inammissibilità del ricorso non è una mera formalità, ma produce effetti sostanziali molto gravi per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte di Cassazione ha condannato l’imputato a due sanzioni economiche:
1. Il pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato.
2. Il versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle Ammende, una sanzione pecuniaria prevista per chi adisce la Corte con un ricorso inammissibile, senza che vi siano motivi di esonero.
Questa pronuncia ribadisce con forza l’importanza di una gestione attenta e meticolosa delle scadenze processuali. Un errore, anche di pochi giorni, può precludere ogni possibilità di far valere le proprie ragioni in giudizio, con conseguenze patrimoniali e personali significative.
Qual è il termine per impugnare una sentenza penale con motivazione contestuale?
Il termine per impugnare, secondo l’art. 585, comma 1, lett. a) c.p.p., è di quindici giorni, che decorrono dalla data in cui è stata emessa la sentenza.
Cosa accade se un ricorso viene depositato oltre il termine stabilito dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non entra nel merito dei motivi presentati, ma si limita a constatare il mancato rispetto di un requisito procedurale, rendendo definitiva la sentenza impugnata.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
A norma dell’art. 616 c.p.p., la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 756 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 2 Num. 756 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 29/10/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a Agropoli il 07/07/1982
avverso la sentenza del 28/05/2024 della CORTE di APPELLO di SALERNO
Esaminati gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha chiesto che la Corte di Cassazione voglia dichiarare inammissibile il ricorso; lette le conclusioni del difensore, Avv. COGNOME del foro di Salerno, che ha insistito per l’accoglimento del ricorso.
FATTO E DIRITTO
Con sentenza del 28/05/2024 la Corte di Appello di Salerno ha confermato la sentenza emessa il 10/06/2022 dal Tribunale di Vallo della Lucania, con la quale l’imputato appellante NOME COGNOME era stato condannato – previo riconoscimento di attenuanti generiche prevalenti sulla recidiva – alla pena di mesi quattro di reclusione ed euro 200,00 di multa perché ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 493-ter cod. pen.
Propone ricorso per cassazione l’imputato, tramite il difensore di fiducia, eccependo con tre motivi:
la violazione di legge (artt. 178, lett. c, 179 cod. proc. pen.) per assenza del difensore, attesa la rinuncia al mandato comunicata il 24 maggio 2024, prima della decisione, nell’irrilevanza della scadenza del termine per il deposito delle conclusioni scritte;
la violazione di legge e il vizio di motivazione con riferimento all’accertamento di responsabilità, in mancanza di prova circa l’utilizzo indebito della carta di credito;
la violazione di legge (artt. 121 cod. proc. pen. e art. 56 cod. pen.) per la qualificazione del reato da parte del Tribunale nella fattispecie consumata anziché nel contestato tentativo, senza trasmissione degli atti al pubblico ministero.
Il ricorso è stato presentato tardivamente e deve quindi considerarsi inammissibile.
Il termine per impugnare, infatti, ai sensi dell’art. 585, comma 1 lett. a), cod. proc. pen. è di quindici giorni, trattandosi di sentenza con redazione immediata dei motivi ex art. 544, comma 1 cod. proc. pen., con decorrenza nel caso di specie dal 28/05/2024 – data della sentenza – e scadenza al 12/06/2024; il ricorso proposto con deposito in Cancelleria del 27/06/2024 (v. attestazione a pag.1) deve considerarsi pertanto tardivo.
L’inammissibilità del ricorso determina, a norma dell’articolo 616 cod. proc. pen., la condanna al pagamento delle spese del procedimento ed al versamento a favore della Cassa delle Ammende, non emergendo ragioni di esonero, della somma ritenuta equa di C 3.000,00 a titolo di sanzione pecuniaria.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle Ammende.
Così deciso in Roma il 29/10/2024 Il Consigliere estensore
Il Presidente