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Termine impugnazione: ricorso inammissibile se tardivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per cessione di sostanze stupefacenti. La decisione non è entrata nel merito delle accuse, ma si è basata su un vizio procedurale: il mancato rispetto del termine impugnazione. L’ordinanza sottolinea come la presentazione tardiva dell’atto renda l’impugnazione irricevibile, confermando la condanna precedente.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione: Quando il Ritardo Costa il Processo

Nel labirinto delle procedure legali, il rispetto dei tempi è un pilastro fondamentale. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ce lo ricorda in modo inequivocabile, evidenziando come il mancato rispetto del termine impugnazione possa vanificare ogni strategia difensiva. Questo caso dimostra che, prima ancora di entrare nel merito di una questione, è il rispetto delle regole procedurali a determinare l’esito di un giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale riguarda un imputato condannato in primo grado e in appello per concorso in cessione continuata di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso. La Corte di Cassazione, in una precedente pronuncia, aveva annullato con rinvio la sentenza d’appello, ma solo limitatamente alla qualificazione giuridica dei fatti.

La Corte d’Appello di Napoli, in sede di rinvio, ha nuovamente giudicato il caso, confermando la condanna. Contro questa nuova sentenza, la difesa dell’imputato ha proposto un ulteriore ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e il Termine Impugnazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel vivo delle argomentazioni difensive. La sua attenzione si è fermata su un aspetto puramente procedurale: il ricorso è stato presentato fuori tempo massimo. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, applicando l’articolo 610 comma 5-bis del codice di procedura penale, che consente una declaratoria di questo tipo senza particolari formalità quando l’inosservanza dei termini è palese.

Il Calcolo del Termine per Impugnare

La Corte ha meticolosamente ricostruito il calcolo del termine impugnazione. La sentenza della Corte d’Appello era stata pronunciata il 26 gennaio 2024, con un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Le motivazioni sono state depositate il 26 aprile 2024, quindi entro il termine stabilito. Da quel momento è scattato il cosiddetto dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il conteggio per presentare il ricorso. Secondo la legge, il termine ultimo (dies ad quem) per impugnare scadeva prima della data in cui il ricorso è stato effettivamente presentato. Questo ritardo, anche se minimo, è risultato fatale.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono radicate in un principio cardine del diritto processuale: la perentorietà dei termini. Le scadenze fissate dalla legge non sono indicative, ma tassative. Il loro scopo è garantire la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo, evitando che le controversie si protraggano all’infinito. Presentare un atto oltre il termine impugnazione stabilito dalla legge equivale a non presentarlo affatto, con la conseguenza che la sentenza impugnata diventa definitiva e non più contestabile. La decisione si fonda sull’articolo 610, comma 5-bis, c.p.p., una norma che rafforza il rigore procedurale e permette alla Corte di Cassazione di ‘filtrare’ rapidamente i ricorsi che presentano vizi formali evidenti, come appunto la tardività.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un monito severo per tutti gli operatori del diritto. L’attenzione alla forma e alle scadenze procedurali non è un mero formalismo, ma una componente essenziale della tutela dei diritti. Un errore nel calcolo del termine impugnazione può compromettere irrimediabilmente l’esito di un processo, rendendo la sentenza di condanna definitiva a prescindere dalla fondatezza delle argomentazioni di merito. Per i cittadini, ciò si traduce nella necessità di affidarsi a professionisti legali non solo competenti nel merito, ma anche estremamente rigorosi e diligenti nella gestione degli aspetti procedurali del contenzioso.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato dopo la scadenza del termine?
Sulla base del provvedimento, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si limita a rilevare l’errore procedurale, rendendo definitiva la sentenza impugnata.

Come si calcola il termine per proporre impugnazione in questo caso?
Il termine (dies a quo) inizia a decorrere dalla data di deposito delle motivazioni della sentenza impugnata. Poiché le motivazioni sono state depositate entro 90 giorni dalla pronuncia, il termine per ricorrere in Cassazione era quello stabilito dall’art. 585 del codice di procedura penale, e il ricorso è stato depositato oltre tale scadenza.

È possibile sanare un ricorso presentato in ritardo?
No, l’ordinanza chiarisce che il mancato rispetto del termine impugnazione è una causa di inammissibilità che non può essere sanata. La legge prevede che possa essere dichiarata senza particolari formalità (ex art. 610 c. 5 bis c.p.p.), sottolineando la natura perentoria e inderogabile del termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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