Termine Impugnazione Appello: Cosa Succede in Caso di Errore Materiale sulla Data della Sentenza?
Il rispetto del termine impugnazione appello è un cardine del processo penale, la cui violazione comporta la drastica conseguenza dell’inammissibilità. Ma cosa accade se il calcolo di tale termine è viziato da un banale errore materiale contenuto nella sentenza di primo grado? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10189 del 2024, offre un chiarimento fondamentale, riaffermando il principio di prevalenza della sostanza sulla forma a tutela del diritto di difesa.
I Fatti del Caso: Condanna e Appello a Rischio
La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Sassari nei confronti di un imputato per i reati di ricettazione e introduzione nel territorio dello Stato di articoli di abbigliamento contraffatti. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, proponeva appello.
Tuttavia, la Corte di appello di Cagliari dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività. Secondo i giudici di secondo grado, la sentenza del Tribunale era stata emessa il 12 settembre 2019 e depositata il 22 novembre 2019. Da questa data, calcolando i 45 giorni previsti per l’appello, il termine ultimo sarebbe scaduto il 25 gennaio 2020. L’atto di impugnazione, depositato il 3 febbraio 2020, risultava quindi fuori tempo massimo.
L’Errore Materiale e il Calcolo del Termine Impugnazione Appello
L’imputato non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, sostenendo un punto cruciale: la Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su una data errata. La difesa evidenziava come la sentenza di primo grado non fosse stata emessa il 12 settembre, bensì il 26 settembre 2019. Si trattava di un mero errore materiale presente in calce al dispositivo della sentenza depositata.
Questa differenza di 14 giorni era decisiva. Se la data di emissione corretta era il 26 settembre 2019, il termine di 45 giorni per proporre appello (dopo i 90 giorni concessi al giudice per il deposito delle motivazioni) scadeva l’8 febbraio 2020. Di conseguenza, l’appello depositato il 3 febbraio 2020 era pienamente tempestivo.
La Decisione della Cassazione: Prevale la Data Corretta
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno esercitato il loro potere di esaminare gli atti processuali, data la natura della censura. Dall’analisi del verbale d’udienza di primo grado, dell’intestazione della sentenza stessa e dei relativi avvisi, è emerso in modo inequivocabile che la data corretta di emissione del provvedimento era il 26 settembre 2019.
L’indicazione del 12 settembre 2019 era, quindi, un palese errore materiale che non poteva pregiudicare il diritto dell’imputato a impugnare la decisione. Ristabilita la corretta sequenza temporale, la Corte ha dichiarato la tempestività dell’appello.
Le motivazioni
La motivazione della Cassazione si fonda sul principio che gli atti processuali ufficiali, come il verbale d’udienza, fanno piena prova della realtà processuale. Un errore di battitura o una svista nella redazione della sentenza non possono prevalere su quanto attestato nel verbale, che cristallizza lo svolgimento dell’udienza. Di conseguenza, il calcolo dei termini per l’impugnazione doveva essere effettuato partendo dalla data effettiva e corretta del 26 settembre 2019. Una volta superato questo ostacolo procedurale e riconosciuta l’ammissibilità dell’appello, la Corte ha proceduto all’esame del merito. In questa fase, ha rilevato d’ufficio che i reati contestati, commessi il 31 luglio 2013, erano ormai estinti per prescrizione, non essendo emerse cause di sospensione del termine. Pertanto, la Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’estinzione dei reati.
Le conclusioni
Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale: il diritto di difesa e di impugnazione non può essere sacrificato a causa di un errore materiale dell’autorità giudiziaria. La decisione insegna che, di fronte a una discrepanza, è necessario verificare l’intera documentazione processuale per accertare la verità dei fatti. La pronuncia finale di prescrizione, inoltre, evidenzia come la risoluzione di una questione procedurale possa avere un impatto diretto e definitivo sull’esito sostanziale del processo, portando alla sua conclusione.
Un errore materiale sulla data di una sentenza può rendere un appello inammissibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’errore materiale è evidente e la data corretta può essere accertata da altri atti processuali (come il verbale d’udienza), quest’ultima prevale. L’appello presentato entro i termini calcolati sulla data corretta è da considerarsi tempestivo.
Come ha fatto la Corte a stabilire la data corretta della sentenza di primo grado?
La Corte ha visionato gli atti processuali, in particolare l’intestazione della sentenza del Tribunale, il verbale di udienza e i relativi avvisi, dai quali risultava in modo corretto la data di emissione, diversa da quella indicata per errore materiale in calce al dispositivo.
Perché la Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio per prescrizione invece di rimandare il caso alla Corte d’Appello?
Una volta accertato che l’appello era ammissibile, la Corte di Cassazione ha dovuto valutare lo stato del procedimento. Poiché era trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per la prescrizione del reato (commesso nel 2013) senza cause di sospensione, la Corte ha dichiarato l’estinzione del reato, chiudendo definitivamente il caso.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 10189 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 2 Num. 10189 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 13/12/2023
SENTENZA
Sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME NOME, nato in Senegal il DATA_NASCITA, avverso la sentenza del 18/04/2023 della Corte di appello di Sassari; visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso; udita la relazione della causa svolta dal consigliere NOME COGNOME; lette le conclusioni scritte del Pubblico ministero, nella persona del AVV_NOTAIO, che ha chiesto l’annullamento senza rinvio perché il reato è estinto per prescrizione;
RITENUTO IN FATTO
Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Cagliari,, Sezione Distaccata di Sassari, ha dichiarato inammissibile per tardività l’appello del ricorrente avverso la sentenza del Tribunale di Sassari che lo aveva condannato alla pena di giustizia in relazione ai reati di ricettazione e introduzione nel territorio dello Stato di articol di abbigliamento contraffatti.
La sentenza di primo grado, ad avviso della Corte, era stata emessa il 12 settembre 2019 ed era stata depositata il 22 novembre 2019, entro il termine di 90 giorni stabilito dal Tribunale, maturato 111 dicembre 2019 e dal quale doveva farsi decorrere il termine di 45 giorni per proporre l’appello, che era maturato il 25 gennaio 2020 a fronte dell’impugnazione depositata il 3 febbraio 2020.
Ricorre per cassazione l’imputato, deducendo violazione di legge per avere la Corte erroneamente indicato che la sentenza di primo grado era stata emessa il 12 settembre 2019 anziché il 26 settembre 2019, cosicché, rispetto a tale ultima data, l’atto di appello non era tardivo.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è fondato. Dagli atti processuali – che la Corte ha potuto visionare stante la natura processuale della questione – risulta che la sentenza di primo grado è stata emessa non il 12 settembre 2019, come risulta per mero errore materiale dalla indicazione contenuta in calce al dispositivo della sentenza depositata, bensì il 26 settembre 2019, come correttamente si ricava dalla intestazione della sentenza del Tribunale ma, soprattutto, dal verbale di quella udienza oltre che dai relativi avvisi. Ne consegue che, avendo il Tribunale fissato il termine di 90 giorni per il deposito della motivazione (tempestivamente effettuato il 22 novembre 2019), il successivo termine di 45 giorni per proporre appello decorreva dal 25 dicembre 2019, sicché la data ultima per depositare l’impugnazione era quella dell’8 febbraio 2020. L’atto di appello era stato tempestivamente depositato il 3 febbraio 2020.
L’accoglimento del motivo comporta che deve essere rilevata la prescrizione dei reati, commessi il 31 luglio 2013 1 in ass’enza di cause di sospensione.
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché i reati sono estinti per prescrizione.
Così deliberato in Roma, udienza pubblica del 13.12.2023.
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Il Consigliere estensore NOME COGNOME GLYPH
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