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Termini impugnazione reati associativi: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una misura di custodia cautelare per reati associativi legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sulla tardività dell’impugnazione, chiarendo che per i termini impugnazione reati associativi non opera la sospensione feriale dei termini processuali, a causa della gravità del reato contestato.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione Reati Associativi: Quando la Sospensione Feriale Non si Applica

La gestione dei termini processuali è un aspetto cruciale della difesa penale, e un errore può avere conseguenze definitive. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale riguardo i termini impugnazione reati associativi, chiarendo quando non è possibile beneficiare della sospensione feriale. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un indagato, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per reati legati al traffico di stupefacenti, tra cui il delitto associativo previsto dall’art. 74 del d.P.R. 309/1990, si vedeva confermare la misura da un’ordinanza del Tribunale di Roma in data 17 luglio 2025. Tramite il suo difensore, l’indagato proponeva ricorso per cassazione avverso tale provvedimento.

Tuttavia, il ricorso veniva depositato telematicamente solo il 10 settembre 2025, ben oltre il termine di legge.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile per Tardività

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito delle doglianze difensive. La ragione è netta e procedurale: il mancato rispetto del termine perentorio per l’impugnazione.

Il Calcolo dei Termini e la Sospensione Feriale

L’articolo 311 del codice di procedura penale stabilisce che il ricorso contro le ordinanze in materia di misure cautelari personali deve essere proposto entro 10 giorni dalla notificazione del provvedimento. Nel caso di specie, la notifica all’indagato e al suo difensore era avvenuta il 7 agosto 2025. Il termine per impugnare scadeva quindi il 17 agosto 2025.

La difesa ha evidentemente contato sulla sospensione feriale dei termini (dal 1 al 31 agosto), che avrebbe posticipato la scadenza. Tuttavia, la Corte ha smontato questa tesi, evidenziando un’eccezione cruciale.

L’Eccezione per i Reati di Criminalità Organizzata e i termini impugnazione reati associativi

La legge n. 742 del 1969, che disciplina la sospensione feriale, prevede all’articolo 2 un’importante deroga. La sospensione non si applica ai procedimenti relativi a reati di criminalità organizzata, specialmente per le impugnazioni di provvedimenti cautelari.

Il punto centrale della sentenza è la definizione di “criminalità organizzata” ai fini di questa norma. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: tale nozione non comprende solo i reati di stampo mafioso, ma si estende a qualsiasi tipo di associazione per delinquere, inclusa quella finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/1990).

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base della ratio legis della norma che esclude la sospensione feriale. L’intento del legislatore è quello di assicurare una trattazione rapida e prioritaria per i procedimenti che riguardano fenomeni criminali di particolare allarme sociale e che incidono sulla libertà personale degli indagati. La natura associativa del reato contestato è l’elemento che qualifica il procedimento come urgente e non soggetto a pause estive.

Di conseguenza, il termine di 10 giorni per l’impugnazione è decorso regolarmente anche durante il mese di agosto, senza interruzioni. La presentazione del ricorso il 10 settembre era, pertanto, irrimediabilmente tardiva.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame offre un monito fondamentale per gli operatori del diritto. Nei procedimenti per reati associativi, compresi quelli in materia di stupefacenti, i termini per le impugnazioni, specialmente avverso misure cautelari, sono perentori e non beneficiano della sospensione feriale. Un errore di calcolo può portare all’inammissibilità del ricorso, precludendo ogni possibilità di far valere le proprie ragioni nel merito. Oltre all’impossibilità di ottenere una revisione del provvedimento, l’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

I termini per impugnare un’ordinanza di custodia cautelare sono sempre sospesi durante il periodo feriale?
No. La sentenza chiarisce che per i procedimenti relativi a reati di criminalità organizzata, inclusa l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90), la sospensione feriale non si applica ai termini di impugnazione.

Cosa si intende per ‘reati di criminalità organizzata’ ai fini della non applicazione della sospensione feriale?
La Corte specifica che la nozione non si limita ai soli reati di stampo mafioso, ma include qualsiasi tipo di associazione per delinquere, come quella prevista dalla legge sulla droga, che abbia carattere strutturato e finalizzato alla commissione di delitti.

Quali sono le conseguenze di un ricorso presentato oltre i termini previsti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta non solo l’impossibilità per il giudice di esaminare il merito della questione, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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