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Termini impugnazione penale: quando decorre l’appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi in un caso di rissa aggravata. La sentenza chiarisce i termini di impugnazione penale nel rito abbreviato, stabilendo che decorrono dal deposito della sentenza, non dalla successiva notifica, anche in presenza di contrasti giurisprudenziali. Viene inoltre negata la legittima difesa a chi partecipa attivamente a uno scontro con reciproca volontà aggressiva, confermando la condanna.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini impugnazione penale: la Cassazione fa chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 138 del 2025, offre importanti chiarimenti sui termini impugnazione penale, in particolare sulla decorrenza per l’appello nel caso di sentenze emesse con rito abbreviato in assenza dell’imputato. La pronuncia affronta anche il delicato tema della legittima difesa nel contesto di una rissa, delineando i confini tra reazione difensiva e partecipazione attiva allo scontro.

I Fatti del Caso: una Rissa e un Appello Tardivo

La vicenda ha origine da una violenta rissa tra due gruppi di persone avvenuta all’esterno di un locale pubblico. In primo grado, alcuni imputati venivano condannati per rissa aggravata e altri reati. La Corte d’Appello, successivamente, dichiarava inammissibili per tardività gli appelli proposti da un gruppo di imputati e riformava parzialmente la posizione di un altro, confermandone però la responsabilità per la rissa.

Contro questa decisione, tutti gli imputati proponevano ricorso per Cassazione. Il primo gruppo sosteneva di aver rispettato i termini, avendo fatto affidamento sulla data di notifica dell’avviso di deposito della sentenza. Il secondo imputato, invece, lamentava la mancata applicazione della legittima difesa, sostenendo di aver reagito a un’aggressione successiva a una prima fase di scontro già conclusa.

La Decisione della Corte sui Termini Impugnazione Penale

La Cassazione ha rigettato tutti i ricorsi, ritenendoli inammissibili. Per quanto riguarda il primo gruppo di ricorrenti, la Corte ha ribadito un principio fondamentale in materia di termini impugnazione penale. Nel giudizio abbreviato, il termine per impugnare la sentenza decorre dalla data del suo deposito in cancelleria e non dalla successiva notifica dell’avviso di deposito all’imputato assente. Quest’ultima, specificano i giudici, è un adempimento non previsto dalla legge e, pertanto, ininfluente ai fini del calcolo dei termini.

Il Ruolo del Contesto Giurisprudenziale

I ricorrenti avevano tentato di giustificare il loro errore invocando l’esistenza di un precedente contrasto giurisprudenziale sul punto, che avrebbe generato un legittimo affidamento. La Corte ha respinto fermamente questa tesi, affermando che la presenza di orientamenti giurisprudenziali divergenti non esonera la difesa dall’adottare l’opzione processuale più prudente. L’incertezza interpretativa, risolta poi da una pronuncia delle Sezioni Unite, non può costituire una scusante per il mancato rispetto di un termine perentorio.

L’Esclusione della Legittima Difesa nella Rissa

Anche il ricorso del secondo imputato, basato sulla legittima difesa, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che la ricostruzione della Corte d’Appello fosse logica e coerente. L’episodio, sebbene articolato in due momenti, è stato considerato come un’unica vicenda caratterizzata da un reciproco intento aggressivo. Il gruppo dell’imputato, dopo una prima fase di scontro, non si era allontanato ma era rimasto sul posto in atteggiamento di sfida, accettando di fatto la continuazione dello scontro. In un contesto di accettazione reciproca della violenza, tipico della rissa, non può trovare spazio la scriminante della legittima difesa.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha fondato la propria decisione su due pilastri argomentativi. Sul piano processuale, ha riaffermato la perentorietà dei termini impugnazione penale e l’irrilevanza di adempimenti di cancelleria non previsti dalla legge ai fini della loro decorrenza. Citando consolidata giurisprudenza, ha chiarito che il principio del legittimo affidamento non può essere invocato in presenza di un contrasto interpretativo, poiché in tali casi la parte ha il dovere di agire con la massima cautela. Sul piano sostanziale, in merito alla rissa, la Corte ha sottolineato come la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito fosse immune da vizi logici. La partecipazione a uno scontro con un atteggiamento provocatorio e l’accettazione della sfida della controparte escludono in radice la possibilità di invocare la legittima difesa, poiché manca il presupposto di una reazione a un’aggressione ingiusta e inevitabile.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per gli operatori del diritto. Conferma la necessità di una scrupolosa attenzione ai termini impugnazione penale, la cui decorrenza non può essere legata ad atti incerti o non previsti normativamente. Inoltre, ribadisce la difficile applicabilità della legittima difesa in contesti di violenza reciproca e accettata, come le risse, dove la volontà aggressiva di tutti i partecipanti rende arduo distinguere tra aggressore e aggredito.

Da quando decorrono i termini per impugnare una sentenza emessa in rito abbreviato in assenza dell’imputato?
I termini decorrono dalla data di deposito della sentenza in cancelleria, e non dalla successiva notifica dell’avviso di deposito, che è un atto non previsto e quindi irrilevante per il calcolo dei termini.

L’esistenza di un contrasto giurisprudenziale può giustificare un errore sui termini processuali?
No. Secondo la Corte, la presenza di orientamenti giurisprudenziali contrastanti non giustifica l’errore né crea un legittimo affidamento. Al contrario, impone alla parte processuale di adottare l’opzione più prudente per non incorrere in decadenze.

È possibile invocare la legittima difesa se si partecipa a una rissa accettando la sfida della controparte?
No. La sentenza chiarisce che la partecipazione a uno scontro caratterizzato da un reciproco intento aggressivo e dall’accettazione della sfida esclude la possibilità di invocare la legittima difesa, poiché viene a mancare il requisito di una reazione necessaria a un’aggressione ingiusta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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