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Termine convalida Daspo: 48 ore per il PM, pena nullità

Un cittadino ha impugnato la convalida di un Daspo con obbligo di presentazione, contestando il mancato rispetto dei tempi procedurali. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il termine convalida Daspo è perentorio: l’incertezza sulla presentazione della richiesta del Pubblico Ministero entro le 48 ore dalla notifica del provvedimento ne causa l’inefficacia. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza e rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Termine per la Convalida del Daspo: La Cassazione Sancisce la Perentorietà delle 48 Ore per il PM

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6567/2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione, sottolineando la rigidità del termine convalida Daspo. La pronuncia chiarisce che il mancato rispetto del termine di 48 ore, concesso al Pubblico Ministero per richiedere la convalida del provvedimento del Questore, comporta l’inefficacia della misura, anche se l’intervento del giudice avviene nel termine complessivo di 96 ore. Questa decisione consolida un orientamento a tutela dei diritti individuali e della certezza del diritto procedurale.

I Fatti del Caso: un Daspo e un Ricorso Basato sui Tempi

Il caso trae origine dal ricorso di un cittadino avverso l’ordinanza del GIP del Tribunale di Bolzano, che aveva convalidato un provvedimento emesso dal Questore locale. Tale provvedimento, notificato al ricorrente il 4 aprile alle ore 14:50, imponeva il divieto di accesso a manifestazioni sportive (Daspo) con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su tre motivi principali:
1. Violazione dei termini procedurali: Non vi era certezza che la richiesta di convalida da parte del Pubblico Ministero, datata 6 aprile senza specifica oraria, fosse stata depositata entro le 48 ore dalla notifica, come previsto dalla legge.
2. Difetto di motivazione: Il giudice non avrebbe valutato adeguatamente la reale pericolosità del soggetto e della sua condotta (l’accensione di un solo fumogeno), limitandosi a riprodurre acriticamente le argomentazioni del PM.
3. Omessa specificazione della durata: Né il provvedimento del Questore né l’ordinanza di convalida specificavano la durata dell’obbligo di presentazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Annullamento con Rinvio

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, assorbendo gli altri. Ha stabilito che l’incertezza sulla tempestività dell’intervento del Pubblico Ministero è un vizio insanabile che porta alla caducazione della misura.
Di conseguenza, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Bolzano per un nuovo giudizio, specificamente finalizzato a verificare il rispetto del termine da parte del PM. Nel frattempo, ha disposto la sospensione dell’efficacia dell’obbligo di presentazione.

Le Motivazioni della Sentenza: il valore del termine convalida Daspo

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 6, comma 3, della Legge n. 401/1989. La Corte, pur dando atto dell’esistenza di un orientamento maggioritario più flessibile, ha scelto di aderire all’interpretazione più rigorosa e garantista. Secondo questo indirizzo, la norma non prevede un unico termine complessivo di 96 ore, ma due termini distinti e perentori:
* 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore, entro cui il Pubblico Ministero deve presentare la richiesta di convalida.
* 48 ore successive, entro cui il Giudice per le Indagini Preliminari deve emettere l’ordinanza di convalida.

La Cassazione ha affermato che il rispetto di ciascun termine è un presupposto essenziale per la validità della procedura. L’incertezza sulla tempestività anche di uno solo di questi passaggi procedurali non può che tradursi nel mancato riscontro di un requisito di legge, con conseguente inefficacia della misura restrittiva. Nel caso di specie, non essendo possibile stabilire con certezza l’orario del deposito della richiesta del PM, la Corte ha concluso che il presupposto della tempestività non poteva dirsi soddisfatto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza le garanzie difensive del cittadino sottoposto a misure di prevenzione che incidono sulla libertà personale. In secondo luogo, impone agli uffici del Pubblico Ministero un’attenzione scrupolosa non solo al rispetto dei termini, ma anche alla loro precisa documentazione, ad esempio tramite l’indicazione dell’orario di deposito degli atti. Infine, chiarisce che la catena procedurale prevista dalla legge per la limitazione dei diritti fondamentali deve essere seguita senza deroghe o interpretazioni estensive, pena la nullità dell’intero procedimento. Per i legali, diventa cruciale verificare con la massima attenzione la cronologia degli atti depositati per individuare eventuali vizi procedurali di questo tipo.

Cosa succede se il Pubblico Ministero non chiede la convalida del Daspo entro 48 ore dalla notifica?
Secondo la sentenza, il mancato rispetto di questo termine da parte del Pubblico Ministero comporta l’inefficacia della misura, anche se il giudice dovesse poi convalidarla entro il termine complessivo di 96 ore.

L’incertezza sull’orario esatto in cui il PM ha depositato la richiesta di convalida ha conseguenze?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’incertezza, non risolvibile dagli atti, sulla tempestività della richiesta del PM si traduce nel mancato riscontro di un presupposto essenziale e porta alla caducazione della misura.

È sufficiente che la convalida del giudice avvenga entro 96 ore totali dalla notifica del provvedimento del Questore?
No. La sentenza sposa un orientamento rigoroso secondo cui la legge impone due termini distinti e autonomi di 48 ore ciascuno: uno per il PM e uno per il giudice. Il rispetto del termine complessivo non sana il mancato rispetto del primo termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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