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Termine convalida Daspo: la Cassazione chiarisce

Un soggetto destinatario di un Daspo con obbligo di firma ha impugnato l’ordinanza di convalida, lamentando la violazione del termine di 48 ore a disposizione della difesa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, sebbene l’incertezza sul rispetto del termine convalida Daspo porti alla sua inefficacia, la convalida è legittima se il giudice, nella motivazione del provvedimento, attesta espressamente che il termine è stato rispettato, anche in assenza dell’indicazione dell’orario di deposito.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Convalida Daspo: Quando è Valido Anche Senza l’Ora Esatta?

Il Daspo con obbligo di comparizione è una delle misure di prevenzione più incisive per contrastare la violenza negli stadi. La sua efficacia, però, è strettamente legata al rispetto di rigide scadenze procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 29878/2025) interviene su un punto cruciale: la validità della misura quando manca l’orario nel provvedimento di convalida. La Corte chiarisce che il rispetto del termine convalida Daspo può essere provato anche attraverso l’attestazione del giudice, salvando l’efficacia del provvedimento.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo colpito da un provvedimento del Questore che, oltre a vietargli l’accesso agli stadi (Daspo), gli imponeva l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di Polizia per cinque anni. Tale provvedimento era stato notificato il 4 febbraio 2025 alle ore 6:15. Due giorni dopo, il 6 febbraio 2025, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale convalidava la misura.

L’interessato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il GIP avesse emesso la convalida prima della scadenza delle 48 ore dalla notifica, termine previsto dalla legge per consentirgli di presentare memorie difensive. Secondo il ricorrente, questa presunta fretta avrebbe leso il suo diritto di difesa, rendendo illegittima la convalida.

La Questione Giuridica sul Termine Convalida Daspo

Il fulcro della questione è l’articolo 6 della legge n. 401 del 1989. Questa norma stabilisce che il provvedimento del Questore che impone l’obbligo di comparizione deve essere comunicato al Pubblico Ministero e convalidato dal GIP entro 48 ore dalla notifica all’interessato. Questo termine perentorio è posto a garanzia del diritto di difesa del destinatario della misura.

La giurisprudenza costante afferma che l’incertezza sulla tempestività della convalida rende la misura inefficace. In particolare, è stata considerata causa di inefficacia l’omessa indicazione non solo della data, ma anche dell’ora di deposito di un provvedimento soggetto a un termine ‘orario’, a meno che non si possa dimostrare in altro modo che la scadenza sia stata rispettata.

Il ricorrente basava la sua difesa proprio su questo principio, lamentando che l’orario imprecisato della convalida del GIP non permetteva di verificare il pieno rispetto delle 48 ore a sua disposizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, offrendo un’importante precisazione. Se da un lato viene confermato il principio generale secondo cui l’incertezza sulla tempestività della convalida comporta la ‘caducazione’ (cioè la perdita di efficacia) del Daspo, dall’altro si sottolinea come tale incertezza debba essere concreta e non risolvibile.

Nel caso specifico, l’orario di deposito del provvedimento di convalida non era affatto incerto ai fini del rispetto del diritto di difesa. Il GIP, infatti, all’interno della motivazione della sua ordinanza, aveva dato espressamente atto del rispetto del termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore. Il giudice aveva inoltre rilevato che, in quel lasso di tempo, l’interessato non aveva depositato alcuna memoria o deduzione difensiva.

Secondo la Cassazione, questa attestazione del giudice ‘a quo’ è sufficiente a superare la mera mancanza formale dell’orario di deposito. Il fatto che il giudice abbia esplicitamente verificato e dichiarato il rispetto del termine, unito al fatto che il ricorrente non ha contestato questa specifica circostanza fattuale, rende la convalida pienamente legittima. In sostanza, la prova del rispetto del termine è stata fornita ‘aliunde’, cioè tramite la stessa motivazione del provvedimento impugnato.

Conclusioni

La sentenza ribadisce la rigidità dei termini procedurali a garanzia della difesa, ma introduce un principio di sostanza sulla forma. La mancanza dell’orario esatto su un atto di convalida non ne causa automaticamente l’inefficacia se, dal contenuto stesso del provvedimento, emerge in modo inequivocabile che il giudice ha verificato e garantito il pieno decorso del termine previsto per l’esercizio del diritto di difesa. La dichiarazione del giudice nella motivazione assume quindi valore probatorio, specialmente se non contestata, e sana la potenziale incertezza formale, garantendo così l’efficacia della misura di prevenzione.

Cosa succede se c’è incertezza sulla tempestività della convalida di un Daspo con obbligo di comparizione?
In linea di principio, l’incertezza non risolvibile sulla tempestività della convalida, che deve avvenire entro 48 ore dalla notifica, comporta la caducazione, ovvero la perdita di efficacia, della misura stessa.

L’omissione dell’orario nel provvedimento di convalida del GIP rende sempre inefficace il Daspo?
No, non sempre. È causa di inefficacia se da nessun altro elemento (‘aliunde’) è possibile affermare con certezza che il termine sia stato rispettato. Se, come nel caso di specie, il giudice attesta nella motivazione che il termine è stato rispettato, questa attestazione può essere sufficiente a sanare la mancanza formale dell’orario.

Perché in questo caso specifico la Cassazione ha ritenuto il termine rispettato?
Perché il GIP, nel suo provvedimento di convalida, aveva esplicitamente scritto di aver rispettato il termine di 48 ore dalla notifica e aveva constatato l’assenza di memorie difensive. Questa affermazione fattuale, non contestata dal ricorrente, è stata ritenuta prova sufficiente del rispetto dei diritti di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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