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Termine impugnazione appello: l’errore materiale

La Cassazione annulla una sentenza di appello che aveva dichiarato un ricorso inammissibile per tardività. Un errore materiale sulla data della sentenza di primo grado aveva viziato il calcolo del termine impugnazione appello. Una volta accertata la tempestività, la Corte ha dichiarato l’estinzione del reato per prescrizione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Appello: Cosa Succede in Caso di Errore Materiale sulla Data della Sentenza?

Il rispetto del termine impugnazione appello è un cardine del processo penale, la cui violazione comporta la drastica conseguenza dell’inammissibilità. Ma cosa accade se il calcolo di tale termine è viziato da un banale errore materiale contenuto nella sentenza di primo grado? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10189 del 2024, offre un chiarimento fondamentale, riaffermando il principio di prevalenza della sostanza sulla forma a tutela del diritto di difesa.

I Fatti del Caso: Condanna e Appello a Rischio

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Sassari nei confronti di un imputato per i reati di ricettazione e introduzione nel territorio dello Stato di articoli di abbigliamento contraffatti. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, proponeva appello.

Tuttavia, la Corte di appello di Cagliari dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività. Secondo i giudici di secondo grado, la sentenza del Tribunale era stata emessa il 12 settembre 2019 e depositata il 22 novembre 2019. Da questa data, calcolando i 45 giorni previsti per l’appello, il termine ultimo sarebbe scaduto il 25 gennaio 2020. L’atto di impugnazione, depositato il 3 febbraio 2020, risultava quindi fuori tempo massimo.

L’Errore Materiale e il Calcolo del Termine Impugnazione Appello

L’imputato non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, sostenendo un punto cruciale: la Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su una data errata. La difesa evidenziava come la sentenza di primo grado non fosse stata emessa il 12 settembre, bensì il 26 settembre 2019. Si trattava di un mero errore materiale presente in calce al dispositivo della sentenza depositata.

Questa differenza di 14 giorni era decisiva. Se la data di emissione corretta era il 26 settembre 2019, il termine di 45 giorni per proporre appello (dopo i 90 giorni concessi al giudice per il deposito delle motivazioni) scadeva l’8 febbraio 2020. Di conseguenza, l’appello depositato il 3 febbraio 2020 era pienamente tempestivo.

La Decisione della Cassazione: Prevale la Data Corretta

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno esercitato il loro potere di esaminare gli atti processuali, data la natura della censura. Dall’analisi del verbale d’udienza di primo grado, dell’intestazione della sentenza stessa e dei relativi avvisi, è emerso in modo inequivocabile che la data corretta di emissione del provvedimento era il 26 settembre 2019.

L’indicazione del 12 settembre 2019 era, quindi, un palese errore materiale che non poteva pregiudicare il diritto dell’imputato a impugnare la decisione. Ristabilita la corretta sequenza temporale, la Corte ha dichiarato la tempestività dell’appello.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio che gli atti processuali ufficiali, come il verbale d’udienza, fanno piena prova della realtà processuale. Un errore di battitura o una svista nella redazione della sentenza non possono prevalere su quanto attestato nel verbale, che cristallizza lo svolgimento dell’udienza. Di conseguenza, il calcolo dei termini per l’impugnazione doveva essere effettuato partendo dalla data effettiva e corretta del 26 settembre 2019. Una volta superato questo ostacolo procedurale e riconosciuta l’ammissibilità dell’appello, la Corte ha proceduto all’esame del merito. In questa fase, ha rilevato d’ufficio che i reati contestati, commessi il 31 luglio 2013, erano ormai estinti per prescrizione, non essendo emerse cause di sospensione del termine. Pertanto, la Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’estinzione dei reati.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale: il diritto di difesa e di impugnazione non può essere sacrificato a causa di un errore materiale dell’autorità giudiziaria. La decisione insegna che, di fronte a una discrepanza, è necessario verificare l’intera documentazione processuale per accertare la verità dei fatti. La pronuncia finale di prescrizione, inoltre, evidenzia come la risoluzione di una questione procedurale possa avere un impatto diretto e definitivo sull’esito sostanziale del processo, portando alla sua conclusione.

Un errore materiale sulla data di una sentenza può rendere un appello inammissibile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’errore materiale è evidente e la data corretta può essere accertata da altri atti processuali (come il verbale d’udienza), quest’ultima prevale. L’appello presentato entro i termini calcolati sulla data corretta è da considerarsi tempestivo.

Come ha fatto la Corte a stabilire la data corretta della sentenza di primo grado?
La Corte ha visionato gli atti processuali, in particolare l’intestazione della sentenza del Tribunale, il verbale di udienza e i relativi avvisi, dai quali risultava in modo corretto la data di emissione, diversa da quella indicata per errore materiale in calce al dispositivo.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio per prescrizione invece di rimandare il caso alla Corte d’Appello?
Una volta accertato che l’appello era ammissibile, la Corte di Cassazione ha dovuto valutare lo stato del procedimento. Poiché era trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per la prescrizione del reato (commesso nel 2013) senza cause di sospensione, la Corte ha dichiarato l’estinzione del reato, chiudendo definitivamente il caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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