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Termine dilatorio DASPO: diritto di difesa violato

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di firma perché emessa dal Giudice prima della scadenza del termine dilatorio di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie difese. Tale violazione procedurale, secondo la Corte, compromette irrimediabilmente il diritto di difesa e rende inefficace l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, pur lasciando intatto il divieto di accesso ai luoghi delle manifestazioni sportive.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Dilatorio nel DASPO: La Cassazione Annulla la Convalida per Violazione del Diritto di Difesa

Nel complesso equilibrio tra esigenze di ordine pubblico e garanzie individuali, il rispetto delle regole procedurali assume un ruolo fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, focalizzandosi sul termine dilatorio di 48 ore previsto per la difesa nel procedimento di convalida del D.A.SPO. (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive). La Corte ha stabilito che la fretta del giudice nel convalidare la misura, senza attendere questo lasso di tempo, costituisce una violazione insanabile del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un provvedimento emesso dal Questore di una provincia italiana, con cui si vietava a un soggetto di accedere ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive calcistiche per cinque anni. Oltre al divieto di accesso, il provvedimento imponeva un duplice obbligo di presentazione presso la Questura in occasione degli incontri sportivi.

La cronologia degli eventi è cruciale per comprendere la decisione della Corte:
1. Il decreto del Questore viene emesso il 17 marzo 2025.
2. Viene notificato all’interessato il 18 marzo 2025 alle ore 11:50.
3. Il Pubblico Ministero richiede la convalida al Giudice per le indagini preliminari (GIP) lo stesso 18 marzo alle ore 13:35.
4. Il GIP convalida il provvedimento poche ore dopo, alle 15:45 del 18 marzo.

L’interessato, tramite il proprio difensore, deposita una memoria difensiva il 20 marzo alle ore 10:00, ovvero entro il termine di 48 ore dalla notifica. Tuttavia, a quella data, il provvedimento era già stato convalidato, rendendo di fatto inutile l’esercizio del diritto di difesa.

Il Ricorso in Cassazione e il Termine Dilatorio

Il difensore ha impugnato l’ordinanza di convalida del GIP dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la violazione della legge n. 401/1989 e dell’art. 178 lett. c) del codice di procedura penale. Il motivo centrale del ricorso era l’eccessiva compressione del tempo concesso per difendersi. La convalida, avvenuta a meno di quattro ore dalla notifica, ha impedito al GIP di valutare la memoria difensiva depositata successivamente ma comunque nel pieno rispetto dei termini di legge. Questo mancato rispetto del termine dilatorio ha, secondo la difesa, viziato l’intera procedura.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, giudicandolo fondato. I giudici hanno richiamato un principio consolidato nella loro stessa giurisprudenza: per assicurare l’effettività del contraddittorio (seppur documentale) nella fase di convalida del DASPO, è necessario che il GIP non si pronunci prima che sia decorso il termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato.

Questo termine dilatorio non è una mera formalità, ma una garanzia sostanziale finalizzata a consentire un concreto ed effettivo esercizio del diritto di difesa. Il mancato rispetto di questo intervallo temporale costituisce una nullità di ordine generale, poiché lede direttamente il diritto dell’interessato a essere ‘sentito’ tramite i propri scritti difensivi.

La Corte ha inoltre osservato che, contrariamente a quanto implicitamente ritenuto dal GIP, il ricorrente aveva effettivamente esercitato il proprio diritto depositando una memoria difensiva entro le 48 ore. Tale memoria non è stata valutata proprio a causa della convalida prematura, avvenuta senza il rispetto del termine legale.

Le Conclusioni

In conseguenza di queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata. La decisione ha prodotto effetti precisi: ha dichiarato l’inefficacia del provvedimento del Questore limitatamente all’obbligo di presentazione. Questo significa che il soggetto non è più tenuto a recarsi in Questura durante le partite.

Tuttavia, la Corte ha specificato, richiamando precedente giurisprudenza, che l’annullamento della convalida non travolge l’altra parte del provvedimento, ovvero il divieto di accesso agli stadi. Tale divieto resta pienamente valido ed efficace. La sentenza rappresenta un’importante affermazione del primato delle garanzie difensive anche nei procedimenti di prevenzione, sottolineando come l’urgenza di una misura non possa mai giustificare il sacrificio dei diritti fondamentali.

Perché la convalida di un DASPO deve attendere 48 ore dalla notifica?
Perché la legge prevede un termine dilatorio di 48 ore per permettere alla persona interessata di preparare e depositare una memoria difensiva. Questo termine è considerato una garanzia fondamentale per assicurare un effettivo diritto di difesa, anche in una procedura basata solo su documenti (contraddittorio cartolare).

Cosa succede se un Giudice convalida un DASPO prima che siano passate 48 ore?
La convalida è viziata da una nullità di ordine generale per violazione del diritto di difesa. Di conseguenza, la Corte di Cassazione può annullare l’ordinanza di convalida. Come stabilito nel caso di specie, tale annullamento rende inefficace la misura dell’obbligo di presentazione, ma non necessariamente il divieto di accesso agli impianti sportivi.

L’annullamento della convalida elimina completamente il DASPO?
No, non necessariamente. Basandosi su una giurisprudenza consolidata, la Corte ha chiarito che l’annullamento dell’ordinanza di convalida per vizi procedurali colpisce specificamente l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, che è la parte del provvedimento che incide sulla libertà personale. Il divieto di accesso agli stadi, invece, può rimanere valido ed efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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