Termine Impugnazione Penale: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità del Ricorso Tardivo
Nel processo penale, il rispetto delle scadenze è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Il termine impugnazione penale non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità essenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione lo ribadisce con chiarezza, dichiarando inammissibile un ricorso presentato ben oltre i limiti di legge e condannando il ricorrente a significative conseguenze economiche.
I Fatti del Caso: Un Appello Presentato Fuori Tempo Massimo
La vicenda trae origine da un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Perugia. La sentenza impugnata aveva fissato un termine di novanta giorni per il deposito delle motivazioni. Queste ultime, tuttavia, venivano depositate oltre tale scadenza. Di conseguenza, veniva inviata una notifica sia all’imputato (in data 13 maggio 2023) sia al suo difensore (in data 11 maggio 2023).
Da quel momento, iniziava a decorrere il termine di quarantacinque giorni per presentare ricorso. La scadenza ultima era fissata per il 28 giugno 2023. Ciononostante, il ricorso veniva depositato solo il 13 ottobre 2023, quasi quattro mesi dopo il termine ultimo. La Corte ha anche specificato che neppure l’applicazione dell’ulteriore termine di quindici giorni, previsto per l’imputato assente, avrebbe potuto sanare tale ritardo.
La Decisione della Corte sul Termine Impugnazione Penale
Di fronte a una palese tardività, la Corte di Cassazione ha agito in modo rapido e deciso. Avvalendosi della procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale, ha emesso un’ordinanza “de plano”, ovvero senza necessità di udienza, per dichiarare l’inammissibilità del ricorso.
La decisione è stata netta: il mancato rispetto del termine impugnazione penale ha precluso ogni possibilità di esame nel merito delle doglianze sollevate. A questa dichiarazione è seguita, come conseguenza automatica, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Pronuncia
Le motivazioni alla base della decisione sono radicate in un principio fondamentale della procedura penale: la perentorietà dei termini. I termini stabiliti dalla legge per compiere un atto processuale sono categorici e non possono essere derogati, salvo espresse previsioni normative. Il loro scopo è quello di assicurare che i processi abbiano una durata ragionevole e che le sentenze diventino definitive in un tempo certo.
Nel caso di specie, il ricorrente aveva superato abbondantemente il termine di 45 giorni, rendendo il suo atto giuridicamente irricevibile. La Corte non ha fatto altro che applicare rigorosamente la normativa vigente, confermando che la tardività è una causa di inammissibilità che non ammette sanatorie e che impedisce al giudice di valutare le ragioni dell’impugnazione.
Conclusioni
Questa ordinanza funge da importante monito sull’importanza cruciale della diligenza e della tempestività nell’agire processuale. Perdere di vista una scadenza, specialmente il termine impugnazione penale, può avere conseguenze irreversibili. La sanzione non è solo la perdita del diritto di far valere le proprie ragioni in un grado di giudizio superiore, ma anche un aggravio economico non trascurabile. La decisione della Cassazione riafferma che le regole procedurali sono poste a presidio di valori superiori come la certezza del diritto e l’efficienza della giustizia, e il loro rispetto è imprescindibile per ogni operatore del diritto e per ogni cittadino coinvolto in un procedimento penale.
Cosa accade se un ricorso in ambito penale viene depositato dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la corte non entrerà nel merito delle questioni sollevate, e la sentenza precedentemente emessa diventerà definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile per tardività?
La parte che ha presentato il ricorso tardivo viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso specifico è stata quantificata in 3.000 euro.
La legge prevede delle eccezioni o proroghe per il termine di impugnazione?
Il provvedimento menziona l’esistenza di un termine aggiuntivo di quindici giorni previsto per l’imputato assente. Tuttavia, anche tenendo conto di questa potenziale estensione, il ricorso nel caso esaminato risultava comunque tardivo, a dimostrazione della rigidità generale dei termini processuali.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 27915 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 27915 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
RelaCOGNOME: COGNOME NOME
Data Udienza: 14/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a TERNI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 08/07/2022 della CORTE APPELLO di PERUGIA
dato avv so alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
7d)
Ritenuto che il ricorso, depositato il 13 ottobre 2023, proposto da NOME COGNOME è inammissibile, perché proposto oltre il termine per impugnare che, in relazione a sentenza che aveva riservato il termine di deposito della motivazione entro giorno novanta, ma effettivamente depositata fuori termine con avviso notificato a amni dell’imputato il 13 maggio 2023 e al difensore il’11 maggio 2023, il termine di quarantacinque giorni scadeva il 28 giugno 2023;
che, il ricorso non risulta tempestivo neppure tenuto conto dell’ulteriore termine di quindici giorni per impugnare (art. 585, comma 1-bis, cod. proc. pen.), previsto per l’imputato assente;
Considerato che all’inammissibilità dell’impugnazione, che va disposta con ordinanza “de plano” ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis cod. proc. pen., segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, che si ritiene conforme a giustizia liquidare come in dispositivo.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 14 giugno 2024 Il Consigliere COGNOME COGNOME
COGNOME Il Preside