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Termine di difesa: annullato DASPO per violazione

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO perché emessa prima della scadenza del termine di difesa di 48 ore concesso all’interessato. La decisione sottolinea che il mancato rispetto di questo termine viola il diritto di difesa e comporta la nullità del provvedimento di convalida, anche se la memoria difensiva è stata depositata dopo l’emissione dell’ordinanza ma entro le 48 ore.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine di difesa: la Cassazione annulla un DASPO per convalida anticipata

In una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela dei diritti del cittadino: il rispetto del termine di difesa di 48 ore per contestare un provvedimento restrittivo come il DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive). La decisione sottolinea come una convalida emessa dal Giudice prima della scadenza di tale termine sia irrimediabilmente nulla, in quanto lede in modo sostanziale il diritto a difendersi.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un provvedimento emesso dal Questore di una città del nord Italia, con cui veniva imposto a un soggetto l’obbligo di comparire in Questura in occasione di tutte le partite di una squadra di calcio locale, per una durata di cinque anni. Questo provvedimento, comunemente noto come DASPO con obbligo di firma, veniva notificato all’interessato in data 8 gennaio alle ore 17:40.

La richiesta di convalida da parte del Pubblico Ministero veniva trasmessa al Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) il 10 gennaio alle 9:34. Sorprendentemente, il G.I.P. emetteva l’ordinanza di convalida lo stesso giorno, depositandola alle ore 12:50.

Il punto cruciale della vicenda è che l’interessato, tramite il suo difensore, depositava una memoria difensiva alle ore 16:03 dello stesso 10 gennaio, quindi in un momento successivo alla convalida, ma ampiamente entro il termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento originario. Tale memoria, tuttavia, non veniva considerata dal G.I.P., che aveva già deciso.

La Violazione del Termine di Difesa secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del cittadino, annullando senza rinvio l’ordinanza di convalida. Il motivo principale, che ha assorbito tutte le altre censure, è stato proprio il mancato rispetto del termine di difesa. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato secondo cui il destinatario del provvedimento del Questore ha diritto a un termine di 48 ore dalla notifica per esaminare gli atti e presentare memorie al giudice della convalida.

Questo termine è posto a garanzia del diritto di difesa e la sua inosservanza costituisce una causa di nullità generale, poiché impedisce un effettivo contraddittorio. Il G.I.P. non può procedere alla convalida prima che questo lasso di tempo sia interamente trascorso.

Le Motivazioni della Corte

I giudici hanno spiegato che il termine di 48 ore non è a disposizione solo del Pubblico Ministero per richiedere la convalida, ma è, analogamente, a disposizione dell’interessato per articolare le proprie difese. Nel caso specifico, il provvedimento era stato notificato l’8 gennaio alle 17:40, mentre la convalida era intervenuta il 10 gennaio alle 12:50, quindi ben prima della scadenza delle 48 ore.

La prova della violazione del diritto di difesa è stata resa palese dal fatto che l’interessato ha effettivamente depositato una memoria difensiva, che però non è stata valutata perché il giudice aveva già deciso. Questo ha trasformato un diritto garantito dalla legge in una mera formalità priva di sostanza. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’illegittimità della convalida e l’ha annullata, facendo cessare l’efficacia dell’obbligo di presentazione imposto al ricorrente.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza l’importanza delle garanzie procedurali nei procedimenti che incidono sulla libertà personale. Stabilisce in modo inequivocabile che la fretta di convalidare un provvedimento non può mai prevalere sul diritto fondamentale del cittadino di essere ascoltato e di presentare le proprie ragioni. Per le autorità giudiziarie, rappresenta un monito a calcolare e rispettare scrupolosamente i termini processuali, pena l’annullamento dei propri atti. Per i cittadini, è una conferma che i meccanismi di tutela previsti dalla legge, se attivati correttamente, sono efficaci nel proteggere i loro diritti da possibili abusi o semplici errori procedurali.

Qual è il termine concesso al destinatario di un DASPO per presentare le proprie difese al giudice della convalida?
La legge concede un termine di 48 ore, decorrenti dal momento della notifica del provvedimento del Questore, per esaminare gli atti e depositare memorie o deduzioni difensive.

Cosa succede se il giudice convalida il provvedimento prima che siano trascorse 48 ore?
L’ordinanza di convalida è affetta da nullità generale e deve essere annullata. Secondo la Corte di Cassazione, convalidare il provvedimento prima della scadenza del termine non consente l’effettivo esercizio del diritto di difesa, violando così una garanzia fondamentale.

Ha importanza che la memoria difensiva sia stata depositata dopo la convalida, ma comunque entro le 48 ore?
Sì, è un fatto decisivo. Dimostra concretamente che il diritto di difesa è stato leso, poiché l’interessato aveva intenzione di difendersi ma ne è stato impedito dalla decisione prematura del giudice. Questo rafforza la motivazione per l’annullamento della convalida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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