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Termine di comparizione: la Cassazione chiarisce

Un individuo condannato per spaccio di lieve entità ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la violazione del nuovo termine di comparizione introdotto dalla Riforma Cartabia e la mancanza di prova sull’efficacia drogante della sostanza. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando, sulla base di una recente sentenza delle Sezioni Unite, che il nuovo termine si applica solo alle impugnazioni successive al 1° luglio 2024. Inoltre, ha ribadito che nel rito abbreviato l’efficacia drogante può essere desunta da elementi indiziari, senza necessità di una perizia tecnica.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine di Comparizione: La Cassazione e l’Applicazione della Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12243 del 2025, offre chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali del processo penale: l’applicazione temporale del nuovo termine di comparizione nel giudizio d’appello, introdotto dalla Riforma Cartabia, e la prova dell’efficacia drogante di una sostanza stupefacente nel contesto del rito abbreviato. La pronuncia dirime importanti dubbi interpretativi, fornendo una guida sicura per gli operatori del diritto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale e, successivamente, della Corte di Appello, per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, riqualificato come fatto di lieve entità. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione di secondo grado, proponeva ricorso per Cassazione affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha sollevato due questioni distinte:

1. Violazione di legge processuale: Si contestava il mancato rispetto del nuovo termine di comparizione di quaranta giorni per il giudizio di appello, come previsto dall’art. 601, comma 3, del codice di procedura penale a seguito della Riforma Cartabia. Secondo la difesa, la disciplina emergenziale legata alla pandemia non avrebbe potuto derogare all’entrata in vigore di questa nuova garanzia difensiva.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava l’assenza di una prova certa sull’efficacia drogante della sostanza ceduta. La difesa sosteneva che tale prova fosse onere dell’accusa e non potesse essere presunta o condizionata dalla scelta dell’imputato di procedere con il rito abbreviato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi con argomentazioni precise e fondate su recenti principi giurisprudenziali.

L’Applicazione Temporale del Nuovo Termine di Comparizione

Sul primo punto, la Corte ha risolto la questione richiamando una recentissima e fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (Sentenza n. 42124/2024). Questo intervento nomofilattico ha stabilito un criterio temporale chiaro e inequivocabile: la nuova disciplina del termine di comparizione, che lo eleva a quaranta giorni, si applica esclusivamente ai giudizi di appello introdotti con atti di impugnazione proposti a far data dal 1° luglio 2024. Poiché nel caso di specie l’impugnazione era stata presentata in un’epoca precedente, era corretto applicare il previgente termine di venti giorni. Di conseguenza, nessuna violazione processuale era stata commessa.

La Prova dell’Efficacia Drogante nel Rito Abbreviato

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha osservato che, scegliendo il rito abbreviato, l’imputato accetta di essere giudicato sulla base degli atti di indagine esistenti. In questo contesto, il giudice può legittimamente desumere la capacità stupefacente della sostanza da una serie di elementi indiziari, quali le modalità di presentazione (confezionata in una ‘pallina’), il pagamento di un corrispettivo, i precedenti specifici dell’imputato e le circostanze della cessione. La giurisprudenza costante, infatti, non impone al giudice di disporre sempre una perizia tecnica per accertare la qualità e quantità del principio attivo, potendo basare il proprio convincimento su altre fonti di prova acquisite agli atti. L’imputato, d’altronde, non aveva né contestato specificamente tale aspetto né subordinato la richiesta di rito abbreviato all’acquisizione di una prova tecnica.

Le conclusioni

La sentenza in commento riveste una duplice importanza. In primo luogo, consolida un principio di diritto processuale di grande rilevanza pratica, stabilendo un chiaro spartiacque temporale per l’applicazione del nuovo e più ampio termine di comparizione previsto dalla Riforma Cartabia, garantendo così certezza giuridica. In secondo luogo, ribadisce un principio consolidato in materia di stupefacenti e riti alternativi: la scelta del rito abbreviato comporta l’accettazione dello stato degli atti e non esonera la difesa dal fornire elementi concreti per dubitare delle risultanze investigative, non potendosi limitare a una generica contestazione sull’efficacia drogante della sostanza.

Da quando si applica il nuovo termine di comparizione di 40 giorni nel giudizio di appello introdotto dalla Riforma Cartabia?
Secondo una decisione delle Sezioni Unite della Cassazione, il nuovo termine di 40 giorni si applica esclusivamente agli atti di impugnazione proposti a partire dal 1° luglio 2024. Per le impugnazioni precedenti, continua a valere il termine di 20 giorni.

Nel rito abbreviato, è sempre necessaria una perizia tecnica per provare l’effetto drogante di una sostanza?
No, non è sempre necessaria. Il giudice può desumere l’efficacia drogante da altri elementi di prova presenti nel fascicolo, come le modalità di confezionamento, il prezzo pagato, le circostanze della cessione e i precedenti dell’imputato, soprattutto se la difesa non ha sollevato dubbi specifici o richiesto accertamenti tecnici.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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