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Termine a difesa DASPO: 48 ore inderogabili

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO perché emessa prima dello scadere delle 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato. Secondo la Corte, questo lasso di tempo costituisce un termine a difesa DASPO inderogabile, la cui violazione comprime illegittimamente il diritto di difesa e rende nullo il provvedimento del giudice.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa DASPO: La Cassazione fissa il paletto delle 48 ore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21861 del 2025, ha riaffermato un principio di garanzia fondamentale nel procedimento di convalida del DASPO: il rispetto del termine a difesa DASPO di 48 ore. Questa decisione sottolinea come il diritto di difesa non possa essere sacrificato in nome della celerità, annullando una convalida avvenuta prima dello scadere di tale termine. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Convalida Troppo Veloce

La vicenda ha origine da un provvedimento emesso dal Questore di Bolzano, con cui veniva imposto a un tifoso il divieto di accesso agli impianti sportivi (DASPO), unitamente all’obbligo di presentazione presso gli uffici di polizia in concomitanza con le partite della sua squadra di hockey.

Il provvedimento del Questore veniva notificato all’interessato l’11 settembre 2024 alle ore 14:15. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Bolzano procedeva alla convalida del DASPO il 13 settembre 2024 alle ore 12:30.

Tra la notifica e la convalida erano quindi trascorse solo 46 ore e 15 minuti. La difesa del tifoso ha immediatamente proposto ricorso per cassazione, lamentando proprio l’eccessiva compressione del tempo a disposizione per preparare ed esercitare un’efficace difesa.

Il Ricorso e la Violazione del Termine a difesa DASPO

Il motivo principale del ricorso, ritenuto assorbente e decisivo dalla Cassazione, si è concentrato sulla violazione dell’art. 6 della legge n. 401/1989. La difesa ha sostenuto che, sebbene la legge non specifichi un termine minimo, il diritto alla difesa non può essere ridotto a un mero simulacro.

Il ragionamento della difesa è stato lineare: se il Pubblico Ministero ha 48 ore dalla notifica per chiedere la convalida al GIP, un analogo termine deve essere garantito all’interessato per poter consultare un avvocato, analizzare il caso e presentare memorie difensive. Convalidare il provvedimento prima dello scadere di questo lasso di tempo, come avvenuto nel caso di specie, significa vanificare nei fatti il diritto al contraddittorio, seppur in forma scritta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi difensiva, fondando la sua decisione su principi costituzionali e su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno chiarito che il DASPO, incidendo sulla libertà personale, è una misura che deve essere circondata dalle massime garanzie, tra cui il controllo dell’autorità giudiziaria entro termini perentori.

Il fulcro della motivazione risiede nel bilanciamento tra la celerità del procedimento e l’inviolabilità del diritto di difesa. La facoltà concessa all’interessato di presentare memorie al giudice della convalida sarebbe puramente teorica se non fosse accompagnata da un lasso di tempo “congruo” per esercitarla.

La Corte ha quindi ribadito che questo tempo congruo coincide con il termine di 48 ore concesso al Pubblico Ministero. Di conseguenza, il decorso di 48 ore tra la notifica del DASPO all’interessato e la pronuncia del GIP sulla convalida costituisce un termine a difesa DASPO inderogabile. La convalida intervenuta prima di questo momento, precisamente dopo 46 ore e 15 minuti, è stata ritenuta illegittima perché ha leso concretamente il diritto di difesa del soggetto.

Le Conclusioni: Un Principio di Garanzia Inviolabile

La sentenza stabilisce con chiarezza un paletto invalicabile a tutela del cittadino. La necessità di agire con urgenza per prevenire fenomeni di violenza negli stadi non può mai giustificare una compressione dei diritti fondamentali della persona. Il rispetto del termine minimo di 48 ore non è una mera formalità, ma la condizione essenziale per garantire un contraddittorio effettivo, permettendo alla difesa di sottoporre al giudice elementi utili alla sua decisione.

In conclusione, qualsiasi ordinanza di convalida di un DASPO emessa prima che siano trascorse 48 ore complete dalla notifica all’interessato è viziata e, come in questo caso, destinata ad essere annullata dalla Corte di Cassazione. Questo principio rafforza le garanzie difensive in un settore delicato come quello delle misure di prevenzione personale.

Quanto tempo deve passare tra la notifica di un DASPO e la sua convalida da parte del GIP?
Secondo la Corte di Cassazione, deve trascorrere un termine minimo e inderogabile di 48 ore. Questo periodo è considerato essenziale per garantire un effettivo esercizio del diritto di difesa da parte dell’interessato.

Cosa succede se il GIP convalida un DASPO prima che siano trascorse 48 ore dalla notifica?
L’ordinanza di convalida è illegittima perché viola il termine a difesa. Se impugnata, la Corte di Cassazione la annulla, come avvenuto nel caso esaminato, in quanto il mancato rispetto di tale termine costituisce una lesione del diritto al contraddittorio.

Il diritto di presentare memorie difensive nel procedimento di convalida del DASPO è sempre garantito?
Sì, è un diritto fondamentale. La sentenza ribadisce che questo diritto sarebbe vanificato se non fosse assicurato un lasso di tempo adeguato per esercitarlo. La giurisprudenza ha identificato questo tempo “congruo” nel termine di 48 ore, rendendolo un requisito essenziale per la legittimità della procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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