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Termine impugnazione penale: ricorso tardivo è K.O.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché depositato oltre il termine di 45 giorni. La decisione sottolinea la rigidità del termine impugnazione penale, specificando che la proroga di 15 giorni per l’imputato assente non si applica ai procedimenti camerali non partecipati, dove l’appellante non è tecnicamente considerato ‘assente’.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Penale: la Tolleranza Zero della Cassazione sui Ritardi

Nel processo penale, il tempo è un fattore cruciale. Ogni atto, ogni istanza, ogni ricorso è scandito da scadenze precise, la cui violazione può avere conseguenze definitive. Un esempio lampante di questa rigidità emerge da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha ribadito l’importanza assoluta del rispetto del termine impugnazione penale. Questa decisione serve da monito: anche un ritardo di pochi giorni può precludere l’accesso al più alto grado di giudizio, rendendo la condanna definitiva.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado per i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e truffa (art. 640 c.p.). La Corte di Appello, successivamente, aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena ma confermando la responsabilità penale dell’imputato. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge. Tuttavia, l’attenzione della Suprema Corte si è concentrata non sul merito delle censure, ma su un aspetto puramente procedurale: la data di deposito del ricorso.

Il Calcolo del Termine Impugnazione Penale

Il cuore della questione risiede nel calcolo dei giorni a disposizione per impugnare. La Corte di Cassazione ha svolto un’analisi meticolosa:

1. Data del Deposito Motivazioni: La sentenza d’appello è stata depositata con le sue motivazioni il 28 ottobre 2024.
2. Termine Ordinario: Ai sensi dell’art. 585, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale, il termine per proporre ricorso è di 45 giorni a decorrere da tale data.
3. Scadenza: Facendo il calcolo, la scadenza ultima per il deposito del ricorso era fissata per il 4 febbraio 2025.

Il ricorso dell’imputato, invece, è stato depositato telematicamente solo il 6 febbraio 2025, ovvero due giorni oltre il limite massimo consentito. Questo ritardo, sebbene minimo, si è rivelato fatale.

L’Esclusione dell’Aumento del Termine per l’Imputato non Presente

Un punto giuridico di particolare interesse affrontato dalla Corte riguarda la possibilità di beneficiare di un’estensione del termine. Il codice di procedura penale (art. 585, comma 1-bis) prevede un aumento di 15 giorni per l’imputato giudicato in assenza. La difesa, implicitamente, avrebbe potuto sperare in questa proroga.

Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che tale beneficio non era applicabile al caso di specie. Il giudizio d’appello si era svolto con un procedimento camerale non partecipato. In questa modalità, la discussione avviene sulla base di atti scritti, senza la presenza fisica delle parti. Di conseguenza, l’imputato appellante non può essere considerato “assente” nel senso tecnico richiesto dalla norma per ottenere la proroga. Questa interpretazione, consolidata in giurisprudenza, esclude qualsiasi margine di flessibilità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza sono nette e si fondano su un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile poiché tardivo, ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c), c.p.p. La tardività rappresenta una causa di inammissibilità che impedisce al giudice di scendere nel merito dei motivi di ricorso. Non importa quanto fondate potessero essere le doglianze dell’imputato; il mancato rispetto della scadenza procedurale ha chiuso ogni porta a un riesame della sua posizione.

Le Conclusioni

La decisione della Suprema Corte ha conseguenze pratiche immediate e severe. Dichiarando inammissibile il ricorso, la sentenza di condanna della Corte d’Appello è diventata definitiva. L’imputato è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza è un forte richiamo all’importanza della diligenza e della precisione nella gestione delle scadenze processuali. Sottolinea come il termine impugnazione penale sia un presidio di certezza giuridica che non ammette deroghe, se non nei casi espressamente previsti dalla legge. Per gli operatori del diritto, è la conferma che la vigilanza sui termini è un dovere professionale imprescindibile, la cui negligenza può compromettere irrimediabilmente l’esito di un processo.

Quando inizia a decorrere il termine per presentare ricorso in Cassazione?
Il termine di 45 giorni per l’impugnazione inizia a decorrere dalla data di deposito della motivazione della sentenza di appello, non dalla data della lettura del dispositivo in udienza.

Un imputato che non partecipa al giudizio d’appello ha diritto a un termine più lungo per impugnare?
No, se il giudizio di appello si è svolto con rito camerale non partecipato, l’imputato non è considerato “assente” ai sensi di legge e non ha diritto all’aumento di 15 giorni del termine per l’impugnazione, previsto solo per chi è giudicato in assenza in un procedimento partecipato.

Cosa succede se il ricorso per cassazione viene depositato anche un solo giorno dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza che la Corte possa esaminarne il merito. L’imputato viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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