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Termine impugnazione: ricorso tardivo e inammissibile

Due individui, inizialmente assolti per l’indebita percezione di sussidi di disoccupazione, sono stati condannati in appello. Hanno presentato ricorso in Cassazione, ma è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che il termine impugnazione era scaduto, essendo il ricorso stato depositato con dieci giorni di ritardo. L’estensione del termine prevista per gli imputati giudicati in assenza non è stata concessa poiché il processo d’appello si era svolto con rito scritto non partecipato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando il Termine di Impugnazione è Fatale

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto delle scadenze processuali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. La sentenza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come il mancato rispetto del termine impugnazione possa determinare l’esito di un intero processo, rendendo inammissibile un ricorso e definitiva una condanna, a prescindere dalle ragioni di merito. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Dalla Truffa alla Condanna in Appello

La vicenda giudiziaria riguarda due persone accusate di aver attestato falsamente uno stato di disoccupazione per ottenere indebitamente l’indennità NASpI. Il presunto illecito si basava su un fittizio rapporto di lavoro domestico, creato al solo scopo di accedere al sussidio.

In primo grado, il Giudice per l’udienza preliminare aveva assolto gli imputati. Pur riconoscendo la condotta illecita, aveva riqualificato il reato da indebita percezione di erogazioni pubbliche a truffa aggravata. Questa modifica rendeva inutilizzabili le intercettazioni telefoniche, prova chiave dell’accusa, portando così all’assoluzione per insussistenza del fatto.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto appello. La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, ha riconosciuto la colpevolezza degli imputati, riqualificando nuovamente il reato come truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.) e infliggendo una condanna.

La Questione Giuridica: Il Termine di Impugnazione e la Procedura Scritta

Gli imputati hanno quindi presentato ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale. Tuttavia, il punto centrale su cui la Suprema Corte si è soffermata non è stato il merito delle accuse, bensì un aspetto puramente procedurale: la tempestività del ricorso stesso. Il ricorso era stato depositato oltre la scadenza prevista dalla legge.

La difesa sosteneva di poter beneficiare di un termine più lungo, quello concesso agli imputati giudicati ‘in assenza’. La questione, quindi, era stabilire se un procedimento d’appello celebrato con rito ‘cartolare’ (cioè basato solo su atti scritti, senza udienza fisica) potesse essere equiparato a un giudizio in assenza, giustificando così una proroga dei termini per l’impugnazione.

La Decisione della Cassazione sul Termine di Impugnazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili perché presentati tardivamente. La sentenza impugnata era stata emessa l’8 luglio 2024, con un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni (scadenza 6 ottobre 2024). Da quella data, secondo l’art. 585 del codice di procedura penale, decorreva il termine impugnazione di 45 giorni, che scadeva il 20 novembre 2024. I ricorsi, invece, erano stati depositati il 30 novembre 2024, dieci giorni dopo la scadenza.

La Corte ha respinto la tesi difensiva relativa all’applicazione del termine maggiorato di 15 giorni previsto per l’imputato ‘giudicato in assenza’. I giudici hanno chiarito che tale beneficio non si applica nei casi di procedimento camerale non partecipato, come quello svoltosi in appello. In questa modalità, infatti, non viene fissata alcuna udienza alla quale l’imputato abbia diritto di partecipare, ma il processo si svolge interamente per iscritto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la differenza sostanziale tra un ‘giudizio in assenza’ e un ‘procedimento scritto non partecipato’. La condizione di assenza presuppone che sia stata fissata un’udienza fisica e che l’imputato, pur avendone diritto e conoscenza, scelga di non presenziare. Il procedimento scritto, invece, è una modalità processuale semplificata che, per sua natura, non prevede udienze. Di conseguenza, non si può parlare di ‘assenza’ nel senso tecnico del termine.

Questa interpretazione, secondo la Cassazione, è coerente sia con la giurisprudenza precedente sia con la normativa europea (Direttiva UE 2016/343), la quale ammette lo svolgimento di procedimenti per iscritto, a condizione che sia garantito il diritto a un equo processo. Poiché il ricorso è stato presentato fuori tempo massimo, la sentenza di condanna della Corte d’Appello è diventata irrevocabile.

Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini Processuali

Questa sentenza ribadisce un principio cardine del diritto processuale: i termini sono perentori e il loro mancato rispetto ha conseguenze definitive. La decisione sottolinea che le modalità semplificate di trattazione dei processi, come quelle scritte introdotte per far fronte a esigenze di efficienza, non modificano le regole fondamentali sulle impugnazioni. Per avvocati e assistiti, la lezione è chiara: la massima diligenza nel calcolo e nel rispetto del termine impugnazione è essenziale per non precludere il proprio diritto di difesa e vedere una sentenza diventare definitiva per una mera questione di calendario.

Qual è la conseguenza di un ricorso presentato oltre il termine di impugnazione?
Un ricorso presentato oltre il termine stabilito dalla legge è dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esamina il merito della questione e la sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile.

Un imputato in un procedimento d’appello trattato in forma scritta ha diritto a un termine più lungo per l’impugnazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine aggiuntivo di 15 giorni per l’impugnazione, previsto per l’imputato ‘giudicato in assenza’, non si applica quando il processo d’appello si svolge con una procedura scritta (camerale non partecipata) senza che sia stata fissata un’udienza fisica.

Come si calcola il termine di impugnazione se il giudice si riserva 90 giorni per depositare le motivazioni della sentenza?
In base all’art. 585, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale, se il termine per il deposito della motivazione è superiore a 30 giorni, il termine per l’impugnazione è di 45 giorni e decorre dalla scadenza del termine stabilito dal giudice per il deposito, in questo caso dal novantesimo giorno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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