LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termine per impugnare: quando il ricorso è tardivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per reati legati agli stupefacenti, in quanto presentato tardivamente. La decisione chiarisce il calcolo del termine per impugnare: questo decorre dalla scadenza del periodo che il giudice si riserva per il deposito delle motivazioni. In questo caso, il termine di 45 giorni è iniziato a decorrere 90 giorni dopo la pubblicazione della sentenza, rendendo il ricorso, depositato quasi un mese dopo la scadenza, irricevibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine per Impugnare: Guida Pratica su un Caso di Ricorso Tardivo

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. I termini processuali, e in particolare il termine per impugnare una sentenza, non sono semplici formalità, ma pilastri che garantiscono la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare le gravi conseguenze derivanti dalla presentazione tardiva di un ricorso, ribadendo la perentorietà delle scadenze legali.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello per reati previsti dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/1990), decideva di presentare ricorso per Cassazione. Nel suo atto, contestava sia l’affermazione della sua responsabilità penale sia l’adeguatezza del trattamento sanzionatorio ricevuto. Tuttavia, l’ostacolo che ha incontrato non riguardava il merito delle sue argomentazioni, ma un aspetto puramente procedurale: il momento in cui il ricorso era stato depositato.

La Decisione della Corte: La Regola del Termine per Impugnare

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neanche entrare nel merito delle questioni sollevate. La ragione è stata netta e inappellabile: il ricorso era tardivo. La sentenza della Corte d’Appello era stata depositata il 7 giugno 2024, e il giudice si era riservato 90 giorni per redigere e depositare le motivazioni.

Secondo la legge processuale, il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine per impugnare (in questo caso di 45 giorni), non è quello della lettura del dispositivo, ma quello in cui scadono i giorni riservati per la motivazione. Il calcolo è quindi il seguente:

1. Scadenza termine motivazioni: 90 giorni dal 7 giugno 2024, ovvero il 5 settembre 2024.
2. Inizio decorrenza termine impugnazione: Dal 5 settembre 2024 partono i 45 giorni per presentare ricorso.
3. Scadenza finale: Il termine scadeva il 20 ottobre 2024. Essendo una domenica, la scadenza è stata prorogata di diritto al giorno successivo, lunedì 21 ottobre 2024.

Il ricorso è stato invece presentato il 19 novembre 2024, quasi un mese dopo la scadenza ultima. Questo ritardo ha reso l’impugnazione irrimediabilmente inammissibile.

Le Motivazioni della Dichiarazione di Inammissibilità

Le motivazioni della Corte sono state lineari e si basano su un principio fondamentale del diritto processuale: la perentorietà dei termini. I termini stabiliti dalla legge per compiere un atto, come l’impugnazione di una sentenza, sono stabiliti a pena di decadenza. Ciò significa che, una volta scaduto il termine, il diritto di compiere quell’atto si estingue definitivamente.

La Corte non ha potuto fare altro che constatare il mancato rispetto di una norma procedurale chiara. La tardività non è un vizio sanabile né un dettaglio trascurabile; è un errore che preclude l’accesso al giudizio di legittimità, indipendentemente dalla fondatezza delle ragioni che si sarebbero volute sostenere. La dichiarazione di inammissibilità è, in questi casi, un atto dovuto.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Tardivo

Le implicazioni pratiche di questa decisione sono severe. Con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva. L’individuo non ha più alcuna possibilità di contestare la sua condanna in quella sede. Inoltre, a causa della sua iniziativa processuale infruttuosa, è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo caso sottolinea in modo esemplare l’importanza cruciale per ogni cittadino di affidarsi a una difesa tecnica attenta e diligente, che ponga la massima attenzione al rispetto delle scadenze processuali, il cui mancato rispetto può vanificare ogni strategia difensiva.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo, ovvero è stato presentato oltre la scadenza del termine perentorio di 45 giorni previsto dalla legge per impugnare la sentenza della Corte d’Appello.

Come si calcola il termine per impugnare una sentenza quando il giudice si riserva dei giorni per le motivazioni?
Il termine per impugnare inizia a decorrere (dies a quo) non dal giorno della sentenza, ma dal giorno in cui scade il periodo che il giudice si è riservato per depositare le motivazioni. In questo caso, il termine di 45 giorni è iniziato 90 giorni dopo il deposito della sentenza.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, determinata dal giudice secondo equità, in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati