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Termine impugnazione confisca: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il termine per impugnare il rigetto di una revoca di confisca. La sentenza stabilisce che per i procedimenti di prevenzione iniziati prima dell’entrata in vigore del Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011), il termine di impugnazione confisca è di dieci giorni, come previsto dalla precedente legge n. 1423/1956, e non quello generale di quindici giorni. L’appello, presentato tardivamente, è stato quindi correttamente giudicato inammissibile.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Confisca: la Cassazione fa chiarezza sulla vecchia normativa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11841/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione patrimoniale, specificando quale sia il corretto termine impugnazione confisca per i procedimenti sorti prima della grande riforma del Codice Antimafia. La decisione sottolinea l’importanza di individuare la normativa applicabile in base al momento in cui è stato avviato il procedimento, un fattore che può determinare l’ammissibilità o meno di un’impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un provvedimento di confisca di beni emesso nell’ambito di un procedimento di prevenzione patrimoniale avviato nel 2008. Anni dopo, l’interessato presentava un’istanza per la revoca di tale confisca, ai sensi dell’art. 7 della legge 1423/1956. Il Tribunale competente rigettava la richiesta.

Contro questa decisione, la difesa proponeva appello. Tuttavia, la Corte d’Appello dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività, ritenendo che fosse stata presentata oltre il termine di legge. L’interessato, non ritenendo corretta tale valutazione, ricorreva in Cassazione, sostenendo che il termine corretto per l’impugnazione fosse quello generale di 15 giorni previsto dal codice di procedura penale e non quello, più breve, applicato dalla Corte territoriale.

La Questione Giuridica: quale termine per l’impugnazione?

Il nodo centrale della controversia era stabilire quale fosse il termine corretto per appellare il rigetto di un’istanza di revoca della confisca. Il ricorrente sosteneva che, in assenza di una norma specifica che regolasse l’impugnazione di tale provvedimento, si dovessero applicare le regole generali del codice di procedura penale, che prevedono un termine di 15 giorni (artt. 127 e 585 c.p.p.).

La Corte d’Appello, invece, aveva ritenuto applicabile il termine di 10 giorni previsto dalla vecchia legge sulle misure di prevenzione (l. 1423/1956), la stessa su cui si basava l’originario provvedimento di confisca. La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a risolvere questo conflitto interpretativo, decisivo per la sorte dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Cassazione sul termine impugnazione confisca

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ragionamento seguito dai giudici si basa su un principio cardine del diritto: tempus regit actum, ovvero gli atti giuridici sono regolati dalla legge in vigore al momento in cui sono posti in essere.

Il Principio della Legge Applicabile

La Cassazione ha chiarito che, poiché la proposta di applicazione della misura di prevenzione risaliva al 9 aprile 2008, l’intero procedimento, comprese le sue fasi successive come la richiesta di revoca e la relativa impugnazione, doveva essere disciplinato dalla normativa allora vigente, cioè la legge n. 1423/1956, e non dal nuovo Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011), entrato in vigore solo il 13 ottobre 2011.

La Specificità della Norma Prevale sulla Generale

Il punto cruciale della motivazione risiede nel rapporto tra legge speciale e legge generale. L’art. 4 della legge 1423/1956 prevedeva espressamente un termine di dieci giorni per proporre “ricorso in appello” avverso i decreti applicativi delle misure di prevenzione. La Corte ha stabilito che, per coerenza sistematica, lo stesso termine dovesse applicarsi anche all’impugnazione dei provvedimenti che decidono sulla revoca di tali misure.

Le norme del codice di procedura penale, che prevedono il termine di 15 giorni, hanno un carattere residuale. Esse si applicano solo quando la legge speciale non dispone diversamente. In questo caso, esistendo una disposizione specifica nella legge 1423/1956, questa doveva prevalere sulla norma generale.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha confermato un orientamento consolidato: per tutti i procedimenti di prevenzione instaurati prima del 13 ottobre 2011, il regime delle impugnazioni, incluso il termine impugnazione confisca, rimane quello dettato dalla vecchia normativa. Il termine per appellare è, quindi, di dieci giorni dalla comunicazione del provvedimento. La decisione serve da monito sulla necessità di prestare la massima attenzione alla data di avvio del procedimento originario per individuare correttamente i termini procedurali, la cui inosservanza porta alla declaratoria di inammissibilità del gravame, impedendo qualsiasi esame nel merito della questione.

Qual è il termine per impugnare un provvedimento di rigetto di un’istanza di revoca di una confisca disposta prima dell’entrata in vigore del Codice Antimafia (d.lgs. 159/2011)?
Il termine è di dieci giorni dalla comunicazione del provvedimento, come previsto dall’art. 4 della legge n. 1423/1956, che continua ad applicarsi ai procedimenti iniziati prima del 13 ottobre 2011.

Perché non si applica il termine generale di 15 giorni previsto dal codice di procedura penale?
Non si applica perché la legge n. 1423/1956, in quanto normativa speciale per le misure di prevenzione, prevedeva un termine specifico di dieci giorni. Le norme generali del codice di procedura penale hanno carattere residuale e si applicano solo in assenza di una disciplina specifica.

Cosa succede se l’appello viene proposto dopo la scadenza dei dieci giorni?
L’appello viene dichiarato inammissibile per tardività, il che significa che non viene esaminato nel merito. Il proponente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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