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Termine a difesa nel DASPO: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di presentazione, poiché non era stato provato il rispetto del termine a difesa di 48 ore per l’interessato. La sentenza ribadisce che questo lasso di tempo, decorrente dalla notifica del provvedimento del Questore, è inderogabile per garantire un effettivo diritto di difesa, la cui violazione comporta la nullità della convalida e la perdita di efficacia dell’obbligo di presentazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa nel DASPO: la Cassazione fissa in 48 ore il tempo per la difesa

Il diritto di difesa è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento, anche nei procedimenti caratterizzati da urgenza e celerità come la convalida delle misure di prevenzione. Con la sentenza n. 7434/2024, la Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale: il termine a difesa che deve essere concesso al destinatario di un DASPO con obbligo di presentazione. La pronuncia chiarisce che un tempo inferiore a 48 ore comprime in modo intollerabile il diritto dell’interessato a presentare le proprie ragioni, con conseguenze radicali sulla validità del provvedimento giudiziario.

Il Caso: Un DASPO Convalidato Troppo in Fretta

La vicenda trae origine da un provvedimento emesso dal Questore di Napoli, con il quale veniva imposto a un soggetto il divieto di accesso agli impianti sportivi (DASPO) unitamente all’obbligo di presentarsi presso un ufficio di polizia in concomitanza con gli incontri di calcio. Tale provvedimento veniva notificato all’interessato il 16 marzo alle ore 17:05. Appena due giorni dopo, il 18 marzo, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Napoli convalidava la misura.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio l’eccessiva compressione del tempo a sua disposizione per poter esercitare il proprio diritto di difesa. In particolare, si contestava come il lasso temporale intercorso tra la notifica del Questore e la convalida del GIP non fosse sufficiente a preparare e depositare memorie difensive.

Il rispetto del termine a difesa è essenziale

Il ricorrente ha fondato la sua doglianza sulla violazione del diritto di difesa, sostenendo che, sebbene la legge non fissi esplicitamente un termine minimo, questo non può essere compresso al punto da diventare puramente illusorio. Il fulcro dell’argomentazione risiede in un’interpretazione analogica: se il Pubblico Ministero ha 48 ore di tempo dalla notifica per richiedere la convalida al giudice, un termine analogo deve essere riconosciuto anche alla difesa per predisporre le proprie controdeduzioni.

La difesa ha evidenziato che un cittadino, spesso inesperto di diritto, necessita di un tempo congruo per contattare un legale, esporgli il caso e consentirgli di redigere uno scritto difensivo adeguato. Un’accelerazione eccessiva della procedura finisce per vanificare questa facoltà, trasformando il contraddittorio in una mera formalità.

La Decisione della Cassazione: 48 Ore per la Difesa sono Sacre

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato e annullando senza rinvio l’ordinanza di convalida. Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato nella loro giurisprudenza: il termine a difesa nel procedimento di convalida non può essere inferiore a 48 ore.

Il Principio di Diritto e il Bilanciamento degli Interessi

La Corte ha spiegato che, pur essendo il procedimento di convalida improntato a celerità e immediatezza, queste esigenze non possono sacrificare il nucleo essenziale del diritto di difesa, costituzionalmente garantito. La facoltà di presentare memorie e deduzioni al giudice, prevista dalla legge, sarebbe svuotata di ogni significato se non fosse accompagnata da un lasso di tempo adeguato per esercitarla.

Il termine di 48 ore viene individuato per analogia con quello previsto per il Pubblico Ministero e rappresenta il giusto bilanciamento tra l’esigenza di una rapida definizione del procedimento e la tutela delle garanzie difensive. Tale termine decorre dalla notifica del provvedimento del Questore all’interessato.

Onere della Prova e Conseguenze della Violazione

Nel caso specifico, la documentazione in atti non consentiva di affermare con certezza che il termine di 48 ore fosse stato rispettato. La notifica era avvenuta il 16 marzo alle 17:05 e la convalida era datata 18 marzo, ma senza un orario preciso. In assenza di una prova certa del rispetto di tale termine, la Corte ha concluso per la nullità della convalida.

le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione richiamando la propria costante giurisprudenza in materia (ex plurimis, Sez. 3, n. 20366/2020; n. 6440/2016). Il ragionamento si fonda sull’articolo 13 della Costituzione, che prevede rigide garanzie giurisdizionali per ogni misura restrittiva della libertà personale. L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria rientra in questa categoria e, pertanto, deve essere assistito da un pieno diritto di difesa. La Corte ha precisato che la facoltà di interloquire con il giudice deve essere esercitata con “modalità tali da non interferire” con la speditezza della procedura, ma ciò non significa annullarla. La fissazione di un termine non inferiore a 48 ore rappresenta il punto di equilibrio. La Corte ha inoltre chiarito che, per evitare che questo termine comprima eccessivamente i tempi decisori del giudice, è sufficiente che il Questore adotti prassi virtuose, ritardando la comunicazione del decreto al giudice rispetto al momento della notifica all’interessato, in modo da far partire i termini per la convalida solo dopo l’inizio della decorrenza del termine per la difesa.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza annulla l’ordinanza di convalida del GIP. Ciò comporta la perdita immediata di efficacia dell’obbligo di presentazione, in quanto misura restrittiva della libertà personale non più supportata da un valido titolo giudiziario. Tuttavia, la Corte specifica un punto fondamentale: l’annullamento non travolge il provvedimento del Questore nella sua interezza. Il solo divieto di accesso agli impianti sportivi (il DASPO “semplice”) rimane valido ed efficace, poiché costituisce una misura di prevenzione di competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza che non incide sulla libertà personale e, come tale, non necessita di convalida giurisdizionale.

Qual è il termine minimo che deve essere garantito alla difesa prima della convalida di un DASPO con obbligo di presentazione?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine a difesa non può essere inferiore a quarantotto ore, decorrenti dalla notifica del provvedimento del Questore all’interessato.

Cosa succede se il giudice convalida il provvedimento senza che sia provato il rispetto del termine di 48 ore per la difesa?
L’ordinanza di convalida viene annullata senza rinvio. Di conseguenza, perde efficacia la misura che limita la libertà personale, ovvero l’obbligo di presentazione alla polizia.

L’annullamento della convalida cancella anche il divieto di accesso agli stadi (DASPO)?
No. L’annullamento riguarda solo l’obbligo di presentazione, che è la misura restrittiva della libertà personale che necessita di convalida giudiziaria. Il divieto di accesso agli impianti sportivi, in sé, rimane efficace in quanto misura di competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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