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Termine a comparire: Cassazione annulla sentenza

Un uomo condannato per cessione di stupefacenti ha visto la sua sentenza annullata dalla Corte di Cassazione. Il motivo è un vizio di procedura: la violazione del termine a comparire. La Corte d’Appello non aveva concesso i 40 giorni minimi di preavviso per l’udienza, ledendo il diritto di difesa. Nonostante la difesa avesse sollevato tempestivamente l’eccezione, i giudici di secondo grado avevano proceduto ugualmente. La Cassazione ha dichiarato la nullità della sentenza, rinviando gli atti per un nuovo processo d’appello.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a Comparire: Quando un Errore di Notifica Annulla la Condanna

Nel processo penale, la forma è sostanza. Il rispetto meticoloso delle regole procedurali non è un mero formalismo, ma la garanzia fondamentale per un giusto processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20334/2024) lo ribadisce con forza, annullando una condanna per un errore apparentemente semplice: la violazione del termine a comparire. Questo caso dimostra come il diritto di difesa dell’imputato si fondi anche sul tempo che gli viene concesso per prepararsi, un principio che nessuna esigenza di celerità può sacrificare.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa in primo grado per cessione di cocaina. L’imputato, tramite il suo difensore, presentava appello. La Corte d’Appello di L’Aquila fissava l’udienza per il 18 aprile 2023, notificando il decreto di citazione alla difesa il 22 marzo e all’imputato il 27 marzo dello stesso anno. Successivamente, il processo si concludeva con una sentenza emessa il 17 ottobre 2023 che, pur riformando parzialmente la pena, confermava la responsabilità dell’imputato.

Il Ricorso in Cassazione e la Violazione del Termine a Comparire

L’imputato ricorreva in Cassazione basandosi su due motivi. Il primo, e decisivo, era un vizio procedurale: la violazione del termine a comparire. La difesa sosteneva che tra la data della notifica della citazione per l’udienza d’appello e la data dell’udienza stessa non erano trascorsi i 40 giorni minimi previsti dall’articolo 601 del codice di procedura penale.

Questo aspetto era stato sollevato dalla difesa già prima dell’udienza d’appello, con delle conclusioni scritte depositate il 7 aprile 2023. Nonostante ciò, la Corte d’Appello aveva proceduto ugualmente, senza sanare il vizio e senza concedere un nuovo termine, arrivando infine a una decisione di merito. Il secondo motivo di ricorso, relativo alla valutazione delle prove, è stato considerato assorbito dall’accoglimento del primo.

L’Importanza Cruciale del Termine a Comparire

Il termine a comparire è una garanzia irrinunciabile del diritto di difesa. Assicura che l’imputato e il suo avvocato abbiano un congruo lasso di tempo per studiare gli atti, preparare la strategia difensiva e presentarsi preparati all’udienza. Una sua violazione costituisce una nullità che, se eccepita tempestivamente, invalida gli atti successivi e la sentenza stessa. La Cassazione ha sottolineato che questo principio vale anche per le udienze “cartolari”, ovvero quelle trattate solo sulla base di atti scritti, poiché il tempo per redigere e depositare le memorie difensive è altrettanto essenziale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, avendo accesso agli atti processuali proprio in virtù della denuncia di un error in procedendo, ha verificato la fondatezza della doglianza. I giudici supremi hanno constatato che, effettivamente, i 40 giorni previsti dalla legge non erano stati rispettati. La Corte territoriale, pur essendo stata avvisata per tempo dalla difesa dell’esistenza di questa nullità, aveva ignorato l’eccezione e trattato la causa nel merito.

Questo comportamento, secondo la Cassazione, integra un errore procedurale insanabile. La Corte ha quindi affermato che la tempestiva deduzione della nullità da parte della difesa avrebbe dovuto portare i giudici d’appello a disporre una nuova citazione nel rispetto dei termini. Non avendolo fatto, la sentenza emessa è da considerarsi nulla. Di conseguenza, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è perentoria: la sentenza della Corte d’Appello è annullata. Tuttavia, non si tratta di una fine del processo. La Corte ha disposto la trasmissione degli atti alla stessa Corte d’Appello di L’Aquila per la celebrazione di un nuovo giudizio. Questo significa che il processo d’appello dovrà ricominciare da capo, partendo da una corretta notifica del decreto di citazione che rispetti il termine a comparire di 40 giorni. La pronuncia riafferma un principio cardine del nostro ordinamento: la fretta non può mai prevalere sulle garanzie difensive, e il rispetto delle regole procedurali è il primo passo per una giustizia equa.

Perché la sentenza di condanna è stata annullata dalla Cassazione?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’Appello non ha rispettato il termine minimo di 40 giorni che deve intercorrere tra la notifica della citazione e la data dell’udienza, violando così il diritto di difesa dell’imputato.

Il mancato rispetto del termine a comparire è sempre un errore che causa l’annullamento?
Sì, se la nullità viene eccepita tempestivamente dalla difesa. Come avvenuto in questo caso, la violazione del termine a comparire è considerata un grave vizio procedurale che invalida la sentenza, poiché lede il diritto a un’adeguata preparazione difensiva.

Cosa accade ora nel processo?
La sentenza d’appello è stata cancellata. Il caso ritorna alla Corte d’Appello di L’Aquila, che dovrà celebrare un nuovo processo di secondo grado. Questa volta, dovrà assicurarsi di citare correttamente l’imputato e la sua difesa, rispettando tutti i termini previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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