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Termine a difesa DASPO: la Cassazione fissa 48 ore

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di presentazione, poiché emessa prima dello scadere delle 48 ore dalla notifica al destinatario. La sentenza stabilisce che il termine a difesa DASPO è un diritto inviolabile che garantisce un adeguato contraddittorio, e un tempo inferiore a 48 ore lo rende inesercitabile. La violazione di questo termine comporta l’illegittimità della convalida e la perdita di efficacia della misura.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa DASPO: la Cassazione stabilisce il limite di 48 ore

Il diritto alla difesa è uno dei pilastri fondamentali del nostro ordinamento giuridico, anche nell’ambito delle misure di prevenzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha rafforzato questo principio, definendo con chiarezza il termine a difesa DASPO con obbligo di presentazione. La Suprema Corte ha stabilito che al destinatario della misura deve essere garantito un tempo non inferiore a 48 ore per predisporre le proprie difese prima che il giudice proceda alla convalida. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un provvedimento emesso dal Questore di una provincia italiana, con il quale veniva imposto a un soggetto il divieto di accedere a manifestazioni sportive (DASPO), accompagnato dall’obbligo di presentarsi presso un ufficio di polizia in concomitanza con gli incontri di calcio di una specifica squadra.

Il provvedimento veniva notificato all’interessato il 2 gennaio alle ore 14:00. Successivamente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale competente convalidava la misura il 4 gennaio alle ore 11:39. La difesa del soggetto proponeva quindi ricorso per cassazione, lamentando, tra i vari motivi, l’eccessiva compressione del diritto di difesa: tra la notifica del provvedimento e la sua convalida da parte del GIP non erano trascorse le 48 ore necessarie per poter presentare memorie difensive in modo efficace.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Termine a Difesa DASPO

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza di convalida. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 6 della legge n. 401 del 1989, che disciplina il procedimento di convalida.

I giudici hanno affermato un principio ormai consolidato: per garantire un effettivo contraddittorio, seppur in forma scritta, il destinatario del provvedimento deve disporre di un lasso di tempo adeguato per esercitare il proprio diritto di difesa. Questo tempo è stato individuato in un termine non inferiore a 48 ore, decorrenti dalla notifica del provvedimento del Questore. Poiché nel caso specifico la convalida era intervenuta prima dello scadere di tale termine (dopo circa 46 ore), il GIP aveva violato il diritto di difesa dell’interessato.

Le Motivazioni: la Garanzia del Contraddittorio

La Corte ha spiegato che la procedura di convalida, sebbene improntata a celerità, non può sacrificare le garanzie difensive fondamentali. La legge prevede un termine di 48 ore per la Procura per richiedere la convalida e un ulteriore termine di 48 ore per la decisione del giudice. In questo schema, è logico e costituzionalmente necessario riconoscere un analogo spazio temporale alla difesa.

Un termine inferiore, come quello di fatto concesso nel caso di specie, renderebbe il diritto di presentare memorie e deduzioni meramente teorico e illusorio. Un soggetto, spesso inesperto di diritto, deve avere il tempo materiale per contattare un difensore, esporre il caso e consentire al legale di redigere uno scritto difensivo adeguato. Il rispetto del termine a difesa DASPO di 48 ore è, quindi, una condizione imprescindibile per la legittimità della convalida.

La Suprema Corte ha ribadito che l’omesso rispetto di questo termine perentorio costituisce una nullità che vizia l’ordinanza di convalida, portando al suo annullamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza a tutela del diritto di difesa. Le implicazioni pratiche sono chiare e dirette:

1. Termine inderogabile: Il GIP non può convalidare un DASPO con obbligo di presentazione prima che siano trascorse 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore al destinatario.
2. Nullità della convalida: Qualsiasi convalida emessa in violazione di questo termine è illegittima e può essere annullata dalla Corte di Cassazione.
3. Coordinamento istituzionale: Le Autorità di Pubblica Sicurezza devono coordinarsi con l’Autorità Giudiziaria per garantire che i tempi procedurali consentano il pieno rispetto del diritto di difesa del cittadino.

In conclusione, la decisione riafferma che l’efficienza nella prevenzione della violenza negli stadi non può andare a discapito dei diritti fondamentali, tra cui spicca quello a una difesa effettiva e non meramente formale.

Quanto tempo ha la difesa per presentare memorie dopo la notifica di un DASPO con obbligo di firma?
La difesa ha un termine non inferiore a 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore per presentare memorie e deduzioni al giudice della convalida.

Cosa succede se il GIP convalida il DASPO prima che siano trascorse 48 ore dalla notifica?
L’ordinanza di convalida è illegittima e viene annullata dalla Corte di Cassazione. Di conseguenza, l’obbligo di presentazione (la cosiddetta “firma”) perde la sua efficacia.

Il diritto alla difesa in un procedimento di convalida DASPO è sempre garantito?
Sì, la Corte di Cassazione, con questa sentenza, ribadisce che il diritto di difesa deve essere sempre garantito. Un termine inferiore a 48 ore viene considerato una compressione eccessiva di tale diritto, rendendolo di fatto inesercitabile e comportando la nullità della convalida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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