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Termine indagini preliminari: i chiarimenti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato in stato di arresti domiciliari per spaccio. La difesa sosteneva l’inutilizzabilità delle prove per superamento del termine indagini preliminari. La Corte ha chiarito che l’emersione di nuovi fatti di reato giustifica una nuova iscrizione nel registro degli indagati, facendo decorrere un nuovo e autonomo termine di indagine. Respinte anche le censure sulla gravità indiziaria e la proporzionalità della misura cautelare.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Indagini Preliminari: Quando una Nuova Iscrizione Azzera il Cronometro?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37744/2025, offre un importante chiarimento su una questione cruciale della procedura penale: la gestione del termine indagini preliminari quando, nel corso di un’investigazione, emergono nuovi fatti di reato a carico dello stesso indagato. La pronuncia stabilisce che una nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato fa decorrere un termine investigativo nuovo e autonomo, legittimando le attività successive. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per una serie di reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, commessi in un arco temporale esteso. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame, basando l’impugnazione su tre motivi principali:

1. Violazione di legge processuale: Si sosteneva l’inutilizzabilità di gran parte del materiale probatorio, in quanto raccolto dopo la scadenza del termine di 18 mesi delle indagini preliminari, avviate con una prima iscrizione nel 2020. Secondo la difesa, una successiva iscrizione nel 2024 sarebbe stata un espediente per aggirare i termini ormai scaduti.
2. Vizio di motivazione e qualificazione del reato: Il ricorrente lamentava l’assenza di gravi indizi di colpevolezza e chiedeva che i fatti venissero riqualificati come spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), dato il numero limitato di cessioni contestate.
3. Mancanza di esigenze cautelari: Infine, si contestava la proporzionalità e adeguatezza della misura degli arresti domiciliari, sostenendo che il Tribunale avesse motivato la decisione in modo apparente e acritico.

L’Analisi della Cassazione sul Termine Indagini Preliminari

Il cuore della sentenza risiede nella risposta al primo motivo di ricorso. La Corte ha rigettato la tesi difensiva, affermando un principio consolidato in giurisprudenza. Quando, durante le indagini, emergono elementi relativi a ulteriori fatti che costituiscono reato, anche se commessi dalla stessa persona già indagata, il Pubblico Ministero ha il dovere di procedere a una nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato (ex art. 335 c.p.p.).

Questa nuova iscrizione non è un mero aggiornamento, ma l’atto che dà formalmente avvio a un nuovo procedimento per i nuovi fatti. Di conseguenza, il termine indagini preliminari, previsto dall’art. 405 c.p.p., decorre autonomamente per ciascuna iscrizione successiva. Non si tratta, quindi, di un aggiramento delle scadenze, ma della corretta applicazione delle regole processuali che garantiscono che ogni notizia di reato sia trattata in modo distinto, con propri termini investigativi.

Gli Altri Motivi di Ricorso: Genericità e Infondatezza

La Corte ha dichiarato inammissibili anche gli altri due motivi, giudicandoli generici e aspecifici.

Sul punto della gravità indiziaria, i giudici hanno sottolineato come il Tribunale del Riesame avesse adeguatamente motivato la decisione, evidenziando non solo le dichiarazioni degli acquirenti, ma anche la continuità e la professionalità dell’attività di spaccio, protrattasi per anni (dal 2017 al 2024) e riguardante sia droghe leggere (hashish e marijuana) sia pesanti (cocaina). Tale quadro complessivo escludeva la possibilità di qualificare il fatto come di lieve entità.

Infine, riguardo alle esigenze cautelari, la Cassazione ha confermato la valutazione del Tribunale, che aveva evidenziato come l’indagato avesse continuato a delinquere nonostante precedenti misure preventive e sanzioni, dimostrando un concreto e attuale rischio di recidiva. La motivazione non era dunque apparente, ma fondata su elementi specifici relativi alla condotta del ricorrente.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi cardine della procedura penale. In primo luogo, viene ribadita l’autonomia di ogni iscrizione della notizia di reato. L’iscrizione per un nuovo reato a carico dello stesso indagato individua un nuovo “dies a quo” (giorno di partenza) da cui decorre il termine massimo delle indagini, senza che vi siano preclusioni all’utilizzo di elementi emersi precedentemente. In secondo luogo, si conferma che la valutazione sulla gravità di un reato di spaccio non può basarsi solo sul dato quantitativo o sul numero di episodi, ma deve considerare tutti i parametri indicati dalla legge, inclusa la continuità e le modalità dell’azione. Infine, la Corte censura la genericità dei motivi di ricorso, ricordando che l’impugnazione deve confrontarsi specificamente con le argomentazioni del provvedimento contestato, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica. Per gli organi inquirenti, conferma la legittimità di proseguire le investigazioni su nuovi filoni emersi, purché si proceda a una corretta e tempestiva iscrizione delle nuove notizie di reato. Per la difesa, sottolinea l’importanza di formulare ricorsi specifici e puntuali, evitando censure generiche che non si confrontano con le motivazioni della decisione impugnata. Soprattutto, ribadisce che la scadenza del termine indagini preliminari non costituisce una “tomba” per le investigazioni, se da queste emergono nuove e distinte fattispecie di reato.

Se durante un’indagine emergono fatti nuovi, il termine delle indagini preliminari già in corso viene semplicemente prorogato?
No, se i fatti nuovi costituiscono un reato diverso o commesso in un tempo diverso, il Pubblico Ministero deve procedere a una nuova iscrizione della notizia di reato. Questa nuova iscrizione fa decorrere un nuovo e autonomo termine per le indagini.

La scoperta di nuovi reati permette di ‘aggirare’ la scadenza dei termini di un’indagine precedente?
La Corte chiarisce che non si tratta di un ‘aggiramento’. L’iscrizione di un nuovo reato a carico dello stesso indagato individua un nuovo ‘dies a quo’ (giorno di partenza) per il computo della durata massima delle indagini, garantendo che ogni illecito sia indagato entro i propri termini di legge.

Per qualificare un reato di spaccio come di ‘lieve entità’ è sufficiente considerare il numero ridotto di cessioni?
No. La Corte ha ribadito che la valutazione deve essere complessiva. Anche con un numero limitato di cessioni documentate, la continuità dell’attività nel tempo, la varietà delle sostanze (leggere e pesanti) e la professionalità dimostrata possono escludere la qualificazione del fatto come di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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