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Termine difesa DASPO: la convalida anticipata è nulla

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO perché emessa dal GIP prima della scadenza del termine di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie memorie difensive. Secondo la Corte, il mancato rispetto del termine difesa DASPO costituisce una violazione del diritto di difesa che invalida il provvedimento del giudice, specialmente quando l’interessato dimostra un concreto pregiudizio, come in questo caso in cui la memoria era stata effettivamente preparata e inviata. La causa è stata rinviata al Tribunale per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine difesa DASPO: la convalida anticipata del GIP è nulla e viola il diritto di difesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: il termine difesa DASPO di 48 ore, concesso al destinatario del provvedimento per presentare memorie al giudice, è un presidio invalicabile. La decisione del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di convalidare la misura prima della scadenza di tale termine comporta la nullità dell’ordinanza. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il Questore di una provincia del nord Italia emetteva un provvedimento di DASPO nei confronti di un giovane tifoso, vietandogli per sei anni l’accesso ai luoghi in cui si svolgevano incontri di calcio e prescrivendogli l’obbligo di comparire in Questura durante le partite della sua squadra. Il provvedimento veniva notificato all’interessato in data 17 dicembre alle ore 16:00.

Il giorno successivo, il 18 dicembre, alle ore 16:42, il GIP del Tribunale locale emetteva l’ordinanza di convalida del DASPO. Tuttavia, il difensore del ragazzo inoltrava la memoria difensiva solo il giorno 19 dicembre, alle ore 12:41, ampiamente entro il termine di 48 ore dalla notifica. A quel punto, però, il provvedimento era già stato convalidato, rendendo di fatto inutile il tentativo della difesa di far valere le proprie ragioni prima della decisione del giudice.

Il difensore proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando proprio la violazione del diritto di difesa a causa della convalida prematura.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di convalida e rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame. La Corte ha sospeso l’efficacia del provvedimento del Questore, limitatamente all’obbligo di presentazione.

I giudici di legittimità hanno ritenuto fondati i motivi relativi alla violazione procedurale, assorbendo le altre censure relative al merito del provvedimento (come la durata dell’obbligo di firma o la sua applicazione anche per le amichevoli).

Le Motivazioni: la Violazione del Termine Difesa DASPO

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 6 della legge n. 401/1989. La giurisprudenza, consolidatasi nel tempo anche grazie agli interventi della Corte Costituzionale, ha stabilito che al destinatario del DASPO deve essere garantito un termine di 48 ore dalla notifica per “presentare, personalmente o a mezzo di difensore, memorie o deduzioni al giudice competente per la convalida”.

Questo termine rappresenta una garanzia minima e irrinunciabile per l’esercizio del diritto di difesa. Di conseguenza, il GIP non può provvedere sulla richiesta di convalida prima che tale termine sia interamente decorso. La Corte ha chiarito che agire diversamente, come avvenuto nel caso di specie, comporta una nullità di ordine generale a regime intermedio.

La Cassazione ha precisato che, per far valere tale nullità, l’interessato deve allegare un “concreto e specifico pregiudizio” derivante dalla violazione. In questo caso, il pregiudizio era evidente: l’ordinanza di convalida, depositata prima della scadenza delle 48 ore, non aveva potuto tenere in alcun conto le articolate deduzioni difensive che la difesa aveva effettivamente predisposto e inviato, relative alla sussistenza dei presupposti del DASPO e alla ragionevolezza delle prescrizioni imposte.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce con forza un principio cardine dello stato di diritto: le garanzie procedurali non sono meri formalismi, ma strumenti essenziali per assicurare un giusto procedimento. La fretta di un giudice non può comprimere il diritto fondamentale alla difesa.

Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Per i Giudici: Devono attendere scrupolosamente la scadenza del termine di 48 ore dalla notifica del DASPO prima di emettere l’ordinanza di convalida, per consentire alla difesa di interloquire.
2. Per gli Avvocati: È cruciale essere consapevoli di questo termine perentorio e agire tempestivamente. In caso di convalida anticipata, è necessario impugnare il provvedimento dimostrando il concreto pregiudizio subito, ad esempio producendo la memoria difensiva che si intendeva depositare.
3. Per i Cittadini: Il destinatario di un DASPO ha il diritto di essere ascoltato da un giudice prima che la misura diventi definitiva. Questo diritto è tutelato da un termine preciso, la cui violazione può portare all’annullamento del provvedimento.

Entro quanto tempo si può presentare una memoria difensiva contro un provvedimento di DASPO?
È possibile presentare memorie e deduzioni difensive al giudice competente per la convalida entro il termine di 48 ore, che decorre dal momento della notifica del provvedimento del Questore.

Cosa succede se il GIP convalida il DASPO prima che siano trascorse le 48 ore per la difesa?
L’ordinanza di convalida emessa prima della scadenza del termine di 48 ore è viziata da nullità, in quanto viola il diritto di difesa dell’interessato. Tale nullità può essere fatta valere con ricorso.

Per ottenere l’annullamento della convalida anticipata, è sufficiente dimostrare la violazione del termine?
No, secondo la sentenza, oltre a provare che il GIP ha deciso prima dello scadere delle 48 ore, l’interessato deve anche allegare un concreto e specifico pregiudizio derivante da tale violazione, come ad esempio dimostrare di non aver potuto sottoporre al giudice le proprie argomentazioni difensive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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