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Termine difesa daspo: la Cassazione annulla convalida

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un daspo con obbligo di presentazione, poiché emessa dal GIP in meno di 24 ore dalla notifica al destinatario. La sentenza ribadisce che il rispetto del termine di 48 ore per la difesa è un diritto fondamentale, la cui violazione, in assenza di memorie difensive già presentate, determina la nullità del provvedimento di convalida per lesione del diritto di difesa. La decisione sottolinea il valore sostanziale e non meramente formale del termine difesa daspo.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Daspo Convalidato Troppo Presto: La Cassazione Tutela il Diritto di Difesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del cittadino: il termine difesa daspo non è una mera formalità. Con la sentenza n. 30088 del 2024, la Suprema Corte ha annullato la convalida di un daspo poiché il giudice l’aveva emessa in meno di 24 ore dalla notifica, comprimendo di fatto il diritto della persona di presentare le proprie ragioni. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere le garanzie procedurali che devono sempre essere rispettate.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un provvedimento di daspo emesso dal Questore di Sondrio, notificato a un cittadino il 29 agosto alle ore 16:30. Il provvedimento includeva, tra le altre cose, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, una misura che richiede la convalida di un giudice per le indagini preliminari (GIP) entro termini perentori.

Il Pubblico Ministero aveva correttamente richiesto la convalida entro i termini di legge. Tuttavia, il GIP del Tribunale di Sondrio emetteva l’ordinanza di convalida già il giorno successivo, 30 agosto, alle ore 15:09. Di conseguenza, erano trascorse meno di 24 ore dalla notifica al destinatario, il quale non aveva avuto il tempo materiale per predisporre e presentare una memoria difensiva.

L’interessato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione del suo diritto di difesa a causa della convalida eccessivamente frettolosa.

Il Termine Difesa Daspo e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno richiamato un principio consolidato, stabilito dalle Sezioni Unite con la celebre sentenza ‘Labbia’ del 2004 (n. 44273). Secondo tale orientamento, il termine di 48 ore dalla notifica, concesso al pubblico ministero per chiedere la convalida del daspo, spetta anche alla persona interessata per esercitare il proprio diritto di difesa.

Questo significa che il destinatario del provvedimento ha due giorni di tempo per presentare memorie, deduzioni o documenti al giudice, per contestare la legittimità o la necessità della misura. Il mancato rispetto di questo termine, secondo la Cassazione, non è un vizio di poco conto, ma integra una nullità di ordine generale, poiché impedisce l’effettivo esercizio di un diritto fondamentale.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha spiegato che, nel caso in esame, il ricorrente non aveva presentato alcuna memoria difensiva. Pertanto, la convalida del daspo in meno di 24 ore dalla notifica ha “certamente compresso e leso l’esercizio del diritto di difesa”. I giudici hanno precisato che il termine di 48 ore ha una “valenza sostanziale e non meramente formale”. Non si tratta di un semplice intervallo burocratico, ma di un tempo garantito dalla legge per permettere al cittadino di interloquire con il giudice prima che la sua libertà personale venga limitata.

La Corte ha distinto questa situazione da casi diversi, in cui l’interessato potrebbe aver già presentato le proprie difese prima della scadenza delle 48 ore. Solo in quel caso, una convalida anticipata potrebbe non essere illegittima. Ma in assenza di qualsiasi atto difensivo, procedere in anticipo costituisce una violazione insanabile.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del GIP, dichiarando l’inefficacia del provvedimento del Questore limitatamente all’obbligo di presentazione. Questa sentenza rafforza le garanzie difensive nel procedimento di convalida del daspo. Stabilisce chiaramente che la fretta non può mai prevalere sul diritto fondamentale alla difesa. Le autorità giudiziarie devono attendere la scadenza del termine di 48 ore prima di convalidare misure restrittive, a meno che l’interessato non abbia già esplicitamente rinunciato a tale termine esercitando le sue facoltà difensive.

Quanto tempo ha una persona per difendersi da un daspo prima della convalida?
La persona destinataria del provvedimento ha 48 ore di tempo, a partire dal momento della notifica, per presentare memorie o deduzioni difensive al giudice. Questo termine è lo stesso concesso al Pubblico Ministero per richiedere la convalida.

Cosa succede se il giudice convalida il daspo prima che siano trascorse le 48 ore?
Se la persona non ha ancora esercitato il suo diritto di difesa (ad esempio, presentando una memoria), la convalida anticipata è illegittima e determina una nullità generale. L’ordinanza di convalida, in tal caso, deve essere annullata perché lede il diritto di difesa.

L’annullamento della convalida elimina completamente il daspo?
No, non necessariamente. In questo caso specifico, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida e ha dichiarato l’inefficacia del provvedimento del Questore limitatamente alla parte che richiedeva la convalida giudiziaria, ovvero l’obbligo di presentazione. Altre prescrizioni del daspo potrebbero rimanere valide.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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