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Termine di difesa DASPO: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che la convalida di un DASPO prima della scadenza del termine di difesa di 48 ore non comporta la nullità automatica del provvedimento. Per ottenere l’annullamento, il destinatario deve dimostrare un pregiudizio concreto e specifico al proprio diritto di difesa, non essendo sufficiente la sola violazione temporale. Nel caso di specie, il ricorso è stato respinto perché l’interessato non ha allegato alcun danno effettivo derivante dalla convalida anticipata.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

DASPO: il termine di difesa non è assoluto, serve un pregiudizio concreto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47311/2024, affronta una questione cruciale in materia di misure di prevenzione, specificamente il DASPO. La decisione chiarisce che la violazione del termine di difesa di 48 ore, concesso al destinatario del provvedimento, non comporta automaticamente la nullità della convalida se non viene dimostrato un danno concreto al diritto di difesa. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: un DASPO e un Ricorso per Violazione dei Termini

Il caso ha origine da un provvedimento del Questore di Palermo che imponeva a un soggetto un divieto di accesso a manifestazioni sportive (DASPO) per cinque anni, con l’obbligo di comparire presso un commissariato di Polizia durante gli incontri della squadra di calcio locale.

Il provvedimento veniva notificato il 14 maggio alle ore 15:35. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) convalidava la misura il 16 maggio alle ore 11:30. Il difensore del destinatario del DASPO proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo la violazione del termine di difesa. Secondo la difesa, la convalida era intervenuta prima dello scadere delle 48 ore garantite dalla legge (art. 6, comma 2, l. n. 401/1989) per permettere all’interessato di presentare memorie e difese, termine che sarebbe scaduto alle 15:35 del 16 maggio.

La Questione Giuridica sul Termine di Difesa

Il cuore della questione legale risiede nella natura e nelle conseguenze della violazione del termine di 48 ore. La difesa sosteneva che tale violazione costituisse un vizio insanabile, tale da inficiare la legittimità dell’intero provvedimento di convalida, in quanto lesivo del diritto fondamentale alla difesa.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a stabilire se il mancato rispetto di questo intervallo temporale producesse una nullità assoluta e automatica, oppure una nullità di tipo diverso, soggetta a specifiche condizioni per poter essere dichiarata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Pur riconoscendo che la convalida era effettivamente avvenuta prima della scadenza del termine, i giudici hanno fornito una chiara interpretazione della normativa.

1. Natura della Nullità: La violazione del termine in esame non genera una nullità assoluta, bensì una “nullità generale a regime intermedio”, prevista dall’art. 178, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. Questo tipo di nullità riguarda l’intervento e l’assistenza del difensore.

2. Necessità del Pregiudizio Concreto: Trattandosi di una nullità a regime intermedio, la sua deduzione è regolata dall’art. 182 c.p.p. Ciò significa che non è sufficiente lamentare la semplice inosservanza formale del termine. La parte che la eccepisce deve anche allegare un “interesse concreto, attuale e verificabile” e dimostrare che la violazione ha causato un pregiudizio effettivo al suo diritto di difesa.

3. Onere della Prova a Carico del Ricorrente: Nel caso specifico, il ricorrente si era limitato a denunciare il mancato rispetto delle 48 ore, senza indicare quale specifica attività difensiva gli fosse stata preclusa. Non è stato dedotto, ad esempio, che si intendesse depositare una memoria difensiva o che fossero state raccolte prove a discarico che non si sono potute presentare. In assenza di un’allegazione di un danno specifico, la Corte ha concluso che l’annullamento del provvedimento non fosse giustificato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un importante principio procedurale: le garanzie difensive, pur essendo fondamentali, non possono essere invocate in modo puramente formale. La decisione sottolinea che l’obiettivo delle norme sui termini è garantire l’effettività della difesa, non creare automatismi di annullamento. Per i destinatari di misure come il DASPO e per i loro difensori, ciò significa che un’eventuale impugnazione basata sulla violazione dei termini procedurali deve essere supportata da prove concrete del danno subito. Bisogna dimostrare che, se il termine fosse stato rispettato, l’esito del procedimento di convalida avrebbe potuto essere diverso grazie a un’attività difensiva che è stata di fatto impedita.

La convalida del DASPO prima delle 48 ore è sempre illegittima?
La convalida prima della scadenza del termine di 48 ore concesso per la difesa è un’irregolarità procedurale. Tuttavia, secondo la Corte di Cassazione, non causa automaticamente la nullità del provvedimento.

Cosa deve fare il destinatario di un DASPO per far valere la violazione del termine di difesa?
Non è sufficiente lamentare la violazione formale del termine. Il destinatario del provvedimento deve allegare e dimostrare un pregiudizio concreto e specifico al suo diritto di difesa, come ad esempio l’impossibilità di presentare una memoria difensiva che stava preparando.

Che tipo di nullità deriva dalla violazione del termine di difesa di 48 ore?
Si tratta di una “nullità generale a regime intermedio”. Questo significa che non può essere rilevata d’ufficio dal giudice e deve essere eccepita dalla parte interessata, la quale deve anche dimostrare di aver subito un danno effettivo a causa dell’irregolarità procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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