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Termine convalida DASPO: diritto di difesa violato

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di presentazione, poiché emessa prima dello scadere del termine di 48 ore dalla notifica al destinatario. La Corte ha stabilito che il mancato rispetto del termine convalida DASPO lede il diritto di difesa, causando la nullità del provvedimento.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Convalida DASPO: La Cassazione Sancisce la Nullità se Violato il Diritto di Difesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23458 del 2025, ha ribadito un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: il termine convalida DASPO con obbligo di presentazione non può essere inferiore a 48 ore dalla notifica. La pronuncia chiarisce che una convalida “prematura” da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) è affetta da nullità generale, poiché comprime illegittimamente la possibilità per l’interessato di far valere le proprie ragioni.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un provvedimento emesso dal Questore di una città del nord Italia in data 12/12/2024, con cui veniva applicato un DASPO triennale a un giovane tifoso. La misura includeva anche l’obbligo di presentazione all’autorità di Polizia di Stato durante le partite della sua squadra del cuore.

Il provvedimento del Questore veniva notificato all’interessato lo stesso giorno, alle ore 16:50. Successivamente, il G.i.p. del Tribunale locale emetteva l’ordinanza di convalida in data 14/12/2024, alle ore 12:40. Proprio questa discrepanza temporale è stata il fulcro del successivo ricorso.

I Motivi del Ricorso e il termine convalida DASPO

La difesa del giovane ha impugnato l’ordinanza del G.i.p. dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando tre principali motivi di doglianza:

1. Violazione del diritto di difesa: Il motivo principale, e decisivo, riguardava la violazione del termine dilatorio di 48 ore. La difesa ha sostenuto che l’ordinanza di convalida, emessa circa 4 ore prima della scadenza del termine, aveva impedito un effettivo esercizio del diritto di difesa, precludendo la possibilità di depositare memorie o documenti.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava l’assenza di un’adeguata argomentazione a sostegno della durata triennale dell’obbligo di presentazione.
3. Errata applicazione della misura: Veniva contestata l’estensione dell’obbligo anche agli incontri amichevoli, la cui programmazione è spesso di difficile reperibilità.

Anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concordato con il primo motivo di ricorso, chiedendo l’annullamento dell’ordinanza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondato e “assorbente” il primo motivo, ovvero la violazione del diritto di difesa. Gli Ermellini hanno sottolineato come sia un principio pacifico e consolidato in giurisprudenza che l’ordinanza di convalida non possa intervenire prima che siano trascorse 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore.

Questo lasso di tempo non è una mera formalità, ma una garanzia sostanziale. Esso è posto a tutela dell’interessato, per consentirgli di articolare una difesa adeguata, produrre documenti e presentare memorie al giudice prima che questi decida sulla convalida. Emettere il provvedimento prima della scadenza di tale termine significa, di fatto, svuotare di contenuto questo diritto.

Richiamando un proprio precedente (sentenza n. 20366 del 2021), la Corte ha ribadito che “l’inosservanza di tale termine, non consentendo l’effettivo esercizio del diritto di difesa, è causa di nullità generale”.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Essa rafforza la centralità del diritto di difesa anche nell’ambito dei procedimenti di prevenzione, che, pur avendo finalità diverse da quelle repressive, incidono profondamente sulla libertà personale.

La sentenza stabilisce in modo inequivocabile che il termine di 48 ore per la convalida del DASPO con obbligo di presentazione è perentorio e funzionale a garantire un contraddittorio, seppur cartolare, tra l’interessato e l’autorità giudiziaria. Qualsiasi G.i.p. che proceda alla convalida prima di tale scadenza emetterà un provvedimento nullo. Questo principio funge da monito per le autorità procedenti, richiamandole a un rigoroso rispetto delle garanzie procedurali, essenziali in uno Stato di Diritto.

Quanto tempo ha l’autorità giudiziaria per convalidare un DASPO con obbligo di presentazione?
L’ordinanza di convalida non può essere emessa prima che siano trascorse 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato, per permettergli di esercitare il proprio diritto di difesa.

Cosa succede se la convalida del DASPO avviene prima dello scadere delle 48 ore?
L’inosservanza di tale termine costituisce una causa di nullità generale dell’ordinanza di convalida, in quanto comprime l’effettivo esercizio del diritto di difesa del destinatario del provvedimento.

Perché il termine di 48 ore è considerato una garanzia fondamentale?
Perché fornisce all’interessato un tempo concreto e sufficiente per preparare le proprie difese, ad esempio depositando memorie scritte o documenti, prima che il giudice prenda una decisione sulla misura restrittiva della libertà personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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