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Termine di 48 ore DASPO: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4764/2024, ha annullato un’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di presentazione. La decisione si fonda sulla violazione del diritto di difesa, in quanto l’ordinanza del GIP non indicava l’orario di deposito, rendendo impossibile verificare il rispetto del termine di 48 ore DASPO concesso all’interessato per presentare le proprie memorie difensive. L’incertezza sulla tempestività dell’atto, ha stabilito la Corte, deve sempre risolversi a favore del cittadino.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine di 48 ore DASPO: La Cassazione Annulla la Misura se il Diritto di Difesa è Incerto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4764 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale a tutela della libertà personale e del diritto di difesa. Il caso riguarda l’annullamento di un provvedimento di DASPO con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, a causa dell’impossibilità di verificare il rispetto del termine di 48 ore DASPO concesso alla difesa. Questa decisione sottolinea come l’incertezza procedurale, specialmente quando creata da un’omissione dell’autorità giudiziaria, debba sempre andare a vantaggio del cittadino.

I Fatti di Causa: Un Provvedimento e un Dubbio sul Tempo

Il Questore della Provincia di Brescia emetteva un provvedimento nei confronti di un individuo, imponendogli un divieto di accesso a manifestazioni sportive per 10 anni e l’obbligo di presentarsi presso una stazione dei Carabinieri per 5 anni in occasione delle partite di una specifica squadra di calcio. Il provvedimento veniva notificato all’interessato il 24 luglio alle ore 9:03. Il Pubblico Ministero richiedeva la convalida al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) il giorno seguente.

Il GIP convalidava la misura con un’ordinanza depositata il 26 luglio, ma senza indicare l’orario del deposito. La difesa del soggetto presentava ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione del diritto di difesa: l’ordinanza era stata emessa prima che fossero trascorse le 48 ore dalla notifica, termine entro il quale l’interessato avrebbe potuto presentare memorie difensive.

La Questione Giuridica: Il Sacro Diritto di Difesa nel Termine di 48 Ore DASPO

La normativa sul DASPO prevede che, quando viene imposto l’obbligo di presentazione, il provvedimento del Questore debba essere convalidato dal GIP. La giurisprudenza ha costantemente riconosciuto al destinatario della misura un termine di 48 ore, analogo a quello previsto per il Pubblico Ministero, per esercitare il proprio diritto di difesa. Questo diritto si concretizza nella possibilità di depositare memorie, deduzioni e documenti per contestare la misura.

Il cuore del problema era quindi stabilire se il GIP avesse emesso la sua decisione prima che questo termine fosse scaduto. La mancanza dell’orario di deposito sull’ordinanza di convalida rendeva impossibile questa verifica, creando un’incertezza insanabile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri motivi. I giudici hanno ribadito che il rispetto del termine a difesa di 48 ore è una garanzia imprescindibile. Un’ordinanza di convalida depositata prima della scadenza di tale termine, senza che la difesa sia stata concretamente esercitata, è affetta da nullità di ordine generale ai sensi dell’art. 178 del codice di procedura penale.

La Corte ha specificato che l’omessa indicazione dell’orario di deposito non è un vizio di per sé, ma lo diventa quando impedisce di verificare il rispetto di un termine perentorio posto a tutela della difesa. In un contesto che riguarda la libertà personale, la disciplina deve essere rigorosa e non ammette presunzioni. L’incertezza sulla tempestività della convalida, non potendo essere risolta in altro modo dagli atti, deve essere interpretata in senso favorevole al ricorrente.

In altre parole, nel dubbio che l’ordinanza sia stata depositata prima delle 9:03 del 26 luglio (cioè prima della scadenza delle 48 ore), si deve presumere che il diritto di difesa sia stato violato. Pertanto, la Corte ha stabilito che il deposito dell’ordinanza di convalida è da considerarsi antecedente alla scadenza del termine di 48 ore.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante affermazione del principio del ‘favor libertatis’. La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha dichiarato l’inefficacia del provvedimento del Questore, limitatamente all’obbligo di presentazione. La decisione insegna che le garanzie procedurali non sono meri formalismi, ma costituiscono il fondamento dello stato di diritto. L’autorità giudiziaria ha il dovere di agire con una trasparenza e una precisione tali da non lasciare adito a dubbi, specialmente quando in gioco c’è la libertà di un individuo. Qualsiasi incertezza procedurale non può che risolversi a vantaggio del cittadino, garantendo la piena effettività del suo diritto di difesa.

Cosa succede se il GIP emette l’ordinanza di convalida di un DASPO senza indicare l’orario di deposito?
Se l’assenza dell’orario crea un’incertezza irrisolvibile sul rispetto del termine di 48 ore concesso alla difesa, l’ordinanza viene considerata illegittima. L’incertezza si risolve a favore del cittadino, portando all’annullamento della misura che limita la libertà personale, come l’obbligo di presentazione.

Perché il termine di 48 ore per la difesa è così cruciale nel procedimento di convalida del DASPO?
È cruciale perché rappresenta l’unica finestra temporale in cui il destinatario della misura può presentare al giudice le proprie ragioni (memorie, documenti) per contestare la validità e la necessità del provvedimento del Questore, esercitando così il suo fondamentale diritto alla difesa prima che la misura venga confermata giudizialmente.

Può un giudice presumere che un atto sia stato depositato in un certo orario se questo non è specificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, in tema di libertà personale e in presenza di una disciplina rigorosa, non è consentito ricorrere a presunzioni per sanare la regolarità formale dei provvedimenti. L’incertezza derivante dalla mancanza di dati certi, come l’orario di deposito, non può essere colmata con delle supposizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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