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Termine a difesa negato: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due imputati che lamentavano la violazione del diritto di difesa per il mancato accoglimento di un’istanza di termine a difesa. La richiesta era stata presentata dal nuovo difensore solo due giorni prima dell’udienza d’appello, celebrata con rito cartolare. La Corte ha stabilito che, essendo già scaduti i termini per il deposito delle conclusioni scritte, il diniego era legittimo, in quanto gli imputati non avevano dimostrato una concreta e specifica esigenza difensiva che giustificasse il rinvio.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa negato: la Cassazione fa chiarezza sul rito cartolare

Il diritto alla difesa è uno dei pilastri fondamentali del nostro sistema giudiziario, ma il suo esercizio è bilanciato da precise regole procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18816/2024) offre un importante chiarimento sui limiti della richiesta di termine a difesa, specialmente nel contesto del giudizio d’appello celebrato con rito cartolare. La decisione sottolinea come la nomina di un nuovo difensore a ridosso dell’udienza non garantisca automaticamente un rinvio.

I Fatti del Caso

Due fratelli, condannati in primo grado per il reato di lesioni aggravate in concorso, avevano presentato appello. A seguito del decesso del loro precedente avvocato, nominavano un nuovo difensore di fiducia appena quattro giorni prima dell’udienza fissata davanti alla Corte d’Appello. Due giorni prima dell’udienza, il nuovo legale presentava un’istanza per ottenere un termine a difesa, necessario per studiare gli atti e preparare un’adeguata strategia, chiedendo contestualmente copia del fascicolo processuale.

La Corte d’Appello rigettava la richiesta e procedeva con l’udienza, confermando la condanna. Gli imputati, ritenendo leso il loro diritto di difesa, proponevano quindi ricorso per Cassazione, sostenendo che il diniego del rinvio integrasse una nullità processuale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la legittimità della decisione della Corte d’Appello. Secondo i giudici, il diniego del termine a difesa non ha comportato alcuna violazione dei diritti degli imputati, data la specificità del rito con cui si stava celebrando il processo.

Le Motivazioni: i limiti del termine a difesa nel rito cartolare

La chiave di volta della decisione risiede nella natura del giudizio d’appello, che nel caso di specie si svolgeva con il rito ‘cartolare’. Questo rito, basato sullo scambio di atti scritti, prevede scadenze precise per il deposito delle conclusioni e per l’eventuale richiesta di discussione orale. Nel momento in cui il nuovo difensore ha presentato la sua istanza, tali termini erano già decorsi.

La Corte ha spiegato che la sequenza procedimentale del rito cartolare non prevede attività difensive nei giorni immediatamente precedenti l’udienza. Il dibattito processuale si concentra sull’atto di impugnazione e sulle memorie scritte depositate entro i termini. Di conseguenza, il ruolo del nuovo difensore, nominato tardivamente, si limita all’illustrazione o all’approfondimento di questioni già cristallizzate negli atti precedenti.

I giudici hanno richiamato un principio consolidato, anche delle Sezioni Unite, secondo cui il diniego di un termine a difesa non causa una nullità se la richiesta non risponde a una ‘reale esigenza difensiva’. Gli imputati, nel loro ricorso, non avevano specificato quali attività difensive urgenti e non altrimenti esercitabili avrebbero dovuto compiere. Non avevano, ad esempio, menzionato la necessità di dedurre nuove prove emerse all’ultimo momento o di chiedere una rimessione in termini.

In assenza di una motivazione concreta che dimostrasse un effettivo pregiudizio, la richiesta è apparsa come un mero tentativo di dilazione, non meritevole di accoglimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per la pratica forense: il diritto alla difesa deve essere esercitato nel rispetto delle scansioni processuali. La nomina di un nuovo legale a ridosso di un’udienza, soprattutto se celebrata con rito scritto, non costituisce una sorta di ‘jolly’ per ottenere un rinvio automatico. Per far sì che un’istanza di termine a difesa venga accolta, è indispensabile dimostrare al giudice, in modo specifico e circostanziato, quale sia la concreta esigenza difensiva che si intende soddisfare e perché non sia stato possibile farlo prima. In caso contrario, come dimostra questo caso, la richiesta verrà legittimamente respinta.

È sempre possibile ottenere un termine a difesa se si nomina un nuovo avvocato poco prima dell’udienza?
No. Secondo la Cassazione, specialmente nei riti cartolari, la richiesta deve essere presentata nel rispetto delle scadenze procedurali. La semplice nomina di un nuovo difensore a ridosso dell’udienza, quando i termini per le attività difensive sono già scaduti, non è di per sé sufficiente a giustificare un rinvio.

Il diniego di un termine a difesa costituisce sempre una violazione del diritto di difesa?
No. La Corte ha stabilito che non si configura una violazione se la richiesta non risponde a una reale e concreta esigenza difensiva. L’imputato deve dimostrare quale specifico pregiudizio ha subito a causa del mancato rinvio, indicando quali attività difensive non ha potuto esercitare.

Cosa deve fare un difensore per motivare efficacemente una richiesta di rinvio in un’udienza cartolare?
Il difensore deve esplicitare l’esistenza di situazioni particolari che impongono il rinvio. Ad esempio, la necessità di dedurre prove sopravvenute o di chiedere la remissione in termini per scadenze già decorse, spiegando perché il rinvio sia indispensabile per garantire un effettivo esercizio del diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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