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Termine dilatorio appello: notifica tardiva annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per abusi edilizi a causa di un vizio di procedura. La notifica del decreto di citazione per il processo di secondo grado non ha rispettato il termine dilatorio appello, ovvero il preavviso minimo garantito alla difesa. Tale violazione ha integrato una nullità insanabile. Poiché nel frattempo era maturata la prescrizione, la Corte ha annullato la condanna senza rinvio, estinguendo i reati.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Dilatorio Appello: Notifica Tarda, Sentenza Annullata

Le regole procedurali nel processo penale non sono meri formalismi, ma presidi essenziali a tutela del diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, annullando una condanna per abusi edilizi a causa del mancato rispetto del termine dilatorio appello. Questo caso dimostra come un errore nella notifica di un atto possa avere conseguenze risolutive, portando addirittura all’estinzione del reato per prescrizione.

I Fatti del Caso: una condanna per abusi edilizi

La vicenda giudiziaria nasce da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Napoli nei confronti di un’imputata per una serie di reati edilizi. In particolare, le veniva contestata la realizzazione di opere abusive in una zona soggetta a vincolo paesaggistico e a rischio sismico, in violazione del Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. 380/2001). Le opere consistevano in manufatti con struttura metallica, realizzati senza il necessario permesso di costruire e in spregio delle normative tecniche per le costruzioni in zone sismiche. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, confermando la responsabilità penale ma concedendo il beneficio della non menzione della condanna nel casellario giudiziale.

Il Ricorso in Cassazione e il Termine Dilatorio Appello

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su quattro distinti motivi. Tra questi, il primo si è rivelato decisivo e assorbente rispetto a tutti gli altri. La difesa lamentava la violazione dell’articolo 601, comma 3, del codice di procedura penale.

In sostanza, il decreto di citazione per il giudizio d’appello era stato notificato all’imputata il 31 maggio 2023, per un’udienza fissata appena nove giorni dopo, il 9 giugno 2023. Questa tempistica non rispettava il termine dilatorio appello, ovvero il periodo minimo che la legge impone debba intercorrere tra la notifica e l’udienza per consentire all’imputato e al suo difensore di preparare adeguatamente la difesa. Questo vizio era stato tempestivamente eccepito dalla difesa con una memoria scritta nel corso del giudizio di appello, ma la Corte territoriale lo aveva erroneamente disatteso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo procedurale. Analizzando gli atti, ha confermato che la notifica era avvenuta effettivamente il 31 maggio 2023, solo nove giorni prima dell’udienza. Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, il mancato rispetto del termine a comparire integra una nullità di ordine generale relativa all’intervento dell’imputato. Tale nullità deve essere eccepita, come correttamente fatto in questo caso, prima della deliberazione della sentenza di secondo grado.

La Corte di Cassazione ha censurato la decisione della Corte d’Appello, la quale aveva erroneamente ritenuto tempestiva la notifica basandosi su un’informale verifica con i Carabinieri, smentita però dalla relazione di notificazione ufficiale presente agli atti. L’errore del giudice di secondo grado ha quindi viziato irrimediabilmente l’intero procedimento di appello.

Le Conclusioni: Annullamento e Prescrizione del Reato

L’accoglimento del motivo procedurale ha assorbito l’esame delle altre censure (relative alla natura precaria delle opere e alla prescrizione). A questo punto, la Corte di Cassazione ha proceduto a una verifica cruciale: il tempo trascorso. Essendo i reati stati accertati al più tardi il 30 agosto 2018, alla data della decisione della Cassazione (15 febbraio 2024), il termine massimo di prescrizione era ormai decorso.

Di conseguenza, la Corte ha emesso una sentenza di annullamento senza rinvio. Ciò significa che la condanna è stata cancellata in via definitiva non perché l’imputata sia stata ritenuta innocente nel merito, ma perché un vizio procedurale fondamentale ha invalidato il processo d’appello e, nel frattempo, lo Stato ha perso il suo potere punitivo a causa del decorso del tempo. La vicenda sottolinea l’importanza cruciale del rispetto delle garanzie procedurali, la cui violazione può determinare l’esito finale di un processo.

Cosa succede se la notifica del decreto di citazione per il giudizio d’appello non rispetta il termine dilatorio previsto dalla legge?
La violazione del termine dilatorio, ovvero il periodo minimo di preavviso per l’udienza, costituisce una nullità di ordine generale relativa all’intervento dell’imputato. Se tale vizio viene correttamente sollevato dalla difesa prima della conclusione del giudizio d’appello, esso invalida il procedimento e la relativa sentenza.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza rinviarla a un’altra corte?
La Corte ha annullato la sentenza senza rinvio perché, dopo aver riscontrato la nullità procedurale, ha verificato che per i reati contestati era ormai maturato il termine di prescrizione. L’estinzione del reato impedisce un nuovo giudizio e impone la chiusura definitiva del caso.

Può un errore procedurale portare all’estinzione del reato?
Indirettamente sì. L’errore procedurale in sé non estingue il reato, ma può invalidare un intero grado di giudizio. Il tempo necessario per rilevare l’errore e celebrare un nuovo processo può far sì che si superi il limite massimo di tempo previsto dalla legge per perseguire quel reato (prescrizione), determinandone di fatto l’estinzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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