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Termine a comparire: la Cassazione e la Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di due imputati condannati per furto in abitazione. La Corte ha stabilito che, in base alle norme transitorie della Riforma Cartabia, il nuovo e più lungo termine a comparire non si applicava ai ricorsi proposti prima del 30 giugno 2023. Sono stati respinti anche i motivi relativi alla valutazione delle prove (tabulati telefonici) e alla determinazione della pena, ritenuti infondati o privi di specificità.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a Comparire: La Cassazione e la Riforma Cartabia

Con la sentenza n. 5347 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale di diritto transitorio legata alla Riforma Cartabia, specificamente riguardo al termine a comparire nel giudizio d’appello. La decisione chiarisce quale disciplina applicare ai procedimenti a cavallo tra la vecchia normativa, influenzata dalla legislazione emergenziale, e le nuove regole introdotte per snellire e digitalizzare il processo. Questo caso, nato da una condanna per furto in abitazione, diventa un precedente importante per comprendere la corretta applicazione delle norme processuali in un periodo di profonde riforme.

I Fatti di Causa

Due individui venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato in abitazione. Ritenendo la sentenza ingiusta, entrambi proponevano ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni. Il motivo di ricorso più rilevante, comune a entrambi, riguardava un presunto vizio procedurale: la violazione del termine a comparire per l’udienza in Corte d’Appello. Essi sostenevano che, a seguito dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, avrebbe dovuto essere applicato il nuovo termine più lungo di quaranta giorni, a maggiore garanzia del diritto di difesa.

Altri motivi di ricorso includevano censure sulla valutazione delle prove, in particolare sull’efficacia probatoria dei tabulati telefonici che li collocavano nei pressi del luogo del reato, e sulla presunta inversione dell’onere della prova a loro carico.

Il termine a comparire e il Diritto Transitorio

Il cuore della pronuncia della Cassazione è l’analisi delle norme transitorie che regolano il passaggio dalla vecchia alla nuova disciplina del processo d’appello. I ricorrenti lamentavano che il decreto di citazione era stato emesso dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia e, pertanto, avrebbe dovuto rispettare il nuovo termine di 40 giorni.

La Corte, tuttavia, ha respinto questa tesi. Ha spiegato che la nuova disciplina, che include l’allungamento del termine a comparire, è strettamente correlata al nuovo modello di giudizio d’appello “non partecipato” (o cartolare) introdotto dalla riforma. La legislazione transitoria (in particolare l’art. 94, comma 2, del d.lgs. n. 150/2022) ha specificamente previsto che per le impugnazioni proposte fino al 30 giugno 2023, continuassero ad applicarsi le regole del cosiddetto “rito emergenziale” o “pandemico”.

Questa scelta del legislatore non è stata casuale, ma mirava a garantire una transizione ordinata, evitando una frammentazione delle regole processuali. Pertanto, il termine più breve previsto dalla normativa emergenziale era ancora valido per il caso in esame, rendendo il motivo di ricorso infondato.

La Valutazione delle Prove e gli Altri Motivi

La Corte ha rigettato anche gli altri motivi di ricorso, ritenendoli privi di specificità o manifestamente infondati.

* Tabulati Telefonici: La Cassazione ha sottolineato che la sentenza d’appello non si basava solo sull’isolato dato dell’aggancio di una cella telefonica, ma su un complesso di elementi (l’intestazione dell’utenza a una convivente, le dichiarazioni rese in altri contesti, la localizzazione contestuale di altri coimputati) che, letti insieme, fornivano un quadro probatorio solido.
* Onere della Prova: Non vi è stata alcuna inversione dell’onere probatorio. I giudici di merito hanno semplicemente constatato che il robusto quadro accusatorio non era stato scalfito da alcun elemento di segno contrario offerto dalla difesa.
* Aggravante della Violenza sulle Cose: La Corte ha chiarito che, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la violenza sulle cose non è un elemento costitutivo del reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.), ma un’eventuale aggravante.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione attraverso un’attenta interpretazione letterale, sistematica e storica delle norme transitorie della Riforma Cartabia. Ha evidenziato come l’allungamento del termine a comparire a quaranta giorni sia intrinsecamente legato alla nuova struttura del giudizio d’appello cartolare, che richiede tempi più ampi per il deposito di memorie e conclusioni scritte. Dato che per le impugnazioni proposte prima del 30 giugno 2023 vigeva ancora il rito emergenziale, che aveva una diversa scansione temporale, era logico e corretto continuare ad applicare il termine a comparire più breve previsto da quella disciplina. La Corte ha ribadito il principio secondo cui, in tema di successione di leggi processuali, non si applica il principio del favor rei (la legge più favorevole), ma il principio tempus regit actum, secondo cui l’atto è regolato dalla legge in vigore al momento del suo compimento, salvo specifiche disposizioni transitorie, come quelle in esame.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ha rigettato tutti i ricorsi, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali. La pronuncia assume un’importanza fondamentale nel chiarire il regime transitorio della Riforma Cartabia per i giudizi di appello. Stabilisce un punto fermo: la disciplina del rito emergenziale, inclusi i termini processuali più brevi, è rimasta in vigore per tutte le impugnazioni presentate fino al 30 giugno 2023. Questa interpretazione garantisce certezza giuridica e coerenza nell’applicazione delle nuove norme, evitando un’applicazione frammentata e potenzialmente contraddittoria delle regole processuali.

Dopo la Riforma Cartabia, il termine a comparire nel giudizio d’appello è sempre di 40 giorni?
No. La sentenza chiarisce che, in base alla disciplina transitoria, per tutte le impugnazioni proposte fino al 30 giugno 2023 continuavano ad applicarsi le regole del ‘rito emergenziale’, che prevedevano un termine più breve. Il nuovo termine di 40 giorni si applica solo ai procedimenti regolati interamente dalla nuova normativa.

L’aggancio di una cella telefonica vicino al luogo del reato è una prova sufficiente per una condanna?
Da solo, potrebbe non esserlo. Tuttavia, la Corte ha confermato che questo dato assume un forte valore probatorio quando è inserito in un quadro più ampio di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, come la presenza simultanea di coimputati, l’uso di utenze telefoniche riconducibili agli imputati e altri elementi fattuali.

La violenza sulle cose è un elemento necessario del reato di furto in abitazione?
No. La Corte ha ribadito che la fattispecie di furto in abitazione, prevista dall’art. 624-bis del codice penale, non include la violenza sulle cose tra i suoi elementi costitutivi. Essa può, se presente, configurare un’aggravante ma non è essenziale per la sussistenza del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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