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Termine a comparire: nullità e annullamento in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per ricettazione a causa di un grave vizio procedurale. La notifica del decreto di citazione in appello non ha rispettato il termine a comparire minimo di 20 giorni, generando una nullità. Accogliendo il ricorso, la Corte ha rilevato l’errore e ha dichiarato il reato estinto per prescrizione, annullando la sentenza senza rinvio.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a Comparire in Appello: L’Errore Procedurale che Annulla la Condanna

Nel processo penale, il rispetto delle forme e dei tempi non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale per il diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 37967/2025) lo ribadisce con forza, annullando una condanna per un vizio legato al termine a comparire. Questo caso dimostra come un errore nella notifica di un atto possa avere conseguenze decisive sull’esito del processo, fino a portare all’estinzione del reato. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria inizia con una condanna in primo grado emessa dal Tribunale per il reato di ricettazione. All’imputato veniva contestato di aver ricevuto dieci banconote da 10 euro di provenienza furtiva. La sentenza di condanna, che prevedeva una pena di un anno di reclusione e 300 euro di multa, veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello.

Tuttavia, l’imputato, attraverso il suo difensore, decideva di non arrendersi e proponeva ricorso per cassazione, lamentando due specifici vizi che, a suo dire, inficiavano la validità della sentenza di secondo grado.

Il Ricorso in Cassazione e il mancato rispetto del termine a comparire

Il ricorso presentato alla Corte di Cassazione si fondava su due motivi principali:

1. Violazione delle norme processuali: Il difensore eccepiva che il decreto di citazione per il giudizio di appello era stato notificato al suo assistito senza rispettare il termine a comparire minimo di 20 giorni liberi prima dell’udienza, come previsto dall’art. 601, comma 3, del codice di procedura penale. Nello specifico, la notifica era avvenuta solo 9 giorni prima dell’udienza. Tale eccezione, sebbene sollevata tempestivamente tramite memoria inviata via PEC alla Corte di Appello, era stata completamente ignorata dai giudici di secondo grado.
2. Vizio di motivazione: In subordine, il ricorrente lamentava che la Corte di Appello avesse omesso di motivare sulla richiesta, contenuta nella stessa memoria, di dichiarare il reato estinto per prescrizione, previa eventuale derubricazione del fatto in un’ipotesi meno grave.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato e assorbente il primo motivo di ricorso. Accedendo agli atti processuali, i giudici hanno potuto verificare che effettivamente la notifica del decreto di citazione in appello era avvenuta in palese violazione del termine a comparire.

La Corte ha chiarito che il mancato rispetto di tale termine integra una nullità di ordine generale a regime intermedio. Questo tipo di nullità non è rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado, ma deve essere eccepita dalla parte interessata prima della deliberazione della sentenza del grado in cui si è verificata. Nel caso di specie, il difensore aveva agito correttamente, sollevando l’eccezione con una memoria inviata via PEC prima che la Corte di Appello si pronunciasse. L’aver ignorato tale eccezione ha costituito un grave errore da parte dei giudici di merito.

Le Conclusioni: Annullamento e Prescrizione

Una volta accertata la fondatezza del motivo procedurale, la Corte di Cassazione ha compiuto un ulteriore passo. Ha rilevato che, nel frattempo, era maturato il termine massimo di prescrizione per il reato di ricettazione contestato. Il reato, commesso in prossimità del 2 luglio 2015, si sarebbe prescritto il 2 luglio 2025, secondo la normativa applicabile all’epoca dei fatti (legge n. 251/2005).

Di conseguenza, la Corte ha concluso che la sentenza impugnata dovesse essere annullata senza rinvio, proprio perché il reato era ormai estinto. Questa decisione assorbiva ogni altra questione, compreso il secondo motivo di ricorso. Il caso si è quindi chiuso definitivamente, non per un’assoluzione nel merito, ma per un vizio procedurale che ha permesso il decorso del tempo necessario alla prescrizione. La vicenda sottolinea l’importanza cruciale del rispetto delle garanzie difensive e dei termini processuali, la cui violazione può invalidare l’intero giudizio.

Cosa succede se il termine a comparire per il giudizio d’appello non viene rispettato?
Secondo la Corte di Cassazione, il mancato rispetto del termine a comparire di 20 giorni previsto dall’art. 601, comma 3, c.p.p. integra una nullità di ordine generale a regime intermedio. Se questa nullità viene eccepita tempestivamente dalla difesa prima della deliberazione della sentenza, deve essere accolta.

Perché la sentenza è stata annullata senza rinvio a un’altra corte?
La sentenza è stata annullata senza rinvio perché, una volta accertato il vizio procedurale, la Corte di Cassazione ha verificato che il reato contestato era ormai estinto per il decorso del tempo (prescrizione). Non avendo più senso celebrare un nuovo processo per un reato non più punibile, la Corte ha chiuso definitivamente il caso.

Che tipo di nullità si verifica con la violazione del termine a comparire?
Si verifica una nullità di ordine generale a regime intermedio, relativa all’intervento dell’imputato. A differenza delle nullità assolute, questa deve essere rilevata o eccepita entro i termini previsti dall’art. 180 c.p.p., e quindi prima della deliberazione della sentenza del grado in cui si è verificata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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